5. È UN PROCESSO
Questa crisi non è un fatto straordinario e isolato. Costituisce,
anzi, un processo critico già cinque volte secolare, un lungo sistema di cause
ed effetti che, nati in un dato momento e con grande intensità nelle zone più profonde
dell’anima e della cultura dell’uomo occidentale, vanno producendo, dal secolo
XV ai nostri giorni, successive convulsioni. A questo processo si possono
giustamente applicare le parole di Pio XII relative a un sottile e misterioso “nemico”
della Chiesa:
“Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento
e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione
intellettuale, morale, sociale dell’unità nell’organismo misterioso di Cristo.
Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza
la autorità; talvolta l’autorità senza la libertà. È un “nemico” divenuto
sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti:
Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è
morto; anzi: Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di edificare la
struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad additare come
principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità: un’economia
senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio”2.
Questo processo non deve essere visto come una successione
assolutamente fortuita di cause ed effetti, che si sono susseguiti in modo
inaspettato. Già al suo inizio questa crisi possedeva le energie necessarie per
tradurre in atto tutte le sue potenzialità, e ai nostri giorni le conserva
sufficientemente vive per causare, attraverso supreme convulsioni, le
distruzioni ultime che sono il suo termine logico.
Influenzata e condizionata, in sensi diversi, da fattori esterni
di ogni tipo — culturali, sociali, economici, etnici, geografici e altri — e
seguendo a volte vie molto sinuose, essa tuttavia continua a procedere
incessantemente verso il suo tragico fine.
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