INTRODUZIONE
Introduzione
(1959)
Catolicismo pubblica oggi il suo centesimo numero, e vuole
sottolineare il fatto imprimendo alla presente edizione un carattere speciale,
che favorisca un approfondimento della comunione spirituale, già così grande,
che lo unisce ai suoi lettori.
A questo scopo, niente è parso più opportuno della pubblicazione d’un
saggio sul tema Rivoluzione e Contro-Rivoluzione.
È facile spiegare la scelta dell’argomento. Catolicismo è
un giornale di battaglia. Come tale, deve essere giudicato soprattutto in
funzione del fine che la sua battaglia ha di mira. Ora, contro chi,
precisamente, vuole combattere? La lettura delle sue pagine produce forse, a
questo riguardo, un’impressione poco definita. Si possono trovare in esse,
frequentemente, confutazioni del comunismo, del socialismo, del totalitarismo,
del liberalismo, del liturgismo, del maritainismo, e di tanti altri “ismi”.
Ciononostante, non si può dire che ci dedichiamo a uno di questi
temi in modo tanto specifico, da poterne essere definiti. Per esempio, sarebbe
esagerato affermare che Catolicismo è un giornale specificatamente
antiprotestante o antisocialista. Si può dire, allora, che il giornale ha una
pluralità di scopi. Ma ci si accorge che, nella prospettiva in cui Catolicismo
si colloca, tutti questi bersagli hanno un denominatore comune, e che questo è
il bersaglio costantemente tenuto di mira dal nostro giornale.
Qual’è questo denominatore comune? Una dottrina? Una forza? Una
corrente d’opinione? Evidentemente una spiegazione al riguardo può aiutare a
capire più profondamente tutta l’opera di formazione dottrinale che Catolicismo
ha svolto nel corso di questi cento mesi.
* *
*
L’utilità che si ricava dallo studio della Rivoluzione e della
Contro-Rivoluzione supera di molto questo obiettivo limitato.
Per dimostrarlo, basta gettare uno sguardo sul panorama religioso
del nostro paese. Statisticamente, la situazione dei cattolici è eccellente:
secondo gli ultimi dati ufficiali, costituiamo il 94% della popolazione. Se tutti
noi cattolici fossimo come dobbiamo essere, il Brasile sarebbe oggi una delle
più mirabili potenze cattoliche nate nel corso di venti secoli di vita della
Chiesa.
Perché, allora, siamo così lontani da questo ideale? Chi potrebbe
affermare che la causa principale della nostra situazione presente sia lo
spiritismo, il protestantesimo, l’ateismo o il comunismo? No. La causa è un’altra,
impalpabile, sottile, penetrante, come fosse una potente e temibile fonte
radioattiva. Tutti ne sentono gli effetti, ma pochi saprebbero dirne il nome e
l’essenza.
Nel fare questa affermazione, il nostro pensiero si estende oltre
le frontiere del Brasile a tutte le nazioni dell’America Latina, nostre così
care sorelle, e da esse a tutte le nazioni cattoliche. Su tutte lo stesso male
esercita il suo imperio indefinito e soggiogatore. E in tutte produce sintomi d’una
tragica grandezza. Un esempio fra altri. Sua Eccellenza Rev.ma monsignor Angelo
Dell’Acqua, sostituto alla segreteria di Stato, in una lettera diretta nel 1956
a Sua Eminenza il Signor cardinale Carlos Carmelo de Vasconcellos Motta,
arcivescovo di San Paolo, in occasione della Giornata Nazionale di
Ringraziamento, diceva che, “in conseguenza dell’agnosticismo religioso
degli Stati”, risulta “quasi morto o pressoché perduto nella società
moderna il senso della Chiesa”.
Ora, quale nemico ha vibrato contro la Sposa di Cristo questo
terribile colpo? Qual’è la causa comune a questo e a tanti altri mali
concomitanti e affini? Quale nome dargli? Con quali mezzi agisce? Qual’è il
segreto della sua vittoria? Come combatterlo con successo?
Come si vede, difficilmente un tema potrebbe essere di più
palpitante attualità.
* *
*
Questo nemico terribile ha un nome: si chiama Rivoluzione.
La sua causa profonda è una esplosione di orgoglio e di sensualità che ha
ispirato, non diciamo un sistema, ma tutta una catena di sistemi ideologici.
Dall’ampia accettazione data a questi nel mondo intero, sono derivate le tre
grandi rivoluzioni della storia dell’Occidente: la Pseudo-Riforma, la
Rivoluzione francese e il comunismo1.
L’orgoglio conduce all’odio verso ogni superiorità, e porta quindi
all’affermazione che la disuguaglianza è in sé stessa, su tutti i piani, anche
e principalmente su quello metafisico e religioso, un male: è l’aspetto
ugualitario della Rivoluzione.
La sensualità, di per sè, tende ad abbattere tutte le barriere.
Non accetta freni e porta alla rivolta contro ogni autorità e ogni legge, sia
divina che umana, ecclesiastica o civile: è l’aspetto liberale della
Rivoluzione.
Entrambi gli aspetti, che hanno in ultima analisi un carattere
metafisico, in molti casi sembrano contraddittori, ma si conciliano nell’utopia
marxista d’un paradiso anarchico nel quale una umanità altamente evoluta ed
emancipata da qualsiasi religione potrebbe vivere in profondo ordine senza
autorità politica, e in una libertà totale dalla quale tuttavia non deriverebbe
nessuna disuguaglianza.
La Pseudo-Riforma fu una prima rivoluzione. Seminò lo spirito del
dubbio, il liberalismo religioso e l’ugualitarismo ecclesiastico, sebbene in
misura diversa, nelle varie sette a cui diede origine.
Le fece seguito la Rivoluzione francese, che fu il trionfo dell’ugualitarismo
in due campi. Nel campo religioso, sotto la forma di ateismo, seducentemente
etichettato da laicismo. E nella sfera politica, con la falsa tesi che ogni
disuguaglianza è una ingiustizia, ogni autorità un pericolo, e la libertà il
bene supremo.
Il comunismo è la trasposizione di queste tesi nel campo sociale
ed economico.
Queste tre rivoluzioni sono episodi d’una sola Rivoluzione, all’interno
della quale il socialismo, il liturgismo, la politica della mano tesa, e così
via, sono tappe di transizione o manifestazioni larvate. Sugli errori attraverso
i quali si opera le penetrazione larvata dello spirito della Rivoluzione in
ambienti cattolici, S.E. Rev.ma mons. Antonio de Castro Mayer ha pubblicato una
lettera pastorale della massima importanza.
* *
*
È chiaro che un processo di tanta profondità, di tale portata e di
così lunga durata non può svilupparsi senza abbracciare tutti i domini dell’attività
dell’uomo, come per esempio la cultura, l’arte, le leggi, i costumi e le
istituzioni.
Uno studio particolareggiato di questo processo in tutti i campi
in cui si sta svolgendo, supererebbe di molto l‘ambito di questo saggio.
In esso cerchiamo — limitandoci soltanto a un filone di questo
vasto argomento — di tracciare in modo sommario i contorni di quell’immensa
valanga che è la Rivoluzione, di dare a essa il nome adeguato, di indicare
molto succintamente le sue cause profonde, gli agenti che la promuovono, gli
elementi essenziali della sua dottrina, l’importanza rispettiva dei vari
terreni su cui agisce, la forza del suo dinamismo, il meccanismo della sua
espansione. Simmetricamente, trattiamo poi di punti analoghi che si riferiscono
alla Contro-Rivoluzione, e studiamo alcune delle sue condizioni di vittoria.
Anche così, abbiamo potuto chiarire di ciascuno di questi
argomenti soltanto le parti che ci sono sembrate più utili, in questo momento,
per illuminare i nostri lettori e facilitare loro la lotta contro la
Rivoluzione. E abbiamo dovuto tralasciare molti punti di importanza veramente
capitale, ma di un’attualità meno pressante.
Il presente saggio, come abbiamo detto, costituisce un semplice
insieme di tesi, attraverso le quali si può conoscere meglio lo spirito e il
programma di Catolicismo. Esorbiterebbe dalle sue proporzioni naturali,
se contenesse una dimostrazione esauriente di ogni affermazione. Ci siamo
solamente limitati a svolgere il minimo di argomentazione necessario per
mettere in evidenza il nesso esistente fra le diverse tesi, e la visione
panoramica di tutto un versante delle nostre posizioni dottrinali.
Questo studio può servire da inchiesta. Che cosa, in Brasile e
altrove, pensano esattamente sulla Rivoluzione e sulla Contro-Rivoluzione le
persone che leggono Catolicismo, che sono sicuramente fra le più ostili
alla Rivoluzione? Le nostre proposizioni, sebbene abbraccino soltanto una parte
del tema, possono offrire occasione a ciascuno di interrogarsi, e di mandarci
la sua risposta, che accoglieremo con il massimo interesse.
|