B. Strutturalismo. Tendenze pre-tribali
Comunque sia, nella misura in cui si veda nel movimento
strutturalista una figura più o meno precisa, ma in ogni caso precorritrice
della IV Rivoluzione, determinati fenomeni a esso simili, che negli ultimi
dieci o vent’anni sono diventati generali, devono essere visti, a loro volta,
come preparatori e propulsori dello slancio strutturalista.
Così il crollo delle tradizioni dell’Occidente nel campo dell’abbigliamento,
corrose sempre più dal nudismo, tende ovviamente alla comparsa o al
consolidamento d’abitudini nelle quali si tollererà, a esagerare, la cintura di
penne d’uccello di certe tribù, alternata, dove il freddo lo richieda, a
coperte più o meno simili a quelle usate dai lapponi.
La rapida scomparsa delle forme di cortesia può aver come punto
finale soltanto la “naturalezza” assoluta (per usare solo questo aggettivo) del
tratto tribale.
La crescente avversione per tutto quanto è ragionato, strutturato
e metodico può condurre soltanto, nei suoi ultimi parossismi, al perpetuo e
fantasioso vagabondaggio della vita nelle selve, alternata, anch’essa, al
disimpegno istintivo e quasi meccanico di alcune attività assolutamente
indispensabili alla vita.
L’avversione allo sforzo intellettuale, all’astrazione, alla
teorizzazione, alla dottrina, può portare soltanto, in ultima analisi, a un’ipertrofia
dei sensi e dell’immaginazione, a quella “civiltà dell’immagine” sulla quale
Paolo VI ha ritenuto di dover attirare l’attenzione dell’umanità81.
Sono pure sintomatici gli elogi idilliaci, sempre più frequenti,
di un tipo di “rivoluzione culturale” generatrice d’una società nuova
post-industriale, ancora mal definita, e di cui sarebbe una prima immagine
fugace il comunismo cinese, come talora è presentato.
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