CAPITOLO
IV I MISSIONARI
La
vocazione missionaria
23. Benché l'impegno di
diffondere la fede ricada su qualsiasi discepolo di Cristo in proporzione alle
sue possibilità Cristo Signore chiama sempre dalla moltitudine dei suoi
discepoli quelli che egli vuole, per averli con sé e per inviarli a predicare
alle genti (cfr. Mc 3,13 ss). Perciò egli, per mezzo dello Spirito Santo, che
distribuisce come vuole i suoi carismi per il bene delle anime (cfr. 1 Cor
12,11), accende nel cuore dei singoli la vocazione missionaria e nello stesso
tempo suscita in seno alla Chiesa quelle istituzioni che si assumono come
dovere specifico il compito della evangelizzazione che appartiene a tutta
quanta la Chiesa.
Difatti sono insigniti di una vocazione
speciale coloro che, forniti di naturale attitudine e capaci per qualità ed
ingegno, si sentono pronti a intraprendere l'attività missionaria, siano essi
autoctoni o stranieri: sacerdoti, religiosi e laici. Essi, inviati dalla
legittima autorità, si portano per spirito di fede e di obbedienza presso
coloro che sono lontani da Cristo, riservandosi esclusivamente per quell'opera
per la quale, come ministri del Vangelo, sono stati scelti (cfr. At 13,2), «
affinché l'offerta dei pagani sia ben accolta e santificata per lo Spirito
Santo » (Rm 15,16) .
Spiritualità missionaria
24. Orbene, alla chiamata
di Dio l'uomo deve rispondere in maniera tale da vincolarsi del tutto all'opera
evangelica, « senza prender consiglio dalla carne e dal sangue » (Gal 1,16). Ed
è impossibile dare una risposta a questa chiamata senza l'ispirazione e la
forza dello Spirito Santo. Il missionario diventa infatti partecipe della vita
e della missione di colui che «annientò se stesso, prendendo la natura di
schiavo » (Fil 2,7); deve quindi esser pronto a mantenersi fedele per tutta la
vita alla sua vocazione, a rinunciare a se stesso e a tutto quello che in
precedenza possedeva in proprio, ed a « farsi tutto a tutti» (1 Cor 9,22).
Annunziando il Vangelo ai pagani, deve far
conoscere con fiducia il mistero del Cristo, del quale è ambasciatore: è in suo
nome che deve avere il coraggio di parlare come è necessario (cfr. Ef 6,19 ss.;
At 4,31), senza arrossire dello scandalo della croce. Seguendo l'esempio del
suo Maestro, mite e umile di cuore, deve dimostrare che il suo giogo è soave e
il suo peso leggero (cfr. Mt 11,29 ss.). Vivendo autenticamente il Vangelo, con
la pazienza, con la longanimità, con la benignità, con la carità sincera (cfr.
2 Cor 6,4 ss.), egli deve rendere testimonianza al suo Signore fino a spargere,
se necessario, il suo sangue per lui. Virtù e fortezza egli chiederà a Dio, per
riconoscere che nella lunga prova della tribolazione e della povertà profonda
risiede l'abbondanza della gioia (cfr. 2 Cor 8,2). E sia ben persuaso che è
l'obbedienza la virtù distintiva del ministro di Cristo, il quale appunto con
la sua obbedienza riscattò il genere umano.
I messaggeri del Vangelo, per non trascurare
la grazia che è in loro, devono rinnovarsi di giorno in giorno interamente nel
loro spirito (cfr. 1 Tm 4,14; Ef 4,23; 2 Cor 4,16). Gli ordinari ed i superiori
da parte loro procurino di riunire in determinati periodi i missionari per
rinvigorirli nella speranza della loro vocazione e per aggiornare il ministero
apostolico, fondando anche delle case a questo scopo.
Formazione spirituale e morale
25. Il futuro missionario
deve ricevere una formazione spirituale e morale particolare per prepararsi a
questo nobilissimo compito. Egli deve essere pronto a prendere iniziative,
costante nel portarle a compimento, perseverante nelle difficoltà, paziente e
forte nel sopportare la solitudine, la stanchezza, la sterilità nella propria
fatica. Andrà incontro agli uomini francamente e con cuore aperto; accoglierà
volentieri gli incarichi che gli vengono affidati; saprà adattarsi
generosamente alla diversità di costume dei popoli ed al mutare delle
situazioni; in piena armonia e con reciproca carità offrirà la sua
collaborazione ai confratelli ed a tutti coloro che svolgono il suo stesso
lavoro, in modo che tutti, compresi i fedeli, sull'esempio della prima comunità
apostolica formino un cuore solo ed un'anima sola (cfr. At 2,42; 4,32).
Tali disposizioni interne devono essere
diligente mente promosse e coltivate già fin dal tempo della formazione, nonché
elevate e nutrite attraverso la vita spirituale.
Il missionario, animato da viva fede e da
incrollabile speranza, sia uomo di preghiera; sia ardente per spirito di virtù,
di amore e di sobrietà (cfr. 2 Tm 1,7); impari ad essere contento delle condizioni
in cui si trova (cfr. Fil 4,11); porti sempre la morte di Gesù nel suo cuore
con spirito di sacrificio, affinché sia la vita di Gesù ad agire nel cuore di
coloro a cui viene mandato (cfr. 2 Cor 4,10 ss.); nel suo zelo per le anime
spenda volentieri del suo e spenda anche tutto se stesso per la loro salvezza
(cfr. 2 Cor 12,1 ss.), sicché « nell'esercizio quotidiano del suo dovere cresca
nell'amore di Dio e del prossimo ». Solo così, unito al Cristo nell'obbedienza
alla volontà del Padre, potrà continuare la missione sotto l'autorità
gerarchica della Chiesa e collaborare al mistero della salvezza.
Formazione dottrinale e apostolica
26. Coloro che saranno
inviati ai vari popoli pagani, se vogliono riuscire buoni ministri del Cristo,
«siano nutriti dalle parole della fede e della buona dottrina» (1 Tm 4,6): essi
le attingeranno soprattutto dalla sacra Scrittura, approfondendo quel mistero
del Cristo di cui saranno poi messaggeri e testimoni.
Perciò tutti i missionari--sacerdoti,
religiosi, suore e laici--debbono essere singolarmente preparati e formati,
secondo la loro condizione, perché siano all'altezza del compito che dovranno
svolgere. Fin dall'inizio la loro formazione dottrinale deve essere impostata
in modo da non perdere di vista l'universalità della Chiesa e la diversità dei
popoli. Ciò vale, sia per le discipline che servono a prepararli direttamente
al ministero, sia per le altre scienze che possono loro riuscire utili per una
conoscenza generale dei popoli, delle culture e delle religioni, orientata non
soltanto verso il passato, ma soprattutto verso il presente. Chiunque infatti
sta per recarsi presso un altro popolo, deve stimare molto il patrimonio, le
lingue ed i costumi. È dunque indispensabile al futuro missionario attendere
agli studi di missionologia, conoscere cioè la dottrina e le norme della Chiesa
relative all'attività missionaria, sapere quali strade abbiano seguito nel
corso dei secoli i messaggeri del Vangelo, essere al corrente della situazione
missionaria attuale e dei metodi che si ritengono al giorno d'oggi più
efficaci.
Benché questo ciclo integrale di
insegnamento debba essere arricchito ed animato da zelo pastorale, bisogna dare
tuttavia anche una speciale ed ordinata formazione apostolica, sia con la
teoria che con le esercitazioni pratiche.
Il maggior numero possibile di religiosi e
di suore siano ben istruiti e preparati nell'arte catechistica, onde
collaborino sempre più all'apostolato. È necessario che anche coloro, i quali si
impegnano solo temporaneamente nell'attività missionaria, acquistino una
formazione adeguata alla loro condizione.
Tutti questi tipi di formazione poi vanno
completati nei paesi nei quali sono inviati, in maniera che i missionari
conoscano a fondo la storia, le strutture sociali e le consuetudini dei vari
popoli, approfondiscano l'ordine morale, le norme religiose e le idee più
profonde che quelli, in base alle loro tradizioni, hanno già intorno a Dio, al
mondo e all'uomo. Apprendano le lingue tanto bene da poterle usare con
speditezza e proprietà: sarà questo il modo per arrivare più facilmente alla
mente ed al cuore di quegli uomini. Siano inoltre debitamente preparati di
fronte a necessità pastorali di carattere particolare.
Alcuni di essi poi devono ricevere una più
accurata preparazione presso gli istituti di missionologia o presso altre
facoltà o università, per poter svolgere con maggiore efficacia dei compiti
speciali ed aiutare con la loro cultura gli altri missionari nell'esercizio del
lavoro missionario, che specialmente ai nostri tempi presenta tante difficoltà
ed insieme tante occasioni favorevoli. È inoltre auspicabile che le conferenze
episcopali regionali abbiano a disposizione un buon numero di questi esperti,
ed utilizzino la loro scienza ed esperienza nelle necessità del loro ministero.
Non devono poi mancare gli esperti nell'uso degli strumenti tecnici e della
comunicazione sociale, la cui importanza tutti devono apprezzare.
Gli istituti missionari
27. Tutto questo, benché
sia indispensabile a chiunque viene inviato alle genti, in realtà molto
difficilmente può essere realizzato dai singoli. Appunto perché l'opera
missionaria stessa, come conferma l'esperienza, non può essere compiuta dai singoli
individui, una vocazione comune li ha riuniti in istituti dove, mettendo
insieme le loro forze, possono ricevere una formazione adeguata, per eseguire
quell'opera a nome della Chiesa e dietro comando dell'autorità gerarchica. Per
molti secoli tali istituti han portato il peso del giorno e del calore, sia che
al lavoro missionario si dedicassero totalmente, sia che vi si dedicassero
soltanto in parte. Spesso la santa Sede affidò loro dei territori immensi da
evangelizzare, nei quali seppero riunire, per il Signore, un nuovo popolo, cioè
una Chiesa locale gerarchicamente unita ai propri pastori. A queste Chiese
appunto, che han fondato con il loro sudore o piuttosto con il loro sangue,
essi presteranno servizio con il proprio zelo e la propria esperienza in una
collaborazione fraterna, sia che esercitino la cura delle anime, sia che
svolgano funzioni speciali in vista del bene comune.
Talvolta si assumeranno dei compiti più
urgenti in tutto l'ambito di una determinata regione: ad esempio,
l'evangelizzazione di certe categorie o di popoli che, per ragioni particolari,
non hanno forse ricevuto ancora il messaggio evangelico, o ad esso han fatto
finora resistenza. In caso di necessità, essi devono esser pronti a formare e
ad aiutare con la loro esperienza coloro che si consacrano all'attività
missionaria solo temporaneamente. Per tutte queste ragioni, ed anche perché
molti sono ancora i popoli da condurre a Cristo, questi istituti restano
assolutamente necessari.
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