3. IN RELAZIONE AL RIVOLUZIONARIO
A. L’iniziativa contro-rivoluzionaria
Di fronte alla Rivoluzione e alla Contro-Rivoluzione non vi sono
neutrali. Vi possono essere, certamente, non combattenti, la cui volontà o le
cui velleità sono, però, consapevolmente o no, in uno dei due campi. Per
rivoluzionari intendiamo, infatti, non solo i partigiani integrali e dichiarati
della Rivoluzione, ma anche i “semi-contro-rivoluzionari”.
La Rivoluzione ha potuto procedere, come abbiamo visto, a patto d’occultare
il suo volto totale, il suo vero spirito, i suoi fini ultimi.
Il mezzo più efficace per confutarla di fronte ai rivoluzionari
consiste nel mostrarla intera, sia nel suo spirito e nelle grandi linee della
sua azione che in ciascuna delle sue manifestazioni o manovre apparentemente
inoffensive e insignificanti. Strapparle, dunque, la maschera significa
sferrarle il più duro dei colpi.
Per questa ragione lo sforzo contro-rivoluzionario deve dedicarsi
a questo compito con il massimo impegno.
In secondo luogo, sono chiaramente indispensabili al successo di
un’azione contro-rivoluzionaria le altre risorse d’una buona dialettica.
Con il “semi-contro-rivoluzionario”, come d’altronde anche con il
rivoluzionario che ha “coaguli” contro-rivoluzionari, vi sono alcune possibilità
di collaborazione e questa collaborazione crea un problema particolare: fino a
che punto è prudente? A nostro avviso, la lotta contro la Rivoluzione si svolge
convenientemente soltanto legando fra loro persone radicalmente e completamente
esenti dal suo virus. Si può facilmente concepire che i gruppi
contro-rivoluzionari possano collaborare con persone come quelle sopra
ricordate, in vista di qualche obiettivo concreto. Ma è la più evidente delle
imprudenze e la causa, forse, della maggior parte degl’insuccessi
contro-rivoluzionari, ammettere una collaborazione totale e duratura con
persone infette da qualche influenza della Rivoluzione.
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