GENESI
DEL SUO PENSIERO
Nel considerare le idee di Plinio Corrêa de Oliveira non di rado
spunta la domanda: da quali pensatori le ha tratte? In alcuni casi, l’interrogativo
ne implica un altro, magari non sempre esplicito: come mai è nata e si è
sviluppata una scuola di pensiero contro-rivoluzionario proprio
oltre-Atlantico?
Benché chiaramente inserito nella grande scia del pensiero
contro-rivoluzionario europeo — al quale fa esplicito riferimento — dobbiamo
però registrare che Plinio Corrêa de Oliveira è venuto a conoscenza di questa
corrente quando il suo pensiero era già praticamente formato. In altre parole,
Plinio Corrêa de Oliveira è un pensatore originale.
Qual è la genesi del pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira?
Notevolmente precoce (oltre alla sua lingua materna,
parla il francese all’età di quattro anni e il tedesco ai sette), Plinio Corrêa
de Oliveira comincia a modellare il suo spirito sin dalla prima fanciullezza,
avvolto dall’ambiente familiare profondamente sereno, casto ed aristocratico,
con il quale sente naturale affinità. Le sue riflessioni originali — che poi
costituiranno la struttura portante del suo pensiero — risalgono proprio a
questa tenera età.
Osservatore acuto, Plinio Corrêa de Oliveira non perde niente di
ciò che gli cade sotto gli occhi. Ma non basta osservare. Occorre analizzare,
distinguere. Alla base del suo pensiero troviamo, dunque, una chiarezza
adamantina nel discernere le cose buone da quelle cattive, anche nelle loro più
tenui sfumature.
Connaturato all’atto cognitivo, al punto d’esserne inseparabile,
vi è in Plinio Corrêa de Oliveira un ardente amore per tutto ciò che è vero,
buono e bello, e un non meno ardente rifiuto di ciò che è falso, cattivo e
brutto.
Questa rettitudine o innocenza dell’anima, mai inficiata da mezzi
termini né compromessi, è la matrice e il filo conduttore dello sviluppo
intellettuale e spirituale di Plinio Corrêa de Oliveira.
Nato, come abbiamo detto, in un ambiente aristocratico, Plinio
Corrêa de Oliveira riteneva l’Europa, e particolarmente la Francia, un punto di
riferimento. Un lungo soggiorno nel Vecchio Continente, fra gli anni 1912-1913,
lo avvicina agli splendori della Belle Époque. La brillante raffinatezza
della Francia, la fermezza militare della Germania imperiale, la geniale
vivacità dell’Italia, insomma le ricchezze della civiltà cristiana, lo
affascinano.
La visita al castello di Versailles, e quindi il contatto con l’Ancien
Régime, segna per lui una tappa importante. Nella fastosa dimora del Re
Sole, Plinio Corrêa de Oliveira scopre una raffinatezza, uno stile di vita, un
modo d’essere che lo inebriano. Ne rimane così rapito da non voler più
andarsene. Esprime il suo entusiasmo con un gesto proprio all’età,
aggrappandosi alla ruota d’una meravigliosa carrozza.
Ma il suo agile spirito non si ferma all’osservazione di quanto si
offre ai suoi occhi. Capisce che esso riflette perfezioni ancora più elevate,
alla cui contemplazione si apre con slancio. Questo impulso verso l’alto è un’altra
caratteristica del pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira.
Dov’è quindi l’apice?
Un giorno del 1915, durante la Messa alla chiesa del
Sacro Cuore, prende forma nel suo animo, in modo naturale, una associazione d’immagini,
una visione d’insieme della chiesa e dei membri dell’aristocrazia ivi presenti:
le belle vetrate, il maestoso suono dell’organo, i modi signorili degli
assistenti, il fulgore sacrale della liturgia, la squisita dignità delle
signore...
Il fanciullo percepisce che vi è una profonda armonia tra queste bellezze
e il soprannaturale che, in certo modo, tutte le avviluppa. Il suo sguardo
allora si fissa sul Sacro Cuore al di sopra dell’altare maggiore. Capisce che
tutte quelle perfezioni sono un riflesso dello stesso Dio. Nel Sacro Cuore di
Gesù trova l’archetipo divino e umano di tutto ciò che amava. Dal suo cuore
allora scaturisce un atto di fede e di amore: “Ah! La Santa Chiesa Cattolica
Apostolica Romana! Ella è perfetta! Niente può paragonarsi alle sue perfezioni!”
Nel suo giovane intelletto prendono forma precisa le due grandi
realtà intorno alle quali ordinerà le sue idee: Chiesa da una parte e
Cristianità dall’altra, due ordini interdipendenti ed armonici fra loro. Il
tutto illuminato dalla fede cattolica, apostolica, romana, fulcro del pensiero
e della vita di Plinio Corrêa de Oliveira.
Durante la Prima Guerra, Plinio Corrêa de Oliveira comincia a
leggere attentamente libri e riviste di storia, fra cui spicca il Journal de
l’Université des Annales. Nel contatto col passato, si aprono per lui nuovi
orizzonti. Risalendo nei secoli, si accorge che la tanto ammirata Belle Époque
è soltanto un resto, pallido e sfigurato, dell’Ancien Régime, pure
questo, a sua volta, una debole eco del Medioevo cristiano.
Il Medioevo appare, quindi, come la più alta realizzazione storica
dell’ideale cattolico. Plinio Corrêa de Oliveira comprende, in tutta la loro
profondità, le parole di Leone XIII su quella dolce primavera della Fede in cui
“la filosofia del Vangelo governava gli Stati” (Enciclica Immortale
Dei, dell’1-11-1885).
Nel 1917 scoppia in Russia la rivoluzione
bolscevica. Senza conoscere le dottrine dei rivoluzionari, Plinio Corrêa de
Oliveira vi percepisce, però, la attuazione d’uno spirito di distruzione, in
tutto somigliante a quello dei giacobini del 1789. Nella clamorosa uccisione
della famiglia imperiale — i cui macabri dettagli fanno fremere la società di
San Paolo — egli nota lo stesso odio anti-gerarchico che si era accanito contro
Luigi XVI e Maria Antonietta più d’un secolo prima.
Comincia allora a delinearsi nel suo spirito Rivoluzione e
Contro-Rivoluzione.
Come abbiamo visto, nel 1919 Plinio Corrêa de Oliveira entra nel
Liceo San Luigi e, qualche anno dopo, comincia a frequentare la società. Finora
abituato al focolare materno, egli subisce l’urto frontale col mondo moderno.
Presto si rende conto che esso era animato da uno spirito diametralmente
diverso da quello medievale. Al posto della raffinatezza, del decoro e dell’elevazione
di spirito, egli vede il trionfo del democratismo ugualitario, della volgarità
e della sfrenata immoralità.
Non sfugge a Plinio Corrêa de Oliveira il cattivo ruolo che, nella
genesi di questa situazione, svolge un certo americanismo, diffuso specialmente
dal cinema di Hollywood, che man mano si sostituisce all’influenza europea, più
tradizionale. Il jazz spazza via il valzer, come questo aveva prima
spazzato via il minuetto.
Plinio Corrêa de Oliveira misura tutta la gravità del quadro
contemporaneo. Conclude che il mondo si trova nelle fasi finali d’una lotta fra
l’Ordine — rappresentato dalla Tradizione — e un insidioso processo che punta a
distruggere tutto ciò che di vero, buono e bello resta ancora nel mondo. Ora
sanguinoso, come nel bolscevismo ed il terrore giacobino, ora sorridente, come
nella musica jazz e nel cinema hollywoodiano, lo scopo di questo processo, però,
è sempre lo stesso: la distruzione dello spirito cattolico, della civiltà
cristiana e, in ultima analisi, della Chiesa stessa.
A tale processo, Plinio Corrêa de Oliveira poi darà
il nome di Rivoluzione. Per lui, questa non è una vicenda da osservare e da
considerare “asetticamente”, come farebbe un filosofo da salotto. Sotto pena di
farsi complice della Rivoluzione, sia pure per una colpevole neutralità, il
cattolico deve prendere posizione contro di essa. Per Plinio Corrêa de
Oliveira, c’è il grave obbligo morale di opporle una reazione, una
Contro-Rivoluzione appunto. Ecco come lui descreve questo suo atteggiamento:
“Qualunque cosa mi possa accadere, io sarò contro questo mondo.
Questo mondo ed io siamo nemici inconciliabili. Difenderò la purezza, difenderò
la Chiesa, difenderò la gerarchia politica e sociale; sarò in favore della
dignità e del decoro! Anche se dovessi rimanere l’ultimo degli uomini,
calpestato, triturato, distrutto, questi valori si identificano con la mia
vita!”
Quindi, all’età di 12 anni, dopo aver saldamente
stabilito le fondamenta del suo pensiero contro-rivoluzionario, Plinio Corrêa
de Oliveira abbandona tutte le promesse del brillante futuro che gli si andava schiudendo,
e prende la ferma decisione di consacrare interamente la propria vita alla
difesa della Chiesa e alla restaurazione della Civiltà Cristiana.
Questa scelta egli la riassume in parole di alto e
nobile impegno ideale:
“Quand’ero ancora molto giovane,
considerai rapito le rovine della Cristianità;
ad esse affidai il mio cuore,
voltai le spalle al mio futuro,
e di quel passato carico di benedizioni
feci il mio avvenire.”
D’ora innanzi, la vita di Plinio Corrêa de Oliveira sarà quella d’un
crociato del ventesimo secolo, una personificazione delle dottrine da lui
professate. Definendo chi è contra-rivoluzionario, egli scriveva:
Contro-rivoluzionario è chi:— Conosce la Rivoluzione, l’Ordine e
la Contro-Rivoluzione nel loro spirito, nelle loro dottrine, nei loro
rispettivi metodi;
— Ama la Contro-Rivoluzione e l’Ordine cristiano, odia la
Rivoluzione e l’“anti-ordine”;
— Fa di questo amore e di questo odio l’asse intorno al quale
gravitano tutti i suoi ideali, le sue preferenze e le sue attività.
Ecco ciò che definisce la vita di Plinio Corrêa de Oliveira. Ecco
l’esempio che egli offre al mondo contemporaneo. Un esempio oggi raccolto e
perpetuato dai suoi discepoli riuniti nelle Società per la difesa della
Tradizione, Famiglia e Proprietà (TFP), diffuse su tutta la terra, e da tutti
coloro che si richiamano ai suoi ideali nella difesa dei valori della Civiltà
Cristiana.
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