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Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard
Anima di ogni Apostolato

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  • La vita interiore è condizione della fecondità delle opere
    • 3. La vita interiore produce nell’apostolo l’irraggiamento soprannaturale. Quanto questo sia efficace
      • Mediante la vita interiore l’apostolo irradia la fede
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Mediante la vita interiore l’apostolo irradia la fede

La presenza di Dio in lui si manifesta alle persone che l’ascoltano.

Sull’esempio di S. Bernardo – del quale si diceva: «Dovunque andasse, manteneva la solitudine della propria anima» – egli si isola dagli altri e in tal modo si crea una solitudine interiore. Ma s’intuisce che non è solo, che ha nel cuore un Ospite misterioso ed intimo col quale torna continuamente ad intrattenersi e dal quale riceve direzione, consigli e ordini. Si sente che è sostenuto e guidato da Lui e che le parole proferite dalla sua bocca non sono che l’eco fedele di quelle emanate da questo Verbo interiore: «quasi discorsi di Dio» (1 Pt. 4, 11). Più che la logica e la forza degli argomenti, dunque, a manifestarsi è il Verbo interiore, il Verbum docens, che parla attraverso la sua creatura: «Le parole che vi dico non sono mie, ma del Padre che è in me: è Lui che opera» (Gv. 14, 10). Si tratta di un influsso profondo e duraturo, ben più profondo che l’ammirazione superficiale o la devozione passaggera suscitate da un uomo senza vita interiore. Questi potrà anche spingere l’uditorio ad esclamare: «com’è vero, com’è interessante!»; ma questo è un sentimento assolutamente incapace di condurre di per sé alla fede soprannaturale e di far vivere di questa fede.

Fra Gabriele, converso trappista, nelle sue umili funzioni di vice-locandiere, ravvivava la fede di numerosi visitatori molto meglio di quanto avrebbe potuto fare un dotto sacerdote il cui linguaggio parlasse più alla mente che al cuore. Il generale De Miribel andava spesso a conversare con l’umile frate e si compiaceva di dire: «Vado a ritemprarmi nella fede».

Mai come ai giorni nostri si è tanto predicato, discusso e scritto sapienti trattati di apologetica; eppure forse mai come oggi, almeno considerando la massa dei fedeli, la fede è stata così poco viva. Troppo spesso coloro che hanno la missione d’insegnare sembra che considerino l’atto di fede solo come un atto dell’intelligenza, mentre esso costituisce anche un atto della volontà. Essi dimenticano che credere è un dono soprannaturale e che, tra accettare i motivi di credibilità e compiere l’atto di fede, c’è di mezzo un abisso. Dio solo e la buona volontà di chi viene istruito possono colmare questo abisso, ma quanto aiuta in questo il riflesso della luce divina prodotta dalla santità di colui che insegna!




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