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Paulus PP. VI
Ecclesiam suam

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Supremazia insostituibile della predicazione

93. Noi pensiamo che la voce del Concilio, trattando delle questioni relative alla Chiesa operante nel mondo moderno, indicherà alcuni criteri teorici e pratici, che serviranno da guida per bene condurre il nostro dialogo con gli uomini del tempo nostro. E pensiamo parimente che, trattandosi di questione riguardante, da un lato, la missione propriamente apostolica della Chiesa, e concernente, dall’altro, le varie e mutevoli circostanze in cui essa si svolge, sarà opera del saggio e attivo governo della Chiesa stessa tracciare di volta in volta limiti e forme e sentieri per la continua animazione d’un dialogo vivo e benefico.

94. Lasciamo perciò questo tema per limitarci a ricordare ancora una volta la somma importanza che la predicazione cristiana conserva, ed assume oggi maggiormente, nel quadro dell’apostolato cattolico, e cioè, per quanto ora ci riguarda, del dialogo. Nessuna forma di diffusione del pensiero, anche se tecnicamente assurta, con la stampa e con i mezzi audiovisivi, a straordinaria potenza, la sostituisce. Apostolato e predicazione, in un certo senso, si equivalgono. La predicazione è il primo apostolato. Il nostro, Venerabili Fratelli, è innanzi tutto ministero della Parola. Noi sappiamo benissimo queste cose; ma ci sembra convenga ora ricordarle a noi stessi, per dare alla nostra azione pastorale la giusta direzione. Dobbiamo ritornare allo studio non già dell’umana eloquenza, o della vana retorica, ma della genuina arte della parola sacra.

95. Dobbiamo cercare le leggi della sua semplicità, della sua limpidezza, della sua forza e della sua autorità per vincere la naturale imperizia nell’impiego di così alto e misterioso strumento spirituale, qual è la parola, e per gareggiare nobilmente con quanti oggi hanno larghissimo influsso con la parola mediante l’accesso alle tribune della pubblica opinione. Dobbiamo domandarne al Signore stesso il grave e inebriante carisma, per essere degni di dare alla fede il suo pratico efficace principio, e di far giungere il nostro messaggio fino ai confini della terra. Che le prescrizioni della Costituzione conciliare "de Sacra Liturgia" sul ministero della parola trovino in noi zelanti ed abili esecutori. E che la catechesi al popolo cristiano e a quanti altri sia possibile offrirla diventi sempre esperta nel linguaggio, sapiente nel metodo, assidua nell’esercizio, suffragata dalla testimonianza di virtù reali, avida di progredire e di far giungere gli uditori alla sicurezza della fede, all’intuizione della coincidenza fra la Parola divina e la vita, e agli albori del Dio Vivente.

96. Noi dovremmo infine accennare a coloro a cui si rivolge il nostro dialogo.

Ma non vogliamo prevenire, anche sotto questo aspetto, la voce del Concilio. Essa si farà udire, a Dio piacendo, tra poco.

97. Parlando in generale circa questo atteggiamento di collocutrice, che la Chiesa cattolica oggi deve assumere con rinnovato fervore, vogliamo semplicemente accennare che essa dev’essere pronta a sostenere il dialogo con tutti gli uomini di buona volontà, dentro e fuori l’ambito suo proprio.




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