I. I vescovi diocesani
La diocesi e il vescovo
11. La diocesi è una
porzione del popolo di Dio affidata alle cure pastorali del vescovo, coadiuvato
dal suo presbiterio, in modo che, aderendo al suo pastore, e da questi radunata
nello Spirito Santo per mezzo del Vangelo e della eucaristia, costituisca una
Chiesa particolare nella quale è presente e opera la Chiesa di Cristo, una,
santa, cattolica e postolica. I singoli vescovi, ai quali è affidata la cura di
una Chiesa particolare, sotto l'autorità del sommo Pontefice, pascono nel nome
del Signore come pastori propri, ordinari ed immediati le loro pecorelle ed
esercitano a loro vantaggio l'ufficio di insegnare, di santificare e di
reggere. Essi però devono riconoscere i diritti che legittimamente competono
sia ai patriarchi, sia alle altre autorità gerarchiche.
I vescovi devono svolgere il loro ufficio
apostolico come testimoni di Cristo al cospetto di tutti gli uomini,
interessandosi non solo di coloro che già seguono il Principe dei pastori, ma
dedicandosi anche con tutta l'anima a coloro che in qualsiasi maniera si sono
allontanati dalla via della verità, oppure ignorano ancora il Vangelo di Cristo
e la sua misericordia salvifica; così agiranno, fino a quando tutti quanti
cammineranno « in ogni bontà, giustizia e verità » (Ef 5,9).
Il ministero di evangelizzare il
popolo di Dio
12. Nell'esercizio del
loro ministero di insegnare annunzino agli uomini il Vangelo di Cristo, che uno
dei principali doveri dei vescovi e ciò faccia no, nella forza dello Spirito,
invitando gli uomini al la fede o confermandoli nella fede viva. Propongano
loro il mistero integrale di Cristo, ossia quelle verità che non si possono
ignorare senza ignorare Cristo stesso; e additino contemporaneamente alle anime
la via da Dio rivelata, che conduce gli uomini alla glorificazione del Signore
e con ciò alla loro eterna felicità.
Mostrino inoltre che, nei disegni di Dio, le
stesse cose terrene e le umane istituzioni sono ordinate alla salvezza degli
uomini e possono di conseguenza non poco contribuire all'edificazione del Corpo
di Cristo.
Insegnino pertanto quanto grande è, secondo
la dottrina della Chiesa, il valore della persona umana, della sua libertà e
della stessa vita fisica; il valore della famiglia, della sua unità e
stabilità, della procreazione ed educazione della prole; il valore della
società civile, con le sue leggi e con le varie professioni in essa esistenti;
il valore del lavoro e del riposo, delle arti e della tecnica; il valore della
povertà e dell'abbondanza dei beni materiali. E da ultimo espongano come
debbano essere risolti i gravissimi problemi sollevati dal possesso dei beni
materiali, dal loro sviluppo e dalla loro giusta distribuzione, dalla pace e
dalla guerra, e dalla fraterna convivenza di tutti i popoli.
13. I vescovi devono
esporre la dottrina cristiana in modo consono alle necessità del tempo in cui
viviamo: in un modo, cioè, che risponda alle difficoltà ed ai problemi, dai
quali sono assillati ed angustiati gli uomini d'oggi. Inoltre non solo devono
difenderla in prima persona, ma devono stimolare anche i fedeli a fare
altrettanto ed a propagarla. Propongano poi tale insegnamento in maniera da
dimostrare la materna sollecitudine della Chiesa verso tutti gli uomini, sia
fedeli sia non fedeli; e concordino una particolare attenzione ai più poveri e
ai più deboli, memori che a questi sono stati mandati dal Signore ad annunziare
il Vangelo.
E poiché la Chiesa non può non stabilire un
colloquio con l'umana società in seno alla quale vive, incombe in primo luogo
ai vescovi il dovere di andare agli uomini e di sollecitare e promuovere un
dialogo con essi. Ma perché in questi dialoghi di salvezza la verità vada
sempre unita con la carità, e l'intelligenza con l'amore, è necessario non solo
che essi si svolgano con chiarezza di linguaggio, con umiltà e con mitezza, ma
anche che in essi ad un doverosa prudenza si accompagni una vicendevole
fiducia; perché tale fiducia, favorendo l'amicizia, è destinata ad unire gli
animi.
Per la diffusione della dottrina cristiana,
ricorrano ai mezzi che oggi sono a disposizione: in primo luogo alla
predicazione ed alla istruzione catechistica, che hanno sempre una capitale
importanza; poi alla esposizione della stessa dottrina nelle scuole, nelle
università, mediante conferenze e riunioni di ogni specie; infine a pubbliche
dichiarazioni, in occasione di qualche speciale avvenimento, fatte per mezzo
della stampa e dei vari mezzi di comunicazione sociale, dei quali è
assolutamente opportuno servirsi per annunziare il Vangelo di Cristo.
14. Vigilino affinché con
premuroso zelo, non solo ai fanciulli ed ai giovani, ma anche agli adulti sia
insegnato il catechismo, che ha lo scopo di ravvivare tra gli uomini la fede e
di renderla cosciente e attiva, per mezzo di un'opportuna istruzione. Abbiano
cura che questo insegnamento sia fatto secondo un ordine ed un metodo che si
addica, oltre che alla materia di cui si tratta, alla mentalità, alle capacità,
all'età e alle condizioni di vita degli uditori, e sia basato sulla sacra
Scrittura, sulla tradizione, sulla liturgia, sul magistero e sulla vita della
Chiesa. Si adoperino inoltre perché i catechisti siano convenientemente
preparati al loro compito, conoscano di conseguenza a fondo la dottrina della
Chiesa e apprendano in teoria ed in pratica le leggi della psicologia e le
materie pedagogiche. Abbiano anche cura di ripristinare o meglio adattare ai
nostri tempi l'istituto dei catecumeni adulti.
Il ministero di santificare il popolo
di Dio
15. Nell'esercizio del
loro ministero di santificazione, i vescovi si ricordino bene di essere stati
scelti di mezzo agli uomini e di essere stati investiti della loro dignità per
gli uomini in tutto ciò che si riferisce a Dio, affinché offrano doni e
sacrifici per i peccati. Infatti i vescovi hanno la pienezza del sacramento
dell'ordine; e da loro dipendono, nell'esercizio della loro potestà, sia i
presbiteri, che sono stati anch'essi consacrati veri sacerdoti del Nuovo
Testamento perché siano prudenti cooperatori dell'ordine episcopale, sia i
diaconi, che in unione col vescovo ed al servizio del suo presbiterio sono
destinati al ministero del popolo di Dio. I vescovi perciò sono i principali
dispensatori dei misteri di Dio e nello stesso tempo organizzatori, promotori e
custodi della vita liturgica nella Chiesa loro affidata.
Mettano perciò in opera ogni loro sforzo,
perché i fedeli, per mezzo della eucaristia, conoscano sempre più profondamente
e vivano il mistero pasquale, per formare un corpo più intimamente compatto,
nell'unità della carità di Cristo. «Perseveranti nella preghiera e nel
ministero della parola » (At 6,4) pongano ogni loro impegno, perché tutti quelli
cl sono affidati alle loro cure siano concordi nel preghiera e perché,
ricevendo i sacramenti, crescano nella grazia e siano fedeli testimoni del
Signore.
Nella loro qualità di maestri di perfezione
si studino di fare avanzare nella via della santità i loro sacerdoti, i
religiosi e i laici, secondo la particolare vocazione di ciascuno ricordino
tuttavia di esse tenuti a dare essi per primi esempio di santità, nella carità,
nell'umiltà e nella semplicità della vita. Conducano le Chiese loro affidate a
tal punto di santi che in esse siano pienamente manifestati i sentimenti della
Chiesa universale di Cristo. Di conseguenza cerchino di incrementare più che
sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo particolare
quelle missionarie.
Il ministero di guidare il popolo di
Dio
16. Nell'esercizio del
loro ufficio di padri e di pastori, i vescovi si comportino in mezzo ai loro
fedeli come coloro che servono come buoni pastori che conoscono le loro pecorelle
e sono da esse conosciuti, come veri padri che eccellono per il loro spirito di
carità e di zelo verso tutti e la cui autorità ricevuta da Dio incontra
un'adesione unanime e riconoscente. Raccolgano intorno a sé l'intera famiglia
del loro gregge e diano ad essa una tale formazione che tutti, consapevoli dei
loro doveri, vivano ed operino in comunione di carità.
Per raggiungere simile intento i vescovi
«disposti a qualsiasi opera buona» (2 Tm 2,21), e «sopportando tutto per amore
degli eletti» (2 Tm 2,10), orientino la loro vita in modo che sia atta a
rispondere alle esigenze dei nostri tempi.
Trattino sempre con particolare carità i
sacerdoti, perché essi si assumono una parte dei loro ministeri e delle loro
preoccupazioni, e vi si consacrano nella vita quotidiana con tanto zelo. Li
considerino come figli ed amici e perciò siano disposti ad ascoltarli e a
trattarli con fiducia e benevolenza, allo scopo di incrementare l'attività
pastorale in tutta la diocesi.
Dimostrino il più premuroso interessamento per
le loro condizioni spirituali, intellettuali e materiali, affinché essi, con
una vita santa e pia, possano esercitare il loro ministero fedelmente e
fruttuosamente. A tale scopo favoriscano istituzioni e organizzino particolari
convegni nei quali i sacerdoti di tanto in tanto possano riunirsi, sia per la
rinnovazione della loro vita in corsi più lunghi di esercizi spirituali, sia
per l'approfondimento delle scienze ecclesiastiche, e specialmente della sacra
Scrittura e della teologia, dei problemi sociali di maggiore importanza e dei
nuovi metodi dell'attività pastorale. Seguano con misericordia attiva quei
sacerdoti che, per qualsiasi ragione, si trovano in pericolo, o sono in qualche
modo venuti meno ai loro doveri.
Per essere in grado di meglio provvedere al
bene dei fedeli, secondo il bisogno di ciascuno, i vescovi cerchino di
conoscere a fondo le loro necessità e le condizioni sociali nelle quali vivono,
ricorrendo, tale scopo, a tutti i mezzi opportuni, e specialmente alle indagini
sociologiche. Si dimostrino premurosi verso tutti: di qualsiasi età,
condizione, nazionalità siano essi del paese, o di passaggio, o stranieri.
Nell'esercizio di questa attività pastorale, rispettino compiti spettanti ai
loro fedeli nelle cose di Chiesa, riconoscendo loro anche il dovere ed il
diritto di collaborare attivamente all'edificazione del corpo mistico di
Cristo.
Amino i fratelli separati e raccomandino ai
lo fedeli di trattarli con grande umanità e carità, favorendo così
l'ecumenismo, inteso nel senso insegnato dalla Chiesa. Estendano il loro zelo
anche ai non battezzati, affinché pure ad essi si manifesti la carità di
Cristo, di cui i vescovi sono testimoni davanti a tutti.
Varie attività nell'apostolato
17. Si sviluppino le varie
forme di apostolato. In tutta la diocesi e nei settori particolari queste opere
di apostolato siano opportunamente coordinate ed intimamente unite tra di loro,
sotto la guida del ve scovo. Grazie a ciò tutte le iniziative ed attività d,
carattere catechistico, missionario, caritativo, socia le, familiare,
scolastico, ed ogni altro lavoro mirante a fini pastorali, saranno ricondotte a
un'azione con corde, dalla quale sia resa ancor più palese l'unità della
diocesi.
Si inculchi insistentemente che tutti i
fedeli, secondo la loro condizione e capacità, hanno il dovere di fare
dell'apostolato; si raccomandi loro di partecipare e di sostenere le varie
opere dell'apostolato dei laici, e specialmente l'Azione cattolica. Inoltre si
incrementino e si favoriscano le associazioni che direttamente o indirettamente
si propongono fini soprannaturali: ossia la ricerca di una vita più perfetta, o
la propagazione del Vangelo di Cristo tra tutti gli uomini, o la diffusione
della dottrina cristiana e lo sviluppo del culto pubblico, o scopi sociali, o
il compimento di opere di pietà e di carità.
Tali forme di apostolato devono essere
adattate alle necessità dei nostri giorni, tenendo presenti le varie esigenze
degli uomini: non solo spirituali e morali, ma anche quelle sociali,
demografiche ed economiche. E per raggiungere efficacemente ed utilmente tale
scopo, si potrà trarre un notevolissimo vantaggio dalle indagini sociali e
religiose, eseguite per mezzo degli uffici di sociologia pastorale, che sono da
raccomandare con ogni premura.
18. Si abbia un
particolare interessamento per quei fedeli che, a motivo delle loro condizioni
di vita, non possono godere dell'ordinario ministero dei parroci o sono privi
di qualsiasi assistenza: tali sono i moltissimi emigranti, gli esuli, i
profughi, i marittimi, gli addetti a trasporti aerei, i nomadi, ed altre simili
categorie. Si adottino anche convenienti sistemi di assistenza spirituale per i
turisti.
Le conferenze episcopali, e specialmente
quelle nazionali, dedichino premurosa attenzione ai più urgenti problemi
riguardanti le predette categorie di persone, e con opportuni mezzi e
direttive, in concordia di intenti e di sforzi, provvedano adeguatamente alla
loro assistenza religiosa, tenendo presenti in primo luogo le disposizioni date
o da darsi dalla santa Sede e adattandole convenientemente alle varie
situazioni dei tempi, dei luoghi e delle persone.
I vescovi e l'autorità civile
19. Nell'esercizio del
loro ministero apostolico mirante alla salute delle anime, i vescovi di per s
godono di una piena e perfetta libertà e indipendenza da qualsiasi civile
autorità. Perciò non è lecito ostacolare direttamente o indirettamente
l'esercizio del loro ministero ecclesiastico, né impedire che essi possano
liberamente comunicare con la santa Sede con le altre autorità ecclesiastiche e
coi loro sudditi.
I sacri pastori, mentre attendono al bene
spirituale del loro gregge, ne favoriscono senza dubbio anche il progresso
sociale e civile e la prosperità, armonizzando a tal fine--a titolo del loro
ufficio e come si conviene a dei vescovi--la loro attività a quella delle
pubbliche autorità, inculcando ai fedeli obbedienza alle leggi giuste e rispetto
alle autorità legittimamente costituite.
20. Poiché il ministero
apostolico dei vescovi è stato istituito da Cristo Signore e mira ad un fine
spirituale e soprannaturale, questo santo Sinodo ecumenico dichiara che il
diritto di nominare e di costituire i vescovi è proprio, peculiare e di per sé
esclusivo della competente autorità ecclesiastica.
Perciò, per difendere debitamente la libertà
della Chiesa e per promuovere sempre più adeguatamente e speditamente il bene
dei fedeli, questo santo Concilio fa voti che, per l'avvenire, alle autorità
civili non siano più concessi diritti o privilegi di elezione, nomina,
presentazione o designazione all'ufficio episcopale. A quelle autorità civili
poi che ora, in virtù di una convenzione o di una consuetudine, godono dei
suddetti diritti o privilegi, questo Sinodo, mentre esprime riconoscenza e
sincero apprezzamento per l'ossequio da loro dimostrato verso la Chiesa,
rivolge viva preghiera, affinché, previe intese con la santa Sede, ad essi vogliano
spontaneamente rinunziare.
Rinuncia al ministero episcopale
21. Poiché il ministero
pastorale dei vescovi riveste tanta importanza e comporta gravi responsabilità,
si rivolge una calda preghiera ai vescovi diocesani e a coloro che sono ad essi
giuridicamente equiparati, perché, qualora per la loro troppa avanzata età o
per altra grave ragione, diventassero meno capaci di adempiere il loro compito,
spontaneamente o dietro invito della competente autorità rassegnino le
dimissioni dal loro ufficio. Da parte sua, la competente autorità, se accetta
le dimissioni, provvederà sia ad un conveniente sostentamento dei rinunziatari,
sia a riconoscere loro particolari diritti.
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