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Paulus PP. VI
Ecclesiam suam

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III. Il dialogo

60. Vi è un terzo atteggiamento che la Chiesa cattolica deve assumere in quest’ora della storia del mondo, ed è quello caratterizzato dallo studio dei contatti ch’essa deve tenere con l’umanità. Se la Chiesa acquista sempre più chiara coscienza si sé, e se essa cerca di modellare se stessa secondo il tipo che Cristo le propone, avviene che la Chiesa si distingue profondamente dall’ambiente umano, in cui essa pur vive, o a cui essa si avvicina. Il Vangelo ci fa avvenire tale distinzione quando ci parla del "mondo", dell’umanità cioè avversa al lume della fede e al dono della grazia; dell’umanità, che si esalta in un ingenuo ottimismo credendo bastino a se stessa le proprie forze per dare di sé espressione piena, stabile e benefica; ovvero dell’umanità, che si deprime in un crudo pessimismo dichiarando fatali, inguaribili e fors’anche appetibili come manifestazioni di libertà e di autenticità i propri vizi, le proprie debolezze, le proprie morali infermità.

61. Il Vangelo, che conosce e denuncia e compatisce e guarisce le umane miserie con penetrante e talora straziante sincerità, non cede tuttavia né all’illusione della bontà naturale dell’uomo quasi a sé sufficiente e di null’altro bisognoso che d’essere lasciato libero di effondersi arbitrariamente, né alla disperata rassegnazione alla corruzione insanabile dell’umana natura. Il Vangelo è luce, è novità, è energia, è rinascita, è salvezza. Perciò genera e distingue una forma di vita nuova, della quale il Nuovo Testamento ci dà continua e mirabile lezione: "Non vogliate conformarvi a questo mondo; trasformatevi e rinnovatevi invece nella mente per saper discernere qual è la volontà di Dio: quello che è buono, che piace a Lui ed è perfetto", ci ammonisce S. Paolo.

62. Questa diversità della vita cristiana dalla vita profana deriva ancora dalla realtà e dalla conseguente coscienza della giustificazione prodotta in noi dalla nostra comunicazione col mistero pasquale, con il santo battesimo innanzi tutto, come sopra dicevamo, che è e dev’essere considerato una vera rigenerazione. Ancora S. Paolo ce lo ricorda: "…tutti noi che fummo battezzati in Cristo Gesù, fummo, infatti, col battesimo, sepolti con lui nella morte, affinché, come Cristo fu risuscitato da morte dalla potenza gloriosa del Padre, così noi pure vivessimo di una vita nuova".




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