3. La vita
interiore produce nell’apostolo l’irraggiamento soprannaturale. Quanto questo
sia efficace
Uno degli ostacoli più gravi alla conversione di
un’anima sta nel fatto che il Signore è un Dio nascosto: «Deus absconditus»
(Is. 45, 15).
Ma, come effetto della sua bontà, Dio si
manifesta in qualche modo per mezzo dei suoi santi e delle anime fervorose. Il
soprannaturale traspare così agli occhi dei fedeli, i quali percepiscono qualcosa
del mistero di Dio.
Cos’è dunque questa effusione del
soprannaturale?
Non sarà forse lo sfolgorìo della santità, lo
splendore dell’influsso divino che la teologia chiama spesso grazia
santificante, o, meglio ancora, il risultato dell’ineffabile presenza delle
Persone divine nelle anime da loro santificate?
San Basilio non la spiegava diversamente: quando
lo Spirito Santo si unisce alle anime purificate dalla sua grazia, le rende più
spirituali. Come il sole rende più scintillante il cristallo che tocca o
penetra col suo raggio, così lo Spirito santificatore rende più luminose le
anime in cui abita, e per la sua presenza esse divengono come tanti focolari
che diffondono intorno a sé la grazia e la carità7.
Questa manifestazione del divino che trapelava
in tutti i gesti e perfino nel riposo dell’Uomo-Dio, noi la percepiamo in certe
anime dotate di una più intensa vita interiore. Le meravigliose conversioni
operate da certi Santi con la fama delle loro virtù, le schiere di aspiranti
alla vita perfetta che venivano a porsi alla loro sequela, manifestano
chiaramente il segreto del loro silenzioso apostolato. Al sèguito di
sant’Antonio si popolano i deserti dell’Oriente, per l’opera di San Benedetto
sorge quell’innumerevole falange di santi monaci che civilizzano l’Europa; una
influenza senza pari viene esercitata da san Bernardo nella Chiesa, sui re e
sui popoli; al suo passaggio, san Vincenzo Ferreri suscita l’indescrivibile
entusiasmo d’innumerevoli moltitudini, determinandone soprattutto la conversione;
alla sequela di sant’Ignazio sorge quella schiera di valorosi uno solo dei
quali, san Francesco Saverio, basta per rigenerare alla fede un incalcolabile
numero di pagani. Soltanto l’irraggiamento della potenza di Dio stesso
attraverso umani strumenti può spiegare tali prodigi.
Ma quando tra le persone poste alla testa
d’importanti opere non ce n’è nessuna che abbia una vera vita interiore, che
sventura! Il soprannaturale sembra eclissato e la potenza di Dio appare
incatenata. E’ allora, ci dicono i santi, che una nazione decade e che la
Provvidenza sembra concedere ai malvagi ogni potere di nuocere.
Le anime, sappiatelo bene!, percepiscono come
per istinto l’irradiazione del soprannaturale, senza neanche poter definire chiaramente
ciò che provano. Guardate come va volentieri il peccatore ai piedi del
sacerdote ad implorare il perdono, riconoscendo Dio stesso nel suo
rappresentante! Al contrario, dal momento in cui l’integrale concezione della
santità cessa di essere l’ideale obbligatorio dei ministri di una qualche setta
cristiana, non è forse vero che questa si trova immancabilmente costretta a
sopprimere la Confessione?
«Giovanni non faceva alcun prodigio» (Gv. 10,
41): san Giovanni Battista attirava le folle senza fare miracoli. Il santo
Curato di Ars aveva una voce troppo debole per essere udito dalla folla che gli
si assiepava d’intorno. Ma se non lo udivano, lo vedevano: vedevano in quel
sacerdote un tabernacolo vivente e bastava questa vista per soggiogare e convertire
i presenti. Ad un avvocato che tornava da Ars, domandarono cosa l’aveva colpito
di più. Rispose: «Ho visto Dio in un uomo».
Concedetemi di riassumere tutto questo con una
similitudine un po’ grossolana. E’ noto il seguente esperimento di fisica: una persona
posta sopra un isolatore viene messa in contatto con una macchina elettrica; il
suo corpo si carica di elettricità e, se gli si avvicina, scocca una scintilla
che dà la scossa a chi lo tocca. Così è dell’uomo interiore. Una volta staccato
dalle creature, si stabilisce tra Gesù e lui un’energia incessante, come una
corrente continua. L’apostolo, divenuto un accumulatore di vita soprannaturale,
condensa in sé un fluido divino che varia adattandosi alle circostanze e a
tutti i bisogni dell’ambiente in cui agisce. «Egli emanava una potenza che
guariva tutti» (Lc. 6, 19); parole ed azioni altro non sono in lui che
emanazioni di questa forza latente, ma capace di rovesciare tutti gli ostacoli,
di ottenere conversioni ed accrescere il fervore.
Quanto più in un cuore albergano le virtù
teologali, tanto più tali emanazioni aiutano a far nascere le stesse virtù
nelle anime.
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