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Ioannes Paulus PP. II
Redemptoris missio

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  • VIII - La spiritualità missionaria
    • Il vero missionario è il santo
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Il vero missionario è il santo

 

90. La chiamata alla missione deriva di per sé dalla chiamata alla santità. Ogni missionario è autenticamente tale solo se si impegna nella via della santità: «La santità deve dirsi un presupposto fondamentale e una condizione del tutto insostituibile perché si compia la missione di salvezza della chiesa». 174 L'universale vocazione alla santità è strettamente collegata all'universale vocazione alla missione. ogni fedele è chiamato alla santità e alla missione. Tale è stato il voto ardente del concilio nell'auspicare «con la luce di Cristo, riflessa sul volto della chiesa, di illuminare tutti gli uomini, annunziando il vangelo a ogni creatura». 175 La spiritualità missionaria della chiesa è un cammino verso la santità. La rinnovata spinta verso la missione ad gentes esige missionari santi. Non basta rinnovare i metodi pastorali, né organizzare e coordinare meglio le forze ecclesiali, né esplorare con maggior acutezza le basi bibliche e teologiche della fede: occorre suscitare un nuovo «ardore di santità» fra i missionari e in tutta la comunità cristiana, in particolare fra coloro che sono i più stretti collaboratori dei missionari. 176 Ripensiamo, cari fratelli e sorelle, allo slancio missionario delle prime comunità cristiane. Nonostante la scarsezza dei mezzi di trasporto e comunicazione di allora, l'annunzio evangelico raggiunse in breve tempo i confini del mondo. E si trattava della religione del figlio dell'uomo morto in croce, «scandalo per gli ebrei e stoltezza per i gentili»! ( [link] 1 Cor 1,23) Alla base di un tale dinamismo missionario c'era la santità dei primi cristiani e delle prime comunità.

 

91. Mi rivolgo, perciò, ai battezzati delle giovani comunità e delle giovani chiese. Siete voi, oggi, la speranza di questa nostra chiesa, che ha duemila anni: essendo giovani nella fede, dovete essere come i primi cristiani, e irradiare entusiasmo e coraggio, in generosa dedizione a Dio e al prossimo; in una parola, dovete mettervi sulla via della santità. Solo così potete essere segno di Dio nel mondo e rivivere nei vostri paesi l'epopea missionaria della chiesa primitiva. E sarete anche fermento di spirito missionario per le chiese più antiche. Da parte loro, i missionari riflettano sul dovere della santità, che il dono della vocazione richiede da essi, rinnovandosi di giorno in giorno nel loro spirito e aggiornando anche la loro formazione dottrinale e pastorale. Il missionario deve essere «un contemplativo in azione». Egli trova risposta ai problemi nella luce della parola di Dio e nella preghiera personale e comunitaria. Il contatto con i rappresentanti delle tradizioni spirituali non cristiane, in particolare di quelle dell'Asia, mi ha dato conferma che il futuro della missione dipende in gran parte dalla contemplazione. Il missionario, se non è un contemplativo, non può annunziare il Cristo in modo credibile. Egli è un testimone dell'esperienza di Dio e deve poter dire come gli apostoli: «Ciò che noi abbiamo contemplato, ossia il Verbo della vita. . ., noi lo annunziamo a voi». ( [link] 1 Gv 1,1) Il missionario è l'uomo delle beatitudini. Gesù istruisce i Dodici prima di mandarli a evangelizzare, indicando loro le vie della missione: povertà, mitezza, accettazione delle sofferenze e persecuzioni, desiderio di giustizia e di pace, carità, cioè proprio le beatitudini, attuate nella vita apostolica. ( [link] Mt 5,1) Vivendo le beatitudini, il missionario sperimenta e dimostra concretamente che il regno di Dio è già venuto e egli lo ha accolto. La caratteristica di ogni vita missionaria autentica è la gioia interiore che viene dalla fede. In un mondo angosciato e oppresso da tanti problemi, che tende al pessimismo, l'annunziatore della «buona novella» deve essere un uomo che ha trovato in Cristo la vera speranza.

 




174 Esort. ap. Christifideles laici, 17: l.c., 419.

 



175 Cost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium, 1.

 



176 Cf. Discorso all'Assemblea del CELAM a Port-au Prince, 9 marzo 1983: AAS 75 (1983), 171-779; Omelia per l'apertura del «novenario di anni», promosso dal CELAM a Santo Domingo, 12 ottobre 1984: Insegnamenti VII/2 (1984), 885-897.

 






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