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Ioannes Paulus PP. II Redemptionis donum IntraText CT - Lettura del testo |
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Povertà
12. Quanto sono espressive in materia di povertà le parole della seconda lettera ai Corinzi, che costituiscono una concisa sintesi di tutto ciò che su questo tema sentiamo nel Vangelo! «Conoscete, infatti, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, egli si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Secondo queste parole la povertà entra nella struttura interiore della stessa grazia redentrice di Gesù Cristo. Senza la povertà non è possibile comprendere il mistero della donazione della divinità all'uomo, donazione che si è compiuta proprio in Gesù Cristo. Anche per questo essa si trova al centro stesso del Vangelo, all'inizio del messaggio delle otto beatitudini: «Beati i poveri in spirito». La povertà evangelica schiude davanti agli occhi dell'anima umana la prospettiva dell'intero mistero, «nascosto da secoli nella mente di Dio». Solamente coloro che sono in questo modo «poveri» sono anche interiormente capaci di comprendere la povertà di colui che è infinitamente ricco. La povertà di Cristo nasconde in sé questa infinita ricchezza di Dio; essa ne è anzi un'espressione infallibile. Una ricchezza, infatti, qual è la divinità stessa, non si sarebbe potuta esprimere adeguatamente in nessun bene creato. Essa può esprimersi solamente nella povertà. Perciò, può essere compresa in modo giusto solamente dai poveri, dai poveri in spirito. Cristo, uomo-Dio, è il primo di essi: colui che, «da ricco che era, si è fatto povero» non solo è il maestro, ma è anche il portavoce e il garante di quella povertà salvifica, che corrisponde all'infinita ricchezza di Dio e all'inesauribile potenza della sua grazia.
E perciò è pure vero - come scrive l'Apostolo - che «per mezzo della sua povertà noi diventiamo ricchi». È il maestro e il portavoce della povertà che arricchisce. Proprio per questo egli dice al giovane nei Vangeli sinottici: «Vendi quello che possiedi... dallo... e avrai un tesoro nel cielo» (Mt 19,21). C'è in queste parole una chiamata ad arricchire gli altri per mezzo della propria povertà; ma nel profondo di questa chiamata è nascosta la testimonianza dell'infinita ricchezza di Dio che, trasferita all'anima umana nel mistero della grazia, crea nell'uomo stesso, appunto mediante la povertà, una sorgente per arricchire gli altri non comparabile con alcun'altra risorsa di beni materiali, una sorgente per gratificare gli altri a somiglianza di Dio stesso. Questa elargizione si realizza nell'ambito del mistero di Cristo, il quale «ci ha reso ricchi per mezzo della sua povertà». Vediamo come questo processo di arricchimento si svolge nelle pagine del Vangelo, trovando il suo culmine nell'evento pasquale: Cristo, il più povero nella morte di croce, è insieme colui che ci arricchisce infinitamente con la pienezza della vita nuova, mediante la risurrezione.
Cari fratelli e sorelle, poveri in spirito mediante la professione evangelica, accogliete in tutta la vostra vita questo profilo salvifico della povertà di Cristo. Cercate giorno per giorno la sua sempre maggiore maturazione! Cercate soprattutto «il regno di Dio e la sua giustizia», e le altre cose «vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33). Che in voi e per mezzo vostro si compia la beatitudine evangelica che è riservata ai poveri, ai poveri in spirito!