II. Del buon
ordinamento delle diocesi, e dei privilegi dovuti alle grandi città dell'Egitto,
di Antiochia, di Costantinopoli; e del non dover un vescovo metter piede nella
chiesa di un altro.
I vescovi preposti ad una
diocesi non si occupino delle chiese che sono fuori dei confini loro assegnati
né le gettino nel disordine; ma, conforme ai canoni, il vescovo di Alessandria
amministri solo ciò che riguarda l'Egitto, i vescovi dell'Oriente, solo
l'oriente, salvi i privilegi della chiesa di Antiochia, contenuti nei canoni di
Nicea; i vescovi della diocesi dell'Asia, amministrino solo l'Asia, quelli del
Ponto, solo il Ponto, e quelli della Tracia, la Tracia.
A meno che vengano
chiamati, i vescovi non si rechino oltre i confini della propria diocesi, per
qualche ordinazione e per qualche altro atto del loro ministero. Secondo le
norme relative all'amministrazione delle diocesi, è chiaro che questioni
riguardanti una provincia dovrà regolarle il sinodo della stessa provincia,
secondo le direttive di Nicea. Quanto poi alle chiese di Dio fondate nelle
regioni dei barbari, sarà bene che vengano governate secondo le consuetudini
introdotte ai tempi dei nostri padri.
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