CAPITOLO
I I VESCOVI E LA CHIESA UNIVERSALE
I. La posizione dei vescovi riguardo alla
Chiesa universale
Il collegio episcopale
4. I vescovi, in virtù
della loro sacramentale consacrazione e in gerarchica comunione col capo e coi
membri del collegio, sono costituiti membri del corpo episcopale. « L'ordine
dei vescovi, che succede al collegio degli apostoli nel magistero e nel governo
pastorale, ed è anzi l'ininterrotto prolungamento del corpo apostolico nel
tempo, insieme col romano Pontefice, suo capo, è anche il soggetto di una
suprema e piena potestà sulla Chiesa universale: potestà, tuttavia, che non si
può esercitare senza il consenso del romano Pontefice ». Tale potestà invero «
si esercita in modo solenne nel Concilio ecumenico» perciò questo santo Sinodo
dichiara che tutti i vescovi, che siano membri del collegio episcopale, hanno
il diritto di intervenire al Concilio ecumenico. « La stessa potestà collegiale
può essere esercitata, insieme col papa, dai vescovi sparsi nelle diverse parti
del mondo, purché il capo del collegio li inviti ad una azione collegiale, o
almeno approvi o liberamente accetti un'azione unitaria dei vescovi sparsi nel
mondo, in modo che diventi un vero atto collegiale ».
Il Sinodo
5. Una più efficace
collaborazione al supremo pastore della Chiesa la possono prestare, nei modi
dallo stesso romano Pontefice stabiliti o da stabilirsi, i vescovi scelti da
diverse regioni del mondo, riuniti nel consiglio propriamente chiamato Sinodo
dei vescovi. Tale Sinodo, rappresentando tutto l'episcopato cattolico, è un
segno che tutti i vescovi sono partecipi in gerarchica comunione della
sollecitudine della Chiesa universale.
I vescovi partecipano della
sollecitudine per tutta la Chiesa
6. I vescovi, come
legittimi successori degli apostoli e membri del collegio episcopale, sappiano
essere sempre tra loro uniti e dimostrarsi solleciti di tutte le Chiese; per
divina disposizione e comando del l'ufficio apostolico, ognuno di essi, insieme
con gli altri vescovi, è infatti in certo qual modo responsabile della Chiesa.
In modo particolare si dimostri no solleciti di quelle parti del mondo dove la
parola di Dio non è ancora stata annunziata, o dove, a motivo dello scarso
numero di sacerdoti, i fedeli sono in pericolo di allontanarsi dalla pratica
della vita cristiana, anzi di perdere la fede stessa.
Si adoperino perciò a che i fedeli
sostengano promuovano con ardore le opere di evangelizzazione e di apostolato.
Cerchino inoltre di preparare degni sacerdoti, come anche degli ausiliari,
religiosi e laici non solo per le missioni, ma anche per le regioni che hanno
scarsezza di clero. Facciano ogni possibile sforzo, perché alcuni dei loro
sacerdoti si rechino in terra di missione o nelle diocesi predette ad
esercitarvi il sacro ministero, per tutta la loro vita o al meno per un
determinato periodo di tempo.
Ricordino i vescovi che anche nell'uso dei
beni ecclesiastici devono essere tenute presenti le necessità non solo delle
loro diocesi, ma anche di quelle di altre Chiese particolari, perché anche
queste sono parti dell'unica Chiesa di Cristo. Ed infine rivolgano le loro
cure, secondo le loro possibilità, ad alleviare le calamità da cui altre
diocesi o altre regioni sono afflitte.
Ricordare i vescovi perseguitati
7. Soprattutto i vescovi
circondino col loro fraterno affetto e con la loro attiva premura quegli altri
vescovi che, a motivo della loro fedeltà a Cristo, sono fatti bersaglio di
calunnie e di persecuzioni, giacciono in carcere o sono impediti
dall'esercitare il loro ministero. Mirino così, con la preghiera e con l'opera,
a lenire e mitigare i dolori dei loro confratelli.
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