Pregare per i nostri
bisogni temporali
La fiducia, come stiamo descrivendola, non ci
dispensa dalla preghiera. Nelle nostre necessità temporali non è sufficiente
aspettare l'aiuto di Dio; bisogna anche chiederglielo.
Gesù Cristo ci ha lasciato nel Pater un modello
perfetto di preghiera. Dunque bisogna che chiediamo il nostro pane di ogni
giorno: Panem nostrum quotidianum da nobis hodie.
Non trascuriamo forse spesso questo grande dovere? Che
imprudenza e follia! Ci priviamo così, per leggerezza, della protezione
celeste, la sola sovranamente efficace. I Cappuccini, si dice, non muoiono mai
di fame, perché recitano pianamente il Padre Nostro. Imitiamoli, e l'Altissimo
non ci lascerà mancare il necessario.
Dobbiamo dunque domandare il nostro pane quotidiano.
E' un obbligo che ci impongono la fede e la carità verso noi stessi. Possiamo
però aumentare le nostre pretese e domandare la ricchezza?
Niente vi si oppone, sempre che la nostra preghiera
si ispiri a ragioni soprannaturali e che restiamo sottomessi alla Volontà di
Dio. Il Signore non ci proibisce di esprimergli i nostri desideri; Egli ama, al
contrario, che ci comportiamo filialmente con lui. Non aspettiamoci tuttavia
che egli si spieghi a tutte le nostre fantasie: la sua Bontà glielo vieta. Egli
sa qual'è il nostro bene; ci concederà i beni della terra solo se essi
dovessero servire alla nostra santificazione.
Abbandoniamoci dunque interamente alla Provvidenza e
recitiamo la preghiera del Saggio: "Non datemi né la povertà né la
ricchezza. Datemi solamente ciò che mi sarà necessario per vivere, affinché la
ricchezza non mi tenti a negarvi dicendo: Chi è mai il Signore?, o che,
costretto dall'indigenza, non rubi e non bestemmi il Nome del mio
Dio"8.
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