Non preoccuparsi per il
futuro
Dio provvede ai nostri bisogni. "Non
inquietatevi", dice il Salvatore. Qual'è il senso esatto di questo
consiglio?
Dobbiamo dunque, per obbedire alla direttiva del
Maestro, trascurare completamente la cura dei nostri affari temporali? Che la
Grazia domandi a alcune anime la stretta povertà ed un totale abbandono alla
Provvidenza, non ne dubitiamo affatto. Bisogna constatare tuttavia la rarità di
tali vocazioni. Gli altri, comunità religiose o individui, possiedono dei beni
che devono gestire convenientemente.
Lo Spirito Santo loda la donna forte che ha
amministrato con saggezza la propria casa. Ce la mostra, nel libro dei
Proverbi, mentre si alza di buon'ora, per assegnare ai domestici il loro
compito quotidiano, e mentre lavora con le proprie mani. Niente sfugge alla sua
vigilanza. I suoi familiari non hanno niente da temere: troveranno, grazie alla
sua previdenza, il necessario, il gradevole e perfino un certo lusso moderato.
I suoi figli la proclamano basta e il marito ne canta le virtù2.
La Verità in persona non avrebbe lodato così
magnificamente questa donna, se ella non avesse compiuto il suo dovere.
Non inquietarsi significa dunque, pur occupandosi
ragionevolmente dei propri affari, non lasciarsi angustiare dalle oscure
prospettive del futuro e contare, senza esitazioni, sull'aiuto della
Provvidenza.
Non inganniamoci: una tale fiducia suppone una grande
forza d'animo. Occorre evitare un doppio scoglio, il troppo e il troppo poco.
Chi per negligenza si disinteressa dei suoi affari, non può, senza tentare Dio,
aspettarsi dal Cielo un aiuto straordinario. Chi assegna alle preoccupazioni
materiali il primo posto nei suoi pensieri, chi fa conto meno su Dio che su se
stesso, si inganna forse anche più gravemente: egli defrauda l'Altissimo del
posto che gli spetta di diritto nella nostra vita. In medio stat virtus: tra
questi due estremi sta il dovere.
Quando ci si è occupati saggiamente dei propri
affari, angustiarsi per il futuro è misconoscere la Potenza e la Bontà di Dio.
Durante i numerosi anni in cui san Paolo l'eremita
visse nel deserto, un corvo gli portava ogni giorno un mezzo pane. Ora un
giorno sant'Antonio si recò a visitare l'illustre eremita. I due solitari
parlarono a lungo, dimenticandosi di bere e di mangiare, assorti nelle loro pie
conversazioni. Ma la Provvidenza pensava a loro: il corvo venne come al solito,
portando però questa volta un pane intero!
Il Padre celeste ha creato l'universo intero con una
sola parola: avrebbe dunque qualche difficoltà nel soccorrere i propri figli
nel momento del bisogno?
San Camillo de Lellis si era indebitato per
soccorrere i suoi malati poveri. I suoi religiosi erano allarmati. "Non
bisogna mai dubitare della Provvidenza", diceva loro il Santo per
tranquillizzarli. "E' così difficile a Nostro Signore darci un poco di
quei beni temporali di cui ha colmato gli Ebrei e i Turchi, che sono i nemici
della nostra fede?"3. La fiducia di Camillo non fu delusa: un mese
dopo uno dei suoi benefattori, morendo, gli lasciò una notevole somma.
Inquietarsi per il futuro è una sfiducia che offende
Dio e provoca la sua indignazione.
Quando gli Ebrei, fuggendo dall'Egitto, si videro
perduti nel mezzo del deserto, dimenticarono i miracoli di Javeh in loro
favore. Ebbero timore e mormorarono: "Dio potrà mantenerci nel deserto?
... Potrà dare del pane al suo popolo?" Queste parole irritarono il
Signore. Egli lanciò contro di loro il fuoco del cielo; la sua collera cadde
contro Israele "perché essi non avevano avuto fede in Dio e non avevano
sperato nel suo aiuto"4.
Nessuna vana inquietudine: il Padre veglia su di noi.
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