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Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard
Anima di ogni Apostolato

IntraText CT - Lettura del testo

  • III. La vita interiore, base della santità dell’operaio apostolico
    • 4. La vita interiore dà all’apostolo gioia e consolazione
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4. La vita interiore all’apostolo gioia e consolazione

Solo un amore ardente ed incrollabile è capace di ravvivare un’esistenza, perché l’amore possiede il segreto di far sbocciare il cuore in mezzo ai più grandi dolori e alle fatiche più opprimenti.

La vita dell’uomo apostolico è un intreccio di sofferenze e di fatiche. Per quanto giocondo possa essere il suo carattere, se l’apostolo non ha la convinzione di essere amato da Gesù Cristo, quali ore tristi, inquiete e buie per lui... a meno che l’infernale cacciatore non gli faccia luccicare innanzi lo specchietto delle consolazioni umane e degli apparenti successi, per meglio attirare quest’ingenua allodola nei suoi inestricabili lacci. Solamente l’Uomo-Dio può far sgorgare dall’anima quel grido sovrumano: «sovrabbondo di gioia in mezzo a tutte le nostre tribolazioni» (2 Cor. 76, 4). In mezzo alle mie interiori sofferenze, dice l’Apostolo, nonostante l’agonia della parte inferiore dell’anima, il suo vertice, come quello di Gesù nel Getsemani, gioisce di una felicità che per certo non ha nulla di sensibile, ma che è talmente vera che non la scambierei con tutte le gioie umane.

Arrivano la prova, il contrasto, l’umiliazione, la sofferenza, la perdita dei beni, anche quella delle persone amate; ma l’anima accetterà queste croci in tutt’altro modo da come faceva al principio della sua conversione. Di giorno in giorno essa cresce nella carità. Il suo amore sarà forse senza splendore; il Maestro potrà trattarla da anima forte, conducendola per le vie di un annientamento sempre più profondo o per l’arduo sentiero dell’espiazione, a beneficio proprio o altrui; ma che importa! Favorito del raccoglimento, alimentato dall’Eucaristia, l’amore cresce sempre più e se ne ha la prova in quella generosità con cui l’anima si sacrifica e si abbandona, in quella dedizione che la spinge a correre, senza preoccuparsi delle fatiche, alla ricerca delle anime, verso le quali il suo apostolato si esercita con una pazienza, una prudenza, un tatto, una compassione ed un ardore, che si spiegano soltanto con la penetrazione della vita di Gesù in lei: «Vivit vero in me Christus».

Il sacramento dell’amore dev’essere il sacramento della gioia. L’anima non può essere interiore senza essere eucaristica, senza quindi gustare intimamente il dono di Dio, senza godere della sua presenza, senza assaporare la dolcezza dell’essere amato che possiede e che adora.

La vita dell’uomo apostolico è una vita di preghiera. «La vita di preghieradisse il santo Curato d’Ars – è la grande felicità di questa vita. Oh bella vita! Bella unione dell’anima col Signore! L’eternità non sarà abbastanza lunga per comprendere questa felicità. La vita interiore è un bagno d’amore in cui l’anima s’immerge; essa è come affogata nell’amore. Dio tiene l’anima interiore, come una mamma tiene nella mano la testa del suo bimbo per coprirla di baci e di carezze».

Un’altra fonte di gioia consiste nel contribuire a far servire e far onorare l’oggetto del proprio amore. L’uomo apostolico conosce tutte queste felicità. Mentre si serve dell’azione per aumentare il suo amore, egli sente al tempo stesso accrescere la sua gioia e la sua consolazione. «Venator animarum», cacciatore di anime, egli ha la gioia di contribuire alla salvezza di esseri che sarebbero finiti dannati, e quindi ha la gioia di consolare Dio nel dargli dei cuori che sarebbero stati eternamente separati da Lui; infine, ha la gioia di sapere che in tal modo egli procura a se stesso una delle più solide assicurazioni di progresso nel bene e di gloria eterna.




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