2. Pericolo
per la salvezza
Quante volte, purtroppo, nei ritiri da me
diretti, ho potuto constatare che proprio quelle opere che avrebbero dovuto
essere per i loro autori mezzi di progresso, divenivano strumenti di rovina
dell’edificio spirituale!
Un uomo d’azione che avevo invitato, nell’aprire
un ritiro, ad esaminare la propria coscienza per ricercare la causa principale
del suo infelice stato, si giudicò con esattezza dandomi questa risposta a
prima vista incomprensibile: «E’ la mia dedizione che mi ha perduto! Le mie
disposizioni naturali mi facevano provare gioie nel prodigarmi, felicità nel
servire. Aiutato dal successo apparente delle mie imprese, Satana ha ben saputo
mettere tutto in opera, durante molti anni, per illudermi, eccitare in me il
delirio dell’azione, farmi provare disgusto per la vita interiore e alla fine
attirarmi nell’abisso».
Lo stato anormale, per non dire mostruoso, di
quell’anima, si può spiegare con una sola parola. Quell’operaio di Dio,
totalmente assorbito dalla soddisfazione di sfogare la propria attività
naturale, aveva lasciato svanire la vita divina, questo divino calore che, se
fosse stato conservato in lui, avrebbe fecondato il suo apostolato e preservata
l’anima sua dal freddo glaciale dello spirito naturalistico. Egli aveva
lavorato, ma tenendosi lontano dal sole vivificatore: «Magnae vires et cursus
celerrimus, sed praeter viam»4.
Così le opere, teoricamente sante, si erano
ritorte a danno dell’apostolo come una pericolosa arma a doppio taglio che
ferisce colui che non sa usarla.
E’ proprio da questo pericolo che S. Bernardo
mette in guardia il Papa Eugenio III scrivendogli: «Temo che in mezzo alle
vostre innumerevoli occupazioni, di cui disperate di vedere la fine, voi
lasciate indurire la vostra anima. Agirete con ben maggior prudenza se vi
sottrarrete a queste occupazioni, anche solo per qualche tempo, piuttosto che
permettendo ad esse di dominarvi e condurvi inevitabilmente, a poco a poco,
dove non vorreste arrivare. Condurre dove?, mi chiederete. All’indurimento del
cuore, vi rispondo. Ecco dove potranno trascinarvi queste maledette
occupazioni, se ad esse continuerete, come all’inizio, ad abbandonarvici del
tutto senza riservare nulla per voi stesso»5.
Cosa mai può esserci di più augusto, di più
santo del governo della Chiesa? C’è forse qualcosa di più utile per la gloria
di Dio ed il bene delle anime? Eppure: «occupazioni maledette», grida san
Bernardo, se finiscono con l’impedire la vita interiore di colui che vi si
dedica.
Che tremenda espressione questa: «occupazioni
maledette»! Essa vale quanto un libro, tanto spaventa e costringe a riflettere.
E quasi attirerebbe una protesta, se non fosse uscita dalla penna così precisa
di un dottore della Chiesa, di un S. Bernardo.
Capito
|