Sezione 1: Sviluppo economico
64. Lo sviluppo economico a servizio
dell'uomo
Oggi più che mai, per far
fronte all'aumento della popolazione e per rispondere alle crescenti aspirazioni
del genere umano, giustamente si tende ad incrementare la produzione di beni
nell'agricoltura e nell'industria e la prestazione dei servizi. Perciò sono da
favorire il progresso tecnico, lo spirito di innovazione, la creazione di nuove
imprese e il loro ampliamento, l'adattamento nei metodi dell'attività
produttiva e dello sforzo sostenuto da tutti quelli che partecipano alla
produzione, in una parola tutto ciò che possa contribuire a questo sviluppo. Ma
il fine ultimo e fondamentale di tale sviluppo non consiste nel solo aumento
dei beni prodotti, né nella sola ricerca del profitto o del predominio
economico, bensì nel servizio dell'uomo: dell'uomo integralmente considerato,
tenendo cioè conto della gerarchia dei suoi bisogni materiali e delle esigenze
della sua vita intellettuale, morale, spirituale e religiosa; di ogni uomo,
diciamo, e di ogni gruppo umano, di qualsiasi razza o continente. Pertanto
l'attività economica deve essere condotta secondo le leggi e i metodi propri
dell'economia, ma nell'ambito dell'ordine morale, in modo che così risponda al
disegno di Dio sull'uomo.
65. Lo sviluppo economico sotto il
controllo dell'uomo
Lo sviluppo economico deve
rimanere sotto il controllo dell'uomo. Non deve essere abbandonato all'arbitrio
di pochi uomini o gruppi che abbiano in mano un eccessivo potere economico, né
della sola comunità politica, né di alcune nazioni più potenti. Conviene, al
contrario, che il maggior numero possibile di uomini, a tutti i livelli e,
quando si tratta dei rapporti internazionali, tutte le nazioni possano
partecipare attivamente al suo orientamento. È necessario egualmente che le
iniziative spontanee dei singoli e delle loro libere associazioni siano
coordinate e armonizzate in modo conveniente ed organico con la molteplice
azione delle pubbliche autorità.
Lo sviluppo economico non può essere
abbandonato né al solo gioco quasi meccanico della attività economica dei
singoli, né alla sola decisione della pubblica autorità. Per questo, bisogna
denunciare gli errori tanto delle dottrine che, in nome di un falso concetto di
libertà, si oppongono alle riforme necessarie, quanto delle dottrine che
sacrificano i diritti fondamentali delle singole persone e dei gruppi
all'organizzazione collettiva della produzione.
Si ricordino, d'altra parte, tutti i
cittadini che essi hanno il diritto e il dovere - e il potere civile lo deve
riconoscere loro - di contribuire secondo le loro capacità al progresso della
loro propria comunità. Specialmente nelle regioni economicamente meno
progredite, dove si impone d'urgenza l'impiego di tutte le risorse ivi
esistenti, danneggiano gravemente il bene comune coloro che tengono
inutilizzate le proprie ricchezze o coloro che - salvo il diritto personale di
migrazione - privano la propria comunità dei mezzi materiali e spirituali di
cui essa ha bisogno.
66. Ingenti disparità
economico-sociali da far scomparire
Per rispondere alle
esigenze della giustizia e dell'equità, occorre impegnarsi con ogni sforzo
affinché, nel rispetto dei diritti personali e dell'indole propria di ciascun
popolo, siano rimosse il più rapidamente possibile le ingenti disparità
economiche che portano con sé discriminazioni nei diritti individuali e nelle
condizioni sociali quali oggi si verificano e spesso si aggravano. Similmente,
in molte zone, tenendo presenti le particolari difficoltà del settore agricolo
quanto alla produzione e alla commercializzazione dei beni, gli addetti
all'agricoltura vanno sostenuti per aumentare la produzione e garantirne la
vendita, nonché per la realizzazione delle trasformazioni e innovazioni
necessarie, come pure per raggiungere un livello equo di reddito; altrimenti
rimarranno, come spesso avviene, in condizioni sociali di inferiorità. Da parte
loro gli agricoltori, soprattutto i giovani, si impegnino con amore a
migliorare la loro competenza professionale, senza la quale non si dà sviluppo
dell'agricoltura.
La giustizia e l'equità richiedono
similmente che la mobilità, assolutamente necessaria in una economia di
sviluppo, sia regolata in modo da evitare che la vita dei singoli e delle loro
famiglie si faccia incerta e precaria. Per quanto riguarda i lavoratori che,
provenendo da altre nazioni o regioni, concorrono con il loro lavoro allo
sviluppo economico di un popolo o di una zona, è da eliminare accuratamente
ogni discriminazione nelle condizioni di rimunerazione o di lavoro. Inoltre
tutti e in primo luogo i poteri pubblici, devono trattarli come persone, e non
semplicemente come puri strumenti di produzione; devono aiutarli perché possano
accogliere presso di sé le loro famiglie e procurarsi un alloggio decoroso,
nonché favorire la loro integrazione nella vita sociale del popolo o della
regione che li accoglie. Si creino tuttavia nella misura del possibile, posti
di lavoro nelle regioni stesse d'origine.
Nelle economie attualmente in fase di
ulteriore trasformazione, come nelle nuove forme della società industriale
nelle quali, per esempio, si va largamente applicando l'automazione, si
richiedono misure per assicurare a ciascuno un impiego sufficiente e adatto,
insieme alla possibilità di una formazione tecnica e professionale adeguata;
inoltre bisogna garantire la sussistenza e la dignità umana di coloro che,
soprattutto per motivi di salute e di età, si trovano in particolari
difficoltà.
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