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Congregazioni per l'Educazione Cattolica e per il Clero
Ratio fund. instit. - Directorium pro minist. et vita diac. permanent.

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  • I - Ratio fundamentalis institutionis diaconorum permanentium (Congregaz. per l'Educazione Cattolica)
    • Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti
      • IV. Le dimensioni della formazione dei diaconi permanenti
        • 1. Formazione umana
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IV. Le dimensioni della formazione dei diaconi permanenti


1. Formazione umana


66. La formazione umana ha come scopo di plasmare la personalità dei sacri ministri in modo che diventino "ponte e non ostacolo per gli altri nell'incontro con Gesù Cristo Redentore dell'uomo" 110. Essi devono perciò essere educati ad acquisire e perfezionare una serie di qualità umane che permettano loro di godere la fiducia della comunità, di impegnarsi con serenità nel servizio pastorale, di facilitare l'incontro e il dialogo.

Formazione alle virtù umane

Analogamente a quanto la Pastores dabo vobis indica per la formazione dei presbiteri, anche i candidati al diaconato dovranno essere educati "all'amore per la verità, alla lealtà, al rispetto per ogni persona, al senso della giustizia, alla fedeltà alla parola data, alla vera compassione, alla coerenza e, in particolare, all'equilibrio di giudizio e di comportamento" 111.

Capacità di relazione con gli altri


67. Di particolare importanza per i diaconi, chiamati ad essere uomini di comunione e di servizio, è la capacità di relazione con gli altri. Ciò esige che essi siano affabili, ospitali, sinceri nelle parole e nel cuore, prudenti e discreti, generosi e disponibili al servizio, capaci di offrire personalmente, e di suscitare in tutti, rapporti schietti e fraterni, pronti a comprendere, perdonare e consolare 112. Un candidato che fosse eccessivamente chiuso in se stesso, scontroso e incapace di stabilire relazioni significative e serene con gli altri, dovrebbe fare una profonda conversione prima di poter avviarsi decisamente sulla strada del servizio ministeriale.

Maturità affettiva


68. Alla radice della capacità di relazione con gli altri c'è la maturità affettiva, che deve essere raggiunta con un ampio margine di sicurezza sia nel candidato celibe come in quello sposato. Tale maturità suppone in entrambi i tipi di candidati la scoperta della centralità dell'amore nella propria esistenza e la lotta vittoriosa contro il proprio egoismo. In realtà, come ha scritto il Papa Giovanni Paolo II nell'enciclica Redemptor hominis, "l'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non s'incontra con l'amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente" 113. Si tratta di un amore - spiega il Papa nella Pastores dabo vobis - che coinvolge tutte le dimensioni della persona, fisiche, psichiche e spirituali e che pertanto esige un pieno dominio della sessualità, che deve diventare veramente e pienamente personale 114.
Per i candidati celibi, vivere l'amore significa offrire la totalità del proprio essere, delle proprie energie e della propria sollecitudine a Cristo e alla Chiesa. È una vocazione impegnativa, che deve fare i conti con le inclinazioni dell'affettività e le pulsioni dell'istinto e che perciò necessita di rinuncia e vigilanza, di preghiera, e di fedeltà a una ben precisa regola di vita. Un aiuto determinante può venire dalla presenza di vere amicizie, che rappresentano un prezioso aiuto e un provvidenziale sostegno nel vivere la propria vocazione 115.
Per i candidati coniugati, vivere l'amore significa offrire se stessi alle proprie spose, in un'appartenenza reciproca, con un legame totale, fedele e indissolubile, a immagine dell'amore di Cristo per la sua Chiesa; significa allo stesso tempo accogliere i figli, amarli ed educarli e irradiare la comunione familiare a tutta la Chiesa e la società. È una vocazione messa oggi duramente alla prova dalla preoccupante degradazione di alcuni valori fondamentali e dall'esaltazione dell'edonismo e di una falsa concezione di libertà. Per essere vissuta nella sua pienezza, la vocazione alla vita familiare esige di essere alimentata dalla preghiera, dalla liturgia e da una quotidiana offerta di sé 116.

Educazione alla libertà


69. Condizione per un'autentica maturità umana è l'educazione alla libertà, che si configura come obbedienza alla verità del proprio essere. "Così intesa, la libertà esige che la persona sia veramente padrona di se stessa, decisa a combattere e superare le diverse forme di egoismo e di individualismo che insidiano la vita di ciascuno, pronta ad aprirsi agli altri, generosa nella dedizione e nel servizio al prossimo" 117. La formazione alla libertà include anche l'educazione alla coscienza morale, che allena all'ascolto della voce di Dio nel profondo del proprio cuore e alla sua ferma adesione.

Programmi e mezzi


70. Questi molteplici aspetti della maturità umana - qualità umane, capacità di relazione, maturità affettiva, educazione alla libertà e alla coscienza morale - dovranno essere presi in considerazione tenendo conto dell'età e della precedente formazione dei candidati e pianificati con programmi personalizzati. Il direttore per la formazione e il tutore interverranno per la parte di loro competenza; il direttore spirituale non mancherà di prendere in considerazione questi aspetti e di verificarli nei colloqui di direzione spirituale. Sono utili poi incontri e conferenze che aiutino la revisione e diano qualche stimolo per la maturazione. La vita comunitaria - nelle varie forme in cui potrà essere programmata - costituirà un ambito privilegiato per la verifica e la correzione fraterna. Nei casi nei quali, a giudizio dei formatori, fosse necessario, si potrà ricorrere, con il consenso degli interessati, a una consulenza psicologica.




110 Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis 43: l. c., p. 732.



111 Ivi: l. c., pp. 732-733.



112 Cfr. ivi: l. c., p. 733.



113 Idem, Lett. enc. Redemptor hominis (4 marzo 1979), 10: AAS 71 (1979), p. 274.



114 Cfr. Idem, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis, 44: l. c., p. 734.



115 Cfr. ivi: l. c., pp. 734-735.



116 Cfr. Idem, Esort. ap. Familiaris consortio (22 novembre 1981): AAS 74 (1982), pp. 81-191.



117 Idem, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis 44: l. c., p. 735.






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