Matteo:
«Qualunque peccato e
bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia
contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio
dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito non gli sarà
perdonata né in questo secolo, né in quello futuro».
Marco:
«Tutti i peccati saranno
perdonati ai figli degli uomini, e anche tutte le bestemmie che diranno, ma chi
avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo
di colpa eterna».
Luca:
«Chiunque parlerà contro il
Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo non
sarà perdonato».
Perché la bestemmia contro lo Spirito Santo è
imperdonabile?
Come intendere questa
bestemmia? Risponde san Tommaso d'Aquino che si
tratta di un peccato:
«irremissibile secondo la sua
natura, in quanto esclude quegli elementi, grazie ai
quali avviene la remissione dei peccati». Secondo una tale
esegesi la «bestemmia» non consiste propriamente nell'offendere con le parole
lo Spirito Santo; consiste, invece, nel rifiuto di accettare la salvezza che
Dio offre all'uomo mediante lo Spirito Santo, operante in virtù del sacrificio
della Croce. Se l'uomo rifiuta quel «convincere quanto al
peccato», che proviene dallo Spirito Santo ed ha carattere salvifico, egli
insieme rifiuta la «venuta» del consolatore - quella «venuta» che si è attuata
nel mistero pasquale, in unità con la potenza redentrice del sangue di Cristo:
il sangue che «purifica la coscienza dalle opere morte». Sappiamo che
frutto di una tale purificazione è la remissione dei peccati. Pertanto, chi rifiuta lo Spirito e il sangue rimane nelle «opere
morte», nel peccato. E la bestemmia contro lo
Spirito Santo consiste proprio nel rifiuto radicale di accettare questa
remissione, di cui egli è l'intimo dispensatore e che presuppone la reale
conversione, da lui operata nella coscienza. Se Gesù
dice che la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere rimessa né in
questa vita né in quella futura, è perché questa «non-remissione» è legata,
come a sua causa, alla «non penitenza», cioè al
radicale rifiuto di convertirsi. Il che significa il rifiuto di raggiungere le
fonti della redenzione, le quali, tuttavia, rimangono «sempre» aperte
nell'economia della salvezza, in cui si compie la missione dello Spirito Santo.
Questi ha l'infinita potenza di attingere a queste fonti: «Prenderà del mio»,
ha detto Gesù. In questo modo egli completa nelle
anime umane l'opera della redenzione, compiuta da Cristo, dispensandone i
frutti. Ora la bestemmia contro lo Spirito Santo è il peccato commesso dall'uomo,
che rivendica un suo presunto «diritto» di perseverare nel male - in qualsiasi
peccato - e rifiuta così la redenzione. L'uomo resta chiuso
nel peccato, rendendo da parte sua impossibile la sua conversione e, dunque,
anche la remissione dei peccati, che ritiene non essenziale o non importante
per la sua vita. È, questa, una condizione di rovina spirituale, perché
la bestemmia contro lo Spirito Santo non permette all'uomo di uscire dalla sua autoprigionia e di aprirsi alle fonti divine della
purificazione delle coscienze e della remissione dei
peccati.