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Ioannes Paulus PP. II Vita consecrata IntraText CT - Lettura del testo |
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IV. Impegnati nel dialogo con tutti
Al servizio dell'unità dei cristiani
100. La preghiera di Cristo al Padre prima della Passione, perché i suoi discepoli rimangano nell'unità (cfr Gv 17, 21-23), continua nella preghiera e nell'azione della Chiesa. Come potrebbero non sentirsene coinvolti i chiamati alla vita consacrata? La ferita della disunione tuttora esistente fra i credenti in Cristo e l'urgenza di pregare e lavorare per promuovere l'unità di tutti i cristiani sono state particolarmente avvertite al Sinodo. La sensibilità ecumenica di consacrati e consacrate è ravvivata anche dalla consapevolezza che in altre Chiese e Comunità ecclesiali si conserva ed è fiorente il monachesimo, come nel caso delle Chiese orientali, o si rinnova la professione dei consigli evangelici, come nella Comunione anglicana e nelle Comunità della Riforma.
Il Sinodo ha messo in luce il profondo legame della vita consacrata con la causa dell'ecumenismo e l'urgenza di una testimonianza più intensa in questo campo. Se infatti l'anima dell'ecumenismo è la preghiera e la conversione 245, non v'è dubbio che gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica hanno un particolare dovere di coltivare questo impegno. È urgente, pertanto, che nella vita delle persone consacrate si aprano spazi maggiori alla orazione ecumenica ed alla testimonianza autenticamente evangelica, affinché con la forza dello Spirito Santo si possano abbattere i muri delle divisioni e dei pregiudizi tra i cristiani.
Forme di dialogo ecumenico
101. La condivisione della 'lectio divina' nella ricerca della verità, la partecipazione alla preghiera comune, nella quale il Signore garantisce la sua presenza (cfr Mt 18, 20), il dialogo dell'amicizia e della carità che fa sentire come è bello che i fratelli vivano insieme (cfr Sal 133[132]), la cordiale ospitalità praticata verso i fratelli e le sorelle delle diverse confessioni cristiane, la mutua conoscenza e lo scambio dei doni, la collaborazione in iniziative comuni di servizio e di testimonianza, sono altrettante forme del dialogo ecumenico, espressioni gradite al Padre comune e segni della volontà di camminare insieme verso l'unità perfetta sulla via della verità e dell'amore 246. Anche la conoscenza della storia, della dottrina, della liturgia, dell'attività caritativa e apostolica degli altri cristiani non mancherà di giovare ad un'azione ecumenica sempre più incisiva 247.
Voglio incoraggiare quegli Istituti che, per nativo carattere o per successiva chiamata, si dedicano alla promozione dell'unità dei cristiani e per essa coltivano iniziative di studio e di azione concreta. In realtà, nessun Istituto di vita consacrata deve sentirsi dispensato dal lavorare per questa causa. Rivolgo inoltre il mio pensiero alle Chiese orientali cattoliche auspicando che, anche attraverso il monachesimo maschile e femminile, la cui fioritura è grazia che va costantemente implorata, esse possano giovare all'unità con le Chiese ortodosse, grazie al dialogo della carità e alla condivisione della comune spiritualità, patrimonio della Chiesa indivisa del primo millennio.
Affido in modo particolare l'ecumenismo spirituale della preghiera, della conversione del cuore e della carità ai monasteri di vita contemplativa. A questo scopo incoraggio la loro presenza là dove vivono comunità cristiane di varie confessioni, affinché la loro totale dedizione all'"unico necessario" (cfr Lc 10, 42), al culto di Dio e all'intercessione per la salvezza del mondo, unicamente alla loro testimonianza di vita evangelica, secondo i propri carismi, sia per tutti uno stimolo a vivere, ad immagine della Trinità, in quella unità che Gesù ha voluto e chiesto al Padre per tutti i suoi discepoli.
Il dialogo interreligioso
102. Dal momento che "il dialogo interreligioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa" 248, gli Istituti di vita consacrata non possono esimersi dall'impegnarsi anche in questo campo, ciascuno secondo il proprio carisma e seguendo le indicazioni dell'autorità ecclesiastica. La prima forma di evangelizzazione nei confronti di fratelli e sorelle di altra religione sarà la stessa testimonianza di una vita povera, umile e casta, permeata di amore fraterno per tutti. Nel medesimo tempo, la libertà di spirito che è propria della vita consacrata favorirà quel "dialogo di vita" 249 in cui si attua un modello fondamentale di missione e di annuncio del Vangelo di Cristo. Per favorire la mutua conoscenza, il vicendevole rispetto e la carità, gli Istituti religiosi potranno inoltre coltivare 'opportune forme di dialogo', improntate a cordiale amicizia e reciproca sincerità, con gli ambienti monastici di altre religioni.
Un altro ambito di collaborazione con uomini e donne di diversa tradizione religiosa è costituito dalla comune 'sollecitudine per la dita umana', che va dalla compassione per la sofferenza fisica e spirituale, all'impegno per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. In questi settori saranno soprattutto gli Istituti di vita attiva a cercare l'intesa con i membri di altre religioni, in quel "dialogo delle opere" 250 che prepara la via ad una condivisione più profonda.
Un campo particolare di incontro operoso con persone di altre tradizioni religiose è pure quello della 'ricerca e della promozione della dignità della donna'. Nell'ottica dell'uguaglianza e della giusta reciprocità tra uomo e donna, un servizio prezioso può essere reso soprattutto dalle donne consacrate. 251.
Questi e altri impegni delle persone consacrate a servizio del dialogo interreligioso esigono una adeguata preparazione nella formazione iniziale e nella formazione permanente, come pure nello studio e nella ricerca 252, dal momento che in questo non facile settore occorre profonda conoscenza del cristianesimo e delle altre religioni, accompagnata da fede solida e da maturità spirituale ed umana.
Una riposta di spiritualità alla ricerca del sacro e alla nostalgia di Dio
103. Quanti abbracciano la vita consacrata, uomini e donne, si pongono, per la natura stessa della loro scelta, come interlocutori privilegiati di quella ricerca di Dio che da sempre agita il cuore dell'uomo e lo conduce a molteplici forme di ascesi e di spiritualità. Tale ricerca oggi, in molte regioni, emerge con insistenza come risposta a culture tendenti, se non sempre a negare, certo ad emarginare la dimensione religiosa dell'esistenza.
Le persone consacrate, vivendo con coerenza e in pienezza gli impegni liberamente assunti, possono offrire una risposta agli aneliti dei loro contemporanei, affrancandoli da soluzioni per lo più illusorie e spesso negatrici dell'incarnazione salvifica del Cristo (cfr 1Gv 4, 2-3), quali, ad esempio, vengono proposte dalle sette. Praticando un'ascesi personale e comunitaria, che purifica e trasfigura l'intera esistenza, esse testimoniano, contro la tentazione dell'egocentrismo e della sensualità, i caratteri dell'autentica ricerca di Dio ed ammoniscono a non confonderla con la sottile ricerca di se stessi o con la fuga nella gnosi. Ogni persona consacrata è impegnata a coltivare l'uomo interiore, che non si estrania dalla storia né si ripiega su di sé. Vivendo in ascolto obbediente della Parola, di cui la Chiesa è custode e interprete, essa addita nel Cristo sommamente amato e nel Mistero trinitario l'oggetto dell'anelito profondo del cuore umano e l'approdo di ogni itinerario religioso sinceramente aperto alla trascendenza.
Per questo le persone consacrate hanno il dovere di offrire generosamente accoglienza e accompagnamento spirituale a quanti, mossi dalla sete di Dio e desiderosi di vivere le esigenze della fede, si rivolgono a loro 253.