APPENDICE
Commento 1
CRISI NELLA III RIVOLUZIONE, FRUTTO INEVITABILE
DELLE UTOPIE MARXISTE
Sulla maggiore delle scale, cioè su scala internazionale, questo
apogeo era notorio. Lo dice il testo un poco più avanti. Con il passare del
tempo il quadro può essere dipinto con tratti ancora maggiori, sia per l’estensione
e per la consistenza demografica delle nazioni realmente e completamente soggette
a regimi comunisti, sia per le dimensioni della propaganda rossa e per l’importanza
dei partiti comunisti nei paesi occidentali, sia, infine, per la penetrazione
delle tendenze comuniste nei diversi campi della cultura di questi paesi. Tutto
questo accresciuto dal panico mondiale prodotto dalla minaccia atomica che l’aggressività
sovietica, servita da un innegabile potere nucleare faceva pendere su tutti i
continenti.
Fattori così molteplici producevano una politica cedevole e
arrendista quasi universale nei confronti di Mosca. Le Ostpolitik
tedesca e vaticana, il vento mondiale d’un pacifismo favorevole a un disarmo
incondizionato, il pullulare di slogans e di formule politiche che preparavano
tante borghesie ancora non comuniste ad accettare il comunismo come fatto che
sarebbe divenuto compiuto in un futuro non lontano: tutti siamo vissuti sotto
la pressione psicologica dell’ottimismo di sinistra, enigmatico come una sfinge
per i centristi, indolenti e minaccioso come un Leviatano per chi, come le TFP
e quanti seguivano Rivoluzione e Contro-Rivoluzione in tanti paesi,
discernevano bene l’“apocalisse” a cui tutto questo stava portando.
Allora erano pochi quanti percepivano che questo Leviatano portava
in sé una crisi in crescendo, che non riusciva a risolvere perché era il
frutto inevitabile delle utopie marxiste. La crisi venne crescendo e sembra
aver disintegrato il Leviatano. Ma, come si vedrà più avanti, questa
disintegrazione ha, a sua volta, diffuso nel mondo intero un clima di crisi
ancor più letale.
|