Art. 2--La predicazione del Vangelo e la
riunione del popolo di Dio
Evangelizzazione e conversione
13. Ovunque Dio apre una
porta della parola per parlare del mistero del Cristo (cfr. Col 4,3), ivi a
tutti gli uomini (cfr. Mc 16,15), con franchezza e con perseveranza deve essere
annunziato (cfr. 1 Cor 9,15; Rm 10,14) il Dio vivente e colui che egli ha
inviato per la salvezza di tutti, Gesù Cristo. Solo così i non cristiani, a cui
aprirà il cuore lo Spirito Santo (cfr. At 16,14), crederanno e liberamente si
convertiranno al Signore, e sinceramente aderiranno a colui che, essendo « la
via, la verità e la vita» (Gv 14,6), risponde a tutte le attese del loro
spirito, anzi le supera infinitamente.
Una tale conversione va certo intesa come un
inizio: eppure è sufficiente perché l'uomo avverta che, staccato dal peccato,
viene introdotto nel mistero dell'amore di Dio, che lo chiama a stringere nel
Cristo una relazione personale con lui. Difatti, sotto l'azione della grazia di
Dio, il neo-convertito inizia un itinerario spirituale in cui, trovandosi già
per la fede in contatto con il mistero della morte e della risurrezione, passa
dall'uomo vecchio all'uomo nuovo che in Cristo trova la sua perfezione (cfr.
Col 3,5-10; Ef 4,20-24). Questo passaggio, che implica un progressivo
cambiamento di mentalità e di costumi, deve manifestarsi nelle sue conseguenze
di ordine sociale e svilupparsi progressivamente nel tempo del catecumenato. E
poiché il Signore in cui si crede è segno di contraddizione (cfr. Lc 2,34; Mt
10,34-39), non di rado chi si è convertito va incontro a rotture e a distacchi,
ma anche a gioie, che Dio generosamente concede (cfr. 1 Ts 1,6).
La Chiesa proibisce severamente di
costringere o di indurre e attirare alcuno con inopportuni raggiri ad
abbracciare la fede, allo stesso modo in cui rivendica energicamente il diritto
che nessuno con ingiuste vessazioni sia distolto dalla fede stessa.
Secondo una prassi antichissima nella
Chiesa, i motivi della conversione vanno bene esaminati, e, se è necessario,
purificati.
Catecumenato e iniziazione cristiana
14. Coloro che da Dio,
tramite la Chiesa, hanno ricevuto il dono della fede in Cristo, siano ammessi
nel corso di cerimonie liturgiche al catecumenato. Questo, lungi dall'essere
una semplice esposizione di verità dogmatiche e di norme morali, costituisce
una vera scuola di formazione, debitamente estesa nel tempo, alla vita
cristiana, in cui appunto i discepoli vengono in contatto con Cristo, loro
maestro. Perciò i catecumeni siano convenientemente iniziati al mistero della
salvezza ed alla pratica della morale evangelica, e mediante dei riti sacri, da
celebrare successivamente, siano introdotti nella vita religiosa, liturgica e
caritativa del popolo di Dio.
In seguito, liberati grazie ai sacramenti
dell'iniziazione cristiana dal potere delle tenebre (cfr. Col 1,13), morti e
sepolti e risorti insieme con il Cristo (cfr. Rm 6,4-11; Col 2,12-13;Mc 16,16),
ricevono lo Spirito di adozione a figli (cfr. 1 Ts 3,5-7; At 8,14-17) e
celebrano il memoriale della morte e della resurrezione del Signore con tutto
il popolo di Dio.
È auspicabile una riforma della liturgia del
tempo quaresimale e pasquale, perché sia in grado di preparare l'anima dei
catecumeni alla celebrazione del mistero pasquale, durante le cui feste essi
per mezzo del battesimo rinascono in Cristo.
Questa iniziazione cristiana nel corso del
catecumenato non deve essere soltanto opera dei catechisti o dei sacerdoti, ma di
tutta la comunità dei fedeli, soprattutto dei padrini, in modo che i catecumeni
avvertano immediatamente di appartenere al popolo di Dio. Essendo la vita della
Chiesa apostolica, è necessario che essi imparino a cooperare attivamente
all'evangelizzazione ed alla edificazione della Chiesa con la testimonianza
della vita e con la professione della fede.
Infine, nel nuovo Codice dovrà essere più
esattamente definito lo stato giuridico dei catecumeni. Essi infatti sono già
uniti alla Chiesa, appartengono già alla famiglia del Cristo, e non è raro che
conducano già una vita ispirata alla fede, alla speranza ed alla carità.
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