Si compiace della
mancanza di soccorsi umani
Non scoraggiarsi quando svanisce il miraggio delle
speranze umane, non contare se non sull'aiuto del Cielo, non è già un'alta
virtù? Con le sue ali vigorose, la vera fiducia si slancia però verso regioni
ancora più sublimi; giunge ad esse per mezzo di una specie di sublimazione
dell'eroismo; essa tocca finalmente il grado più alto della sua perfezione.
Questo grado "consiste nel rallegrarsi quando ci
si vede privati di ogni soccorso umano, abbandonati dai propri parenti, dai
propri amici e da tutte le creature, che non vogliono o non possono aiutarci,
che non possono né darci un consiglio né aiutarci con il loro talento e il loro
credito, che non hanno alcun mezzo di venire in nostro
soccorso"17.
Quale profonda saggezza viene rivelata da tale gioia
in circostanze così crudeli! Per intonare il cantico della gioia sotto i colpi
che dovrebbero naturalmente infrangere il nostro coraggio, bisogna conoscere a
fondo il Cuore di Nostro Signore; bisogna credere perdutamente alla sua pietà
misericordiosa e alla sua onnipotente bontà; bisogna avere l'assoluta certezza
che egli sceglie per i suoi interventi l'ora delle situazioni disperate.
Dopo la sua conversione, san Francesco d'Assisi
disprezzò i sogni di gloria che per qualche tempo lo avevano abbagliato. Egli
fuggiva le riunioni mondane, si ritirava nei boschi per dedicarsi lungamente
all'orazione, faceva abbondanti elemosine. Questo cambiamento spiacque al padre
del giovane santo, che portò suo figlio davanti all'autorità diocesana,
rimproverandogli di dissipare i suoi beni. Allora, in presenza del vescovo
meravigliato, Francesco rinunziò all'eredità paterna e abbandonò perfino i
vestiti ricevuti dalla sua famiglia: si spogliò di tutto. Poi, vibrando di una
felicità sovrumana, esclamò: "Ora, o mio Dio, potrò chiamarti più
giustamente di prima: Padre Nostro che sei nei cieli".
Ecco come agiscono i santi.
Anime colpite dalla prova, non mormorate
nell'abbandono in cui siete ridotte. Dio non vi domanda un'allegria sensibile,
impossibile alla nostra debolezza. Solamente, rianimate la vostra fede,
riprendete coraggio e, secondo l'espressione cara a san Francesco di Sales,
sforzatevi di rallegrarvi nel "fondo ultimo dell'anima".
La Provvidenza vi sta dando il segnale da cui si
riconosce la sua ora: essa vi ha privato di ogni appoggio. E' il momento di
resistere all'inquietudine della natura. Siete arrivati a quel punto
dell'officio interiore in cui si deve cantare il magnificat e far fumigare
l'incenso: "Rallegratevi sempre nel Signore; ve lo ripeto rallegratevi: il
Signore è vicino"18.
Seguite questo consiglio e vi troverete bene. Se il
Divino Maestro non si lasciasse commuovere da una tale fiducia, non sarebbe più
quello che i Vangeli ci mostrano compassionevole, colui che era scosso da un
fremito doloroso alla vista delle nostre sofferenze.
Nostro Signore diceva ad un'anima privilegiata:
"Se io sono buono per tutti, sono buonissimo verso coloro che hanno
fiducia in me. Sai quali sono le anime che approfittano di più della mia bontà?
Quelle che prima di tutto hanno fiducia ... Le anime fiduciose rubano le mie
grazie"19
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