Con la vita interiore, l’apostolo irradia la
bontà
Secondo san Francesco di Sales, lo zelo che non
è caritatevole procede da una carità che non è veritiera. Gustando per mezzo
dell’orazione la soavità di Colui che la Chiesa chiama «oceano di bontà», l’anima
arriva a trasformarsi. Anche se fosse naturalmente portata all’egoismo e alla
durezza di cuore, a poco a poco questi difetti scompariranno. Nutrendosi di
Colui in cui apparve la benignità di Dio verso il mondo – «Apparve la benignità
e l’amore del Salvatore Dio nostro per l’uomo» (Tit. 2, 11) – di Colui ch’è
l’immagine e l’espressione adeguata della Bontà divina – «Immagine della sua
bontà» (Sap. 7, 26) – l’apostolo partecipa alla beneficenza di Dio e prova il
bisogno di essere diffusivo come Lui.
Più un cuore è unito a Gesù Cristo, più esso
partecipa alla qualità principale del Cuore divino ed umano del Redentore: la
bontà. Indulgenza, benevolenza, compassione, tutto in lui si moltiplica, e la
sua generosità e la sua dedizione giungeranno sino all’immolazione gioiosa e
magnanima.
Trasfigurato dall’amore divino, l’apostolo si
attirerà facilmente la simpatia delle anime: «Piacque per la bontà e l’alacrità
dell’anima sua» (Eccl. 40, 4). Le sue parole ed i suoi atti saranno improntati
alla bontà, ma ad una bontà disinteressata e priva di somiglianza con quella
ispirata dal desiderio della popolarità o da un sottile egoismo.
«Dio ha voluto – scrisse Lacordaire – che nessun
bene si potesse fare all’uomo se non amandolo, e che l’insensibilità fosse
eternamente incapace sia di dargli la luce che d’ispirargli la virtù». Difatti
ci si fa un vanto di resistere alla forza che vuole imporsi; diventa
un’impuntatura sollevare obiezioni alla scienza che pretende di convincere
sempre; ma poiché non sentiamo alcuna umiliazione a essere disarmati dalla
bontà, cediamo facilmente al fascino dei suoi modi.
Una piccola Suora dei Poveri, una Suora
dell’Assunzione o una Figlia della Carità potrebbero citare una quantità di
conversioni fatte senza discussioni, usando la sola forza di una bontà
infaticabile e spesso eroica.
Davanti a questi miracoli di abnegazione,
l’empio o il peccatore esclamano: «Qui c’è Dio! Lo vedo proprio quale Egli si
definisce: il buon Dio». E buono dev’essere davvero, se il trattare con Lui
trasforma un essere tanto delicato in uno capace di annientare il proprio
orgoglio e di far tacere le più legittime ripugnanze.
Questi angeli terreni mettono in pratica la
definizione data dal padre Faber: «La bontà è l’effusione di se stesso negli
altri; essere buono vuol dire mettere gli altri al posto di sé stesso. La bontà
ha convertito un maggior numero di peccatori che non lo zelo, l’eloquenza o
l’istruzione, e queste tre cose non hanno mai convertito nessuno senza che la
bontà vi abbia svolto un qualche ruolo. Insomma, la bontà ci rende come tanti
dèi gli uni per gli altri. E’ appunto la manifestazione di questo sentimento
negli uomini apostolici che attira a loro i peccatori portandoli quindi alla
conversione».
Ed aggiunge: «La bontà si dimostra ovunque il
miglior pioniere del Preziosissimo Sangue. (...) Indubbiamente, i castighi del
Signore sono spesso il principio di quella sapienza che si chiama conversione;
ma bisogna colpire gli uomini con la bontà, altrimenti il timore non produrrà
che infedeli»8. Abbiate il cuore di una madre, diceva San
Vincenzo Ferreri. Sia che dobbiate incoraggiare o intimorire, mostrate a tutti
una profonda e tenera carità e fate che il peccatore senta ch’essa ispira le
vostre parole. Se volete essere utili alle anime, cominciate col ricorrere a
Dio di cuore, affinché Egli diffonda in voi questa carità che è il compendio di
tutte le virtù, e possiate così raggiungere efficacemente, per mezzo di essa,
lo scopo che vi siete proposto9.
Tra la bontà naturale, semplice frutto del
temperamento, e la bontà soprannaturale di un’anima apostolica, c’è tutta la
distanza che separa l’umano dal divino. La prima potrà far nascere il rispetto
e forse la simpatia per l’operaio evangelico, e talvolta farà deviare verso la
creatura un’affezione che doveva rivolgersi a Dio; ma non riuscirà mai a
determinare le anime a fare, e solamente per amore di Dio, il sacrificio
necessario per tornare al loro Creatore. Solo la bontà che deriva dall’intimità
con Gesù può operare questo.
L’ardente amore per Gesù e la vera dedizione per
le anime permettono all’apostolo tutte le audacie compatibili con il tatto e la
prudenza. Un illustre laico mi ha raccontato che un giorno, conversando con San
Pio X, egli si era lasciato sfuggire qualche parola mordace contro un nemico
della Chiesa. Il Papa allora gli aveva detto: «Figlio mio, io non approvo il
vostro linguaggio. Per punizione ascolterete la storia seguente. Un sacerdote
che io conosco molto bene, appena giunto nella sua prima parrocchia, credette
suo dovere visitare tutte le famiglie, non esclusi gli ebrei, i protestanti e
gli stessi massoni, e poi annunziò dal pulpito che ogni anno avrebbe rinnovata
la visita. Grande agitazione tra i suoi confratelli, che andarono a lamentarsi
dal Vescovo. Questi chiamò l’accusato e gli fece un’aspra ammonizione. Il
curato rispose modestamente: “Eccellenza, Gesù nel Vangelo ordina al pastore di
condurre all’ovile tutte le sue pecorelle: oportet illas adducere. Ma
come riuscirvi, senza andare alla loro ricerca? D’altronde io non transigo sui
princìpi e mi limito a dimostrare il mio interessamento e la mia carità a tutte
le anime che Dio mi ha affidato, anche a quelle fuorviate. Ho annunziato queste
visite dal pulpito, ma se è vostro desiderio che me ne astenga, degnatevi di
darmene il divieto per iscritto, per far sapere che io non faccio altro che
obbedire ai vostri ordini”. Il Vescovo, colpito dall’assennatezza di un tal
linguaggio, non insistette. D’altra parte, l’avvenire diede ragione al
sacerdote, il quale ebbe la gioia di convertire alcuni dei fuorviati e di
obbligare tutti gli altri al rispetto della nostra santa Religione. Più tardi,
per volontà di Dio, quell’umile parroco è diventato il Papa che vi sta dando
questa lezione di carità, figlio mio. Restate pertanto irremovibile sui
principi, ma la vostra carità si estenda a tutti gli uomini, fossero anche i
peggiori nemici della Chiesa».
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