Commento 4
SORPRENDENTI CALAMITÀ NELLA FASE POSTCONCILIARE
DELLA CHIESA
Sulle calamità nella fase postconciliare della Chiesa è di
fondamentale importanza la dichiarazione storica di Paolo VI nell’allocuzione Resistite
fortes in fide, del 29 giugno 1972, che citiamo nella versione della
Poliglotta Vaticana:
“Riferendosi alla situazione della Chiesa di oggi, il Santo Padre
afferma di avere la sensazione che “da qualche fessura sia entrato il fumo di
Satana nel tempio di Dio”. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine,
l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida
del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche
moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita.
E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri. È entrato il
dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano
essere aperte alla luce. [...]
“Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. Si credeva
che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della
Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di
ricerca, di incertezza. Predichiamo l’ecumenismo e ci distacchiamo sempre di più
dagli altri. Cerchiamo di scavare abissi invece di colmarli.
“Come è avvenuto tutto questo? Il Papa confida ai presenti un suo
pensiero: che ci sia stato il intervento di un potere avverso. Il suo nome è il
diavolo, questo misterioso essere cui si fa allusione anche nella Lettera di S.
Pietro”85.
Alcuni anni prima lo stesso Pontefice, nell’allocuzione agli
alunni del Seminario Lombardo del 7 dicembre 1968, aveva affermato:
“La Chiesa attraversa, oggi, un momento di inquietudine. Taluni si
esercitano nell’autocritica, si direbbe perfino nell’autodemolizione. È come un
rivolgimento interiore acuto e complesso, che nessuno si sarebbe atteso dopo il
Concilio. Si pensava a una fioritura, a un’espansione serena dei concetti
maturati nella grande assise conciliare. C’è anche questo aspetto nella Chiesa,
c’è la fioritura. Ma poiché, bonum ex integra causa, malum ex quocumque
defectu, si viene a notare maggiormente l’aspetto doloroso. La Chiesa viene
colpita pure da chi ne fa parte”86.
Anche Sua Santità Giovanni Paolo II ha tracciato un panorama cupo
della situazione della Chiesa:
“Bisogna ammettere realisticamente e con profonda e sofferta
sensibilità che i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi,
perplessi e perfino delusi. Si sono sparse a piene mani idee contrastanti con
la Verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie
eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è
manomessa anche la Liturgia; immersi nel ‘relativismo’ intellettuale e morale e
perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo,
dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico senza
dogmi definiti e senza morale oggettiva”87.
In senso simile si è pronunciato posteriormente S. Em. il card.
Joseph Ratzinger, prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della
Fede:
“È incontestabile che gli ultimi vent’anni sono stati decisamente
sfavorevoli per la Chiesa cattolica. I risultati che hanno seguito il Concilio
sembrano crudelmente opposti alle attese di tutti, a cominciare da quelle di
papa Giovanni XXIII e poi di Paolo VI. [...] I Papi e i Padri conciliari si
aspettavano una nuova unità cattolica e si è invece andati incontro a un
dissenso che — per usare le parole di Paolo VI — è sembrato passare dall’autocritica
all’autodestruzione. Ci si aspettava un nuovo entusiasmo e si è invece finiti
troppo spesso nella noia e nello scoraggiamento. Ci si aspettava un balzo in
avanti e ci si è invece trovati di fronte a un processo progressivo di
decadenza”. E conclude: “Va affermato a chiare lettere che una reale riforma
della Chiesa presuppone un inequivocabile abbandono delle vie sbagliate che
hanno portato a conseguenze indiscutibilmente negative”88.
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