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Plinio Corrêa de Oliveira Rivoluzione e Contro-Rivoluzione IntraText CT - Lettura del testo |
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B. Lotta contro il comunismo In questa parte prendiamo in considerazione le organizzazioni che non si dedicano in modo speciale alla costruzione d’un ordine sociale buono, ma al combattimento contro il comunismo. Per le ragioni già esposte in questo studio giudichiamo legittimo e spesso perfino indispensabile tale tipo di organizzazione. Chiaramente in questo modo non intendiamo identificare la Contro-Rivoluzione con abusi che organismi di questo genere possano aver commesso in questo o in quel paese. Inoltre osserviamo che l’efficacia contro-rivoluzionaria di tali organizzazioni può essere aumentata di molto se, pur mantenendosi sul loro terreno specifico, i loro membri avranno sempre presenti alcune verità essenziali: * Soltanto una confutazione intelligente del comunismo è efficace. Non basta la semplice ripetizione di slogan, anche quando sono intelligenti e adeguati. * Questa confutazione, negli ambienti colti, deve colpire i fondamenti dottrinali ultimi del comunismo. È importante indicare il suo carattere essenziale di setta filosofica che deduce dai suoi princìpi una specifica concezione dell’uomo, della società, dello Stato, della storia, della cultura e così via. Esattamente come la Chiesa deduce dalla Rivelazione e dalla legge morale tutti i princìpi della civiltà e della cultura cattolica. Fra il comunismo, setta che contiene in sé la pienezza della Rivoluzione, e la Chiesa non vi è, quindi, conciliazione possibile. * Le moltitudini ignorano il cosiddetto comunismo scientifico e non è la dottrina di Marx ad attirare le masse. Un’azione ideologica anticomunista deve colpire, nel grande pubblico, una disposizione di spirito molto diffusa, che suscita, spesso, negli stessi avversari del comunismo una certa vergogna a mettersi contro di esso. Questa disposizione di spirito proviene dall’idea, più o meno cosciente, che qualsiasi disuguaglianza è un’ingiustizia e che si devono eliminare non solo le grandi ma anche le medie fortune, perché se non vi fossero i ricchi non vi sarebbero neppure i poveri. Come si può vedere, si tratta d’un residuo di certe scuole socialiste del secolo XIX, circondato dal profumo d’un sentimentalismo romantico. Da ciò nasce una mentalità che, pur professandosi anticomunista, si definisce da sé, frequentemente, socialista. Questa mentalità, sempre più potente in Occidente, costituisce un pericolo molto maggiore della stessa penetrazione dottrinale marxista. Essa ci conduce lentamente per una china di concessioni che potranno giungere fino al punto estremo di trasformare in repubbliche comuniste le nazioni di qua dalla cortina di ferro. Tali concessioni, nelle quali possiamo intravedere una tendenza all’ugualitarismo economico e al dirigismo, si fanno notare in tutti i campi. L’iniziativa privata viene limitata sempre più. Le tasse di successione sono tanto onerose che in certi casi il fisco diviene l’erede principale. Gl’interventi pubblici in materia di cambio, di esportazione e d’importazione fanno sì che tutti gl’interessi industriali, commerciali e bancari dipendano dallo Stato. Lo Stato interviene in tutto: nei salari, negli affitti, nei prezzi. Lo Stato possiede industrie, banche, università, giornali, stazioni radio, canali televisivi e così via. E mentre il dirigismo ugualitario va in questo modo trasformando l’economia, l’immoralità e il liberalismo stanno dissolvendo la famiglia e preparano il cosiddetto libero amore. Senza una lotta specifica contro questa mentalità, anche se un cataclisma inghiottisse Russia e Cina, l’Occidente, nello spazio di cinquanta o di cento anni, diventerebbe comunista. * Il diritto di proprietà è talmente sacro che, anche se un regime desse alla Chiesa tutta la libertà e perfino tutto l’appoggio, essa non potrebbe accettare come lecita un’organizzazione sociale in cui tutti i beni fossero collettivi.
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