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Ioannes Paulus PP. II
Vita consecrata

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II. Una testimonianza profetica di fronte alle grandi sfide

 

Il profetismo della vita consacrata

 

84. Il carattere profetico della vita consacrata è stato messo in forte risalto dai Padri sinodali. Esso si configura come 'una speciale forma di partecipazione alla funzione profetica di Cristo', comunicata dallo Spirito a tutto il Popolo di Dio. È un profetismo inerente alla vita consacrata come tale, per il radicalismo della sequela di Cristo e della conseguente dedizione alla missione che la caratterizza. La funzione di segno, che il Concilio Vaticano II riconosce alla vita consacrata 217, si esprime nella testimonianza profetica del primato che Dio ed i valori del Vangelo hanno nella vita cristiana. In forza di tale primato nulla può essere anteposto all'amore personale per Cristo e per i poveri in cui Egli vive 218.

 La tradizione patristica ha visto un modello della vita religiosa monastica in Elia, profeta audace e amico di Dio 219. Viveva alla sua presenza e contemplava nel silenzio il suo passaggio, intercedeva per il popolo e proclamava con coraggio la sua volontà, difendeva i diritti di Dio e si ergeva a difesa dei poveri contro i potenti del mondo (cfr 1 Re 18-19). Nella storia della Chiesa, accanto ad altri cristiani, non sono mancati uomini e donne consacrati a Dio che, per un particolare dono dello Spirito, hanno esercitato un autentico ministero profetico, parlando nel nome di Dio a tutti ed anche ai Pastori della Chiesa. 'La vera profezia nasce da Dio', dall'amicizia con Lui, dall'ascolto attento della sua Parola nelle diverse circostanze della storia. Il profeta sente ardere nel cuore la passione per la santità di Dio e, dopo averne accolto nel dialogo della preghiera la parola, la proclama con la vita, con le labbra e con i gesti, facendosi portavoce di Dio contro il male ed il peccato. La testimonianza profetica richiede la costante e appassionata ricerca della volontà di Dio, la generosa e imprescindibile comunione ecclesiale, l'esercizio del discernimento spirituale, l'amore per la verità. Essa si esprime anche con la denuncia di quanto è contrario al volere divino e con l'esplorazione di vie nuove per attuare il Vangelo nella storia, in vista del Regno di Dio220.

 

 

Sua rilevanza per il mondo contemporaneo

 

85. Nel nostro mondo, dove sembrano spesso smarrite le tracce di Dio, si rende urgente una forte testimonianza profetica da parte delle persone consacrate. Essa verterà innanzitutto 'sull'affermazione del primato di Dio e dei beni futuri', quale traspare dalla sequela e dall'imitazione di Cristo casto, povero e obbediente, totalmente votato alla gloria del Padre e all'amore dei fratelli e delle sorelle. La stessa vita fraterna è 'profezia in atto' nel contesto di una società che, talvolta senza rendersene conto, ha un profondo anelito ad una fraternità senza frontiere. Alle persone consacrate è chiesto di offrire la loro testimonianza con la franchezza del profeta, che non teme di rischiare anche la vita.

Un'intima forza persuasiva deriva alla profezia dalla 'coerenza fra l'annuncio e la vita'. Le persone consacrate saranno fedeli alla loro missione nella Chiesa e nel mondo, se saranno capaci di rivedere continuamente se stesse alla luce della Parola di Dio 221. In tal modo potranno arricchire gli altri fedeli dei beni carismatici ricevuti, lasciandosi a loro volta interpellare dalle provocazioni profetiche provenienti dalle altre componenti ecclesiali. In questo scambio di doni, garantito dalla 'piena sintonia col Magistero e la disciplina della Chiesa', risplenderà l'azione dello Spirito che "la unifica nella comunione e nel servizio, la istruisce e dirige mediante i diversi doni gerarchici e carismatici" 222.

 

 

Una fedeltà fino al martirio

 

86. In questo secolo, come in altre epoche della storia, uomini e donne consacrati hanno reso testimonianza a Cristo Signore 'con il dono della propria vita'. Sono migliaia coloro che, costretti alle catacombe dalla persecuzione di regimi totalitari o di gruppi violenti, osteggiati nell'attività missionaria, negazione a favore dei poveri, nell'assistenza agli annullati ed agli emarginati, hanno vissuto e vivono la loro consacrazione nella sofferenza prolungata ed eroica, e spesso con l'effusione del proprio sangue, pienamente configurati al Signore crocifisso. Di alcuni di essi la Chiesa ha già riconosciuto ufficialmente la santità onorandoli come martiri di Cristo. Essi ci illuminano con il loro esempio, intercedono per la nostra fedeltà, ci attendono nella gloria.

 È vivo il desiderio che la memoria di tanti testimoni della fede rimanga nella coscienza della Chiesa come incitamento alla celebrazione e all'imitazione. Gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica contribuiscano a quest'opera 'raccogliendo i nomi e le testimonianze' di tutte le persone consacrate, che possono essere iscritte nel Martirologio del ventesimo secolo 223.

 

 

Le grandi sfide della vita consacrata

 

87. Il compito profetico della vita consacrata viene provocato da 'tre sfide principali' rivolte alla stessa Chiesa: sono sfide di sempre, che vengono poste in forme nuove, e forse più radicali, dalla società contemporanea, almeno in alcune parti del mondo. Esse toccano direttamente i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, stimolando la Chiesa e, in particolare, le persone consacrate a metterne in luce e a testimoniarne 'il profondo significato antropologico'. La scelta di questi consigli, infatti, lungi dal costituire un impoverimento di valori autenticamente umani, si propone piuttosto come una loro trasfigurazione. I consigli evangelici non vanno considerati come una negazione dei valori inerenti alla sessualità, al legittimo desiderio di disporre di beni materiali e di decidere autonomamente di sé. Queste inclinazioni, in quanto fondate nella natura, sono in se stesse buone. La creatura umana, tuttavia, debilitata com'è dal peccato originale, è esposta al rischio di tradurle in atto in modo trasgressivo. La professione di castità, povertà e obbedienza diventa monito a non sottovalutare le ferite prodotte dal peccato originale e, pur affermando il valore dei beni creati, 'li relativizza' additando Dio come il bene assoluto. Così coloro che seguono i consigli evangelici, mentre cercano la santità per se stessi, propongono, per così dire, una "terapia spirituale" per l'umanità, poiché rifiutano l'idolatria del creato e rendono in qualche modo visibile il Dio vivente. La vita consacrata, specie nei tempi difficili, è una benedizione per la vita umana e per la stessa vita ecclesiale.

 

 

La sfida della castità consacrata

 

88. La 'prima provocazione' è quella di una 'cultura edonistica' che svincola la sessualità da ogni norma morale oggettiva, riducendola spesso a gioco e a consumo, e indulgendo con la complicità dei mezzi di comunicazione sociale a una sorta di idolatria dell'istinto. Le conseguenze di ciò sono sotto gli occhi di tutti: prevaricazioni di ogni genere, a cui s'accompagnano innumerevoli sofferenze psichiche e morali per gli individui e le famiglie. La 'risposta' della vita consacrata sta innanzitutto nella 'pratica gioiosa della castità perfetta', quale testimonianza della potenza dell'amore di Dio nella fragilità della condizione umana. La persona consacrata attesta che quanto è creduto impossibile dai più diventa, con la grazia del Signore Gesù, possibile e autenticamente liberante.

Sì, in Cristo è possibile amare Dio con tutto il cuore, ponendolo al di sopra di ogni altro amore, ed amare così, con la libertà di Dio, ogni creatura! È questa una testimonianza oggi più che mai necessaria, proprio perché così poco compresa dal nostro mondo. Essa è offerta ad ogni persona - ai giovani, ai fidanzati, ai coniugi, alle famiglie cristiane - per mostrare che 'la forza dell'amore di Dio può operare grandi cose' proprio dentro le vicende dell'amore umano. È una testimonianza che va incontro anche a un crescente bisogno di limpidezza interiore nei rapporti umani.

È necessario che la vita consacrata presenti al mondo di oggi esempi di una castità vissuta da uomini e donne che dimostrano equilibrio, dominio di sé, intraprendenza, maturità psicologica ed affettiva 224. Grazie a questa testimonianza, viene offerto all'amore umano un sicuro punto di riferimento, che la persona consacrata attinge dalla contemplazione dell'amore trinitario, rivelatoci in Cristo. Proprio perché immersa in questo mistero, essa si sente capace di un amore radicale e universale, che le dà la forza della padronanza di sé e della disciplina necessarie per non cadere nella schiavitù dei sensi e degli istinti. La castità consacrata appare così come esperienza di gioia e di libertà. Illuminata dalla fede nel Signore risorto e dall'attesa dei cieli nuovi e dalla terra nuova (cfr Ap 21, 1), essa offre preziosi stimoli anche per l'educazione alla castità doverosa in altri stati di vita.

 

 

La sfida della povertà

 

89. 'Altra provocazione' è, oggi, quella di un 'materialismo avido di possesso', disattento verso le esigenze e le sofferenze dei più deboli e privo di ogni considerazione per lo stesso equilibrio delle risorse naturali. La 'risposta' della vita consacrata sta nella professione della 'povertà evangelica', vissuta in forme diverse e spesso accompagnata da un attivo impegno nella promozione della solidarietà e della carità.

Quanti Istituti si dedicano all'educazione, all'istruzione e alla formazione professionale, mettendo in grado giovani e non più giovani di diventare protagonisti del loro futuro! Quante persone consacrate si spendono senza risparmio di energie per gli ultimi della terra! Quante di esse si adoperano a formare futuri educatori e responsabili della vita sociale, in modo che si impegnino ad eliminare le strutture oppressive e a promuovere progetti di solidarietà a vantaggio dei poveri! Esse lottano per sconfiggere la fame e le sue cause, animano le attività del volontariato e le organizzazioni umanitarie, sensibilizzano organismi pubblici e privati per favorire un'equa distribuzione degli aiuti internazionali. Le nazioni devono veramente molto a questi intraprendenti operatori e operatrici di carità, che con la loro instancabile generosità hanno dato e danno un sensibile contributo per l'umanizzazione del mondo.

 

 

La povertà evangelica a servizio dei poveri

 

90. In realtà, prima ancora di essere un servizio per i poveri, 'la povertà evangelica è un valore in se stessa', in quanto richiama la prima delle Beatitudini nell'imitazione di Cristo povero 225. Il suo primo senso, infatti, è testimoniare Dio come vera ricchezza del cuore umano. Ma proprio per questo essa contesta con forza l'idolatria di mammona, proponendosi come appello profetico nei confronti di una società che, in tante parti del mondo benestante, rischia di perdere il senso della misura e il significato stesso delle cose. Per questo, oggi più che in altre epoche, il suo richiamo trova attenzione anche tra coloro che, consci della limitatezza delle risorse del pianeta, invocano il rispetto e la salvaguardia del creato mediante la riduzione dei consumi, la sobrietà, l'imposizione di un doveroso freno ai propri desideri.

 Alle persone consacrate è chiesta dunque una rinnovata e vigorosa testimonianza evangelica di abnegazione e di sobrietà, in uno stile di vita fraterna ispirata a criteri di semplicità e di ospitalità, anche come esempio per quanti rimangono indifferenti di fronte alle necessità del prossimo. Tale testimonianza si accompagnerà naturalmente 'all'amore preferenziale per i poveri' e si manifesterà in modo speciale nella condivisione delle condizioni di vita dei più diseredati. Non sono poche le comunità che vivono e operano tra i poveri e gli emarginati, ne abbracciano la condizione e ne condividono le sofferenze, i problemi e i pericoli.

 Grandi pagine di storia di solidarietà evangelica e di dedizione eroica sono state scritte da persone consacrate, in questi anni di profondi cambiamenti e di grandi ingiustizie, di speranze e di delusioni, di importanti conquiste e di amare sconfitte. E pagine non meno significative sono state e sono tuttora scritte da altre innumerevoli persone consacrate, le quali vivono in pienezza la loro vita "nascosta con Cristo in Dio" (Col 3, 3) per la salvezza del mondo, all'insegna della gratuità, dell'investimento della propria vita in cause poco riconosciute e meno ancora applaudite. Attraverso queste forme diverse e complementari, la vita consacrata partecipa all'estrema povertà abbracciata dal Signore e vive il suo specifico ruolo nel mistero salvifico della sua incarnazione e della sua morte redentrice 226.

 

 

La sfida della libertà nell'obbedienza

 

91. La 'terza provocazione' proviene da quelle 'concezioni della libertà' che sottraggono questa fondamentale prerogativa umana al suo costitutivo rapporto con la verità e con la norma morale 227. In realtà, la cultura della libertà è un autentico valore, intimamente connesso col rispetto della persona umana. Ma chi non vede a quali abnormi conseguenze di ingiustizia e persino di violenza porta, nella vita dei singoli e dei popoli, l'uso distorto della libertà?

Una 'risposta' efficace a tale situazione è l''obbedienza che caratterizza la vita consacrata'. Essa ripropone in modo particolarmente vivo l'obbedienza di Cristo al Padre e, proprio partendo dal suo mistero, testimonia che 'non c'è contraddizione tra obbedienza e libertà'. In effetti, l'atteggiamento del Figlio svela il mistero della libertà umana come cammino d'obbedienza alla volontà del Padre e il mistero dell'obbedienza come cammino di progressiva conquista della vera libertà. È proprio questo mistero che la persona consacrata vuole esprimere con questo preciso voto. Con esso intende attestare la consapevolezza di un rapporto di figliolanza, in forza del quale desidera assumere la volontà paterna come cibo quotidiano (cfr Gv 4, 34), come sua roccia, sua letizia, suo scudo e baluardo (cfr Sal 18[17], 3). Dimostra così di crescere nella piena verità di se stessa rimanendo collegata con la fonte della sua esistenza ed offrendo perciò il messaggio consolantissimo: "Grande pace per chi ama la tua legge / nel suo cammino non trova inciampo" (Sal 119[118], 165).

 

 

Compiere insieme la volontà del Padre

 

92. Questa testimonianza delle persone consacrate assume nella vita religiosa particolare significato anche 'per la dimensione comunitaria' che la caratterizza. La vita fraterna è il luogo privilegiato per discernere e accogliere il volere di Dio e camminare insieme in unione di mente e di cuore. L'obbedienza, vivificata dalla carità, unifica i membri di un Istituto nella medesima testimonianza e nella medesima missione, pur nella diversità dei doni e nel rispetto delle singole individualità. Nella fraternità, animata dallo Spirito, ciascuno intrattiene con l'altro un prezioso dialogo per scoprire la volontà del Padre, e tutti riconoscono in chi presiede l'espressione della paternità di Dio e l'esercizio dell'autorità ricevuta da Dio, a servizio del discernimento e della comunione 228.

La vita di comunità poi è, in modo particolare, il segno, di fronte alla Chiesa e alla società, del legame che viene dalla medesima chiamata e dalla volontà comune di obbedire ad essa, al di là di ogni diversità di razza e d'origine, di lingua e di cultura. Contro lo spirito di discordia e di divisione, autorità e obbedienza risplendono come un segno di quell'unica paternità che viene da Dio, della fraternità nata dallo Spirito, della libertà interiore di chi si fida di Dio nonostante i limiti umani di quanti Lo rappresentano. Attraverso questa obbedienza, assunta da alcuni come regola di vita, viene sperimentata ed annunciata a vantaggio di tutti la beatitudine promessa da Gesù a "coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano" (Lc 11, 28). Inoltre, chi obbedisce ha la garanzia di essere davvero in missione, alla sequela del Signore e non alla rincorsa dei propri desideri o delle proprie aspettative. E così è possibile sapersi condotti dallo Spirito del Signore e sostenuti, anche in mezzo a grandi difficoltà, dalla sua mano sicura (cfr At 20, 22s).

 

 

Un deciso impegno di vita spirituale

 

93. Una delle preoccupazioni più volte manifestate nel Sinodo è stata quella di una vita consacrata che si alimenti 'alle sorgenti di una spiritualità solida e profonda'. Si tratta, in effetti, di un'esigenza prioritaria, inscritta nell'essenza stessa della vita consacrata, dal momento che, come ogni altro battezzato, ed anzi con motivi anche più stringenti, chi professa i consigli evangelici è tenuto a tendere con tutte le sue forze verso la perfezione della carità 229. È un impegno fortemente richiamato dagli innumerevoli esempi di santi fondatori e fondatrici e di tante persone consacrate, che hanno testimoniato la fedeltà a Cristo fino al martirio.

Tendere alla santità: ecco in sintesi il programma di ogni vita consacrata, anche nella prospettiva del suo rinnovamento alle soglie del terzo millennio. Il punto di avvio del programma sta nel lasciare tutto per Cristo (cfr Mt 4, 18-22; 19, 21.27; Lc 5, 11) preferendo Lui ad ogni cosa, per poter partecipare pienamente al Suo mistero pasquale.

Lo aveva ben capito san Paolo che esclamava: "Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù [...]. E questo perché io possa conoscere Lui, la potenza della Sua risurrezione" (Fil 3, 8. 10). È la via segnata fin dall'inizio dagli Apostoli, come ricorda la tradizione cristiana in Oriente e in Occidente: "Coloro che attualmente seguono Gesù abbandonando tutto per Lui, rievocano gli Apostoli che, rispondendo al suo invito, rinunciano a tutto il resto. Perciò tradizionalmente si è soliti parlare della vita religiosa come di 'apostolica vivendi forma'" 230. La stessa tradizione ha anche messo in evidenza, nella vita consacrata, la dimensione della peculiare alleanza con Dio, anzi dell'alleanza sponsale con Cristo, di cui san Paolo fu maestro col suo esempio (cfr 1 Cor 7, 7) e col suo insegnamento, proposto sotto la guida dello Spirito (cfr 1 Cor 7, 40).

Possiamo dire che la vita spirituale, intesa come vita in Cristo, vita secondo lo Spirito, si configura come un itinerario di crescente fedeltà, in cui la persona consacrata è guidata dallo Spirito e da Lui configurata a Cristo, in piena comunione di amore e di servizio nella Chiesa.

 Tutti questi elementi, calati nelle varie forme di vita consacrata, generano 'una peculiare spiritualità', cioè un progetto concreto di rapporto con Dio e con l'ambiente, caratterizzato da particolari accenti spirituali e scelte operative, che evidenziano e ripresentano ora l'uno ora l'altro aspetto dell'unico mistero di Cristo. Quando la Chiesa riconosce una forma di vita consacrata o un Istituto, garantisce che nel suo carisma spirituale e apostolico si trovano tutti i requisiti oggettivi per raggiungere la perfezione evangelica personale e comunitaria.

 La vita spirituale dev'essere dunque al primo posto nel programma delle Famiglie di vita consacrata, in modo che ogni Istituto e ogni comunità si presentino come scuole di vera spiritualità evangelica. Da questa opzione prioritaria, sviluppata nell'impegno personale e comunitario, dipendono la fecondità apostolica, la generosità nell'amore per i poveri, la stessa attrattiva vocazionale sulle nuove generazioni. È proprio 'la qualità spirituale della vita consacrata' che può scuotere le persone del nostro tempo, anch'esse assetate di valori assoluti, trasformandosi così in affascinante testimonianza.

 

 

In ascolto della Parola di Dio

 

94. La Parola di Dio è la prima sorgente di ogni spiritualità cristiana. Essa alimenta un rapporto personale con il Dio vivente e con la sua volontà salvifica e santificante. È per questo che 'la lectio divina', fin dalla nascita degli Istituti di vita consacrata, in particolar modo nel monachesimo, ha ricevuto la più alta considerazione. Grazie ad essa, la Parola di Dio viene trasferita nella vita, sulla quale proietta la luce della sapienza che è dono dello Spirito. Benché tutta la Sacra Scrittura sia "utile per insegnare" (2 Tm 3, 16) e "sorgente pura e perenne della vita spirituale" 231, meritano particolare venerazione gli scritti del Nuovo Testamento, soprattutto i Vangeli, che sono "il cuore di tutte le Scritture" 232. Gioverà pertanto alle persone consacrate fare oggetto di assidua meditazione i testi evangelici e gli altri scritti neotestamentari che illustrano le parole e gli esempi di Cristo e della Vergine Maria e la 'apostolica vivendi forma'. Ad essi si sono costantemente riferiti fondatori e fondatrici nell'accoglienza della vocazione e nel discernimento del carisma e della missione del proprio Istituto.

 Di grande valore è la meditazione 'comunitaria' della Bibbia. Realizzata secondo le possibilità e le circostanze della vita di comunità, essa porta alla gioiosa condivisione delle ricchezze attinte alla Parola di Dio, grazie alle quali fratelli e sorelle crescono insieme e si aiutano a progredire nella vita spirituale. Conviene anzi che tale prassi venga proposta anche agli altri membri del Popolo di Dio, sacerdoti e laici, promovendo nei modi consoni al proprio carisma scuole di preghiera, di spiritualità e di lettura orante della Scrittura, nella quale Dio "parla agli uomini come ad amici (cfr Es 33, 11; Gv 15, 14-15) e si intrattiene con essi (cfr Bar 3, 38) per invitarli e ammetterli alla comunione con sé " 233.

Dalla meditazione della Parola di Dio, e in particolare dei misteri di Cristo, nascono, come insegna la tradizione spirituale, l'intensità della contemplazione e l'ardore dell'azione apostolica. Sia nella vita religiosa contemplativa che in quella apostolica sono sempre stati uomini e donne di preghiera a realizzare, quali autentici interpreti ed esecutori della volontà di Dio, opere grandi. Dalla frequentazione della Parola di Dio essi hanno tratto la luce necessaria per quel discernimento individuale e comunitario che li ha aiutati a cercare nei segni dei tempi le vie del Signore. Essi hanno cosi acquisito 'una sorta di istinto soprannaturale', che ha loro permesso di non conformarsi alla mentalità del secolo, ma di rinnovare la propria mente, "per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto" (Rm 12, 2).

 

 

In comunione con Cristo

 

95. Mezzo fondamentale per alimentare efficacemente la comunione col Signore è senza dubbio 'la santa liturgia', in modo speciale la Celebrazione eucaristica e la Liturgia delle Ore.

 Innanzitutto l''Eucaristia', nella quale "è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e Pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà vita" 234 all'umanità. Cuore della vita ecclesiale, essa lo è anche della vita consacrata. La persona chiamata, nella professione dei consigli evangelici, a scegliere Cristo come unico senso della sua esistenza, come potrebbe non desiderare di instaurare con Lui una comunione sempre più profonda mediante la partecipazione quotidiana al Sacramento che lo rende presente, al sacrificio che ne attualizza il dono d'amore del Golgota, al convito che alimenta e sostiene il popolo di Dio pellegrinante? L'Eucaristia sta per sua natura al centro della vita consacrata, personale e comunitaria. Essa è viatico quotidiano e fonte della spiritualità del singolo e dell'Istituto. In essa ogni consacrato è chiamato a vivere il mistero pasquale di Cristo, unendosi con Lui nell'offerta della propria vita al Padre mediante lo Spirito. L'adorazione assidua e prolungata di Cristo presente nell'Eucaristia consente in qualche modo di rivivere l'esperienza di Pietro nella Trasfigurazione: "È bello per noi stare qui ". E nella celebrazione del mistero del Corpo e del Sangue del Signore si consolida ed incrementa l'unità e la carità di coloro che hanno consacrato a Dio l'esistenza.

 Accanto all'Eucaristia, e in intimo rapporto con essa, la 'Liturgia delle Ore', celebrata comunitariamente o personalmente secondo l'indole di ciascun Istituto, in comunione con la preghiera della Chiesa, esprime la vocazione alla lode e all'intercessione, che è propria delle persone consacrate.

 Alla medesima Eucaristia dice profonda relazione l'impegno di conversione continua e di necessaria purificazione, che le persone consacrate sviluppano nel 'sacramento della Riconciliazione'. Mediante l'incontro frequente con la misericordia di Dio esse purificano e rinnovano il loro cuore e, attraverso l'umile riconoscimento dei peccati, rendono trasparente il proprio rapporto con Lui; la gioiosa esperienza del perdono sacramentale, nel cammino condiviso con i fratelli e le sorelle, rende il cuore docile e stimola l'impegno ad una crescente fedeltà.

È di grande sostegno per progredire nel cammino evangelico, specialmente nel periodo di formazione e in certi momenti della vita, il ricorso fiducioso e umile alla 'direzione spirituale', grazie alla quale la persona è aiutata a rispondere alle mozioni dello Spirito con generosità e ad orientarsi decisamente verso la santità.

 Esorto, infine, tutte le persone consacrate, secondo le proprie tradizioni, a rinnovare quotidianamente l'unione spirituale con la Vergine Maria, ripercorrendo con lei i misteri del Figlio, particolarmente con la recita del 'Santo Rosario'.

 




217 Cfr Cost. dogm. sulla Chiesa 'Lumen gentium', 44.



218 Cfr Giovanni Paolo II, Omelia durante la solenne concelebrazione a conclusione della IX Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (29 ottobre 1994), 3: 'AAS' 87 (1995), 580.



219 Cfr S. Atanasio, 'Vita di Antonio', 7: PG 26, 854.



220 Cfr 'Propositio' 39, A.



221 Cfr 'Propositiones' 15, A e 39, C.



222 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa 'Lumen gentium', 4; cfr Decr. sul ministero e la vita dei presbiteri 'Presbyterorum ordinis', 2.



223 Cfr 'Propositio' 53; Giovanni Paolo II, Lett. ap. 'Tertio millennio adveniente' (10 novembre 1994), 37: 'AAS' 87 (1995), 29-30.



224 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sul rinnovamento della vita religiosa 'Perfectae caritatis', 12.



225 Cfr 'Propositio' 18, A.



226 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sul rinnovamento della vita religiosa 'Perfectae caritatis', 13.



227 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. 'Veritatis splendor' (6 agosto 1993), 31-35: 'AAS' 85 (1993), 1158-1162.



228 Cfr 'Propositio' 19, A; Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sul rinnovamento della vita religiosa 'Perfectae caritatis', 14.



229 Cfr 'Propositio' 15.



230 Giovanni Paolo II, Discorso all'Udienza generale (8 febbraio 1995), 2: 'L'Osservatore Romano', 9 febbraio 1995, p. 4.



231 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina rivelazione 'Dei Verbum', 21; cfr Decr. sul rinnovamento della vita religiosa 'Perfectae caritatis', 6.



232 'Catechismo della Chiesa Cattolica', 125; Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina rivelazione Dei Verbum, 18.



233 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina rivelazione 'Dei Verbum', 2.



234 Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sul ministero e la vita dei presbiteri 'Presbyterorum ordinis', 5.






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