1. LA RIVOLUZIONE NEGA IL PECCATO E LA REDENZIONE
La Rivoluzione, come abbiamo visto, è figlia del peccato. Ma, se
lo riconoscesse, si toglierebbe la maschera e si ribellerebbe contro la sua
stessa causa.
Si spiega, così, perché la Rivoluzione tenda non solo a passare
sotto silenzio la radice di peccato dalla quale è sbocciata, ma a negare la
nozione stessa del peccato. Negazione radicale, che include tanto la colpa
originale quanto quella attuale e che si realizza principalmente:
l Attraverso sistemi filosofici o giuridici che
negano la validità e l’esistenza di qualsiasi legge morale o le danno i
fondamenti vani e ridicoli del laicismo.
l Attraverso mille procedimenti propagandistici
che creano nelle moltitudini una condizione spirituale in cui, senza affermare
direttamente che la morale non esiste, si fa astrazione da essa e in cui tutta
la venerazione dovuta alla virtù è tributata a idoli come l’oro, il lavoro, l’efficienza,
il successo, la sicurezza, la salute, la bellezza fisica, la forza muscolare,
il godimento dei sensi, e così via.
La Rivoluzione sta distruggendo nell’uomo contemporaneo la nozione
stessa di peccato, la distinzione stessa fra il bene e il male. E, ipso
facto, essa nega la Redenzione di Nostro Signore Gesù Cristo, che, senza il
peccato, diventa incomprensibile e perde qualsiasi relazione logica con la
storia e con la vita.
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