Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard
Anima di ogni Apostolato

IntraText CT - Lettura del testo

  • La vita interiore è condizione della fecondità delle opere
    • 4. La vita interiore dà all’operaio evangelico la vera eloquenza
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

4. La vita interiore all’operaio evangelico la vera eloquenza

Intendo parlare qui dell’eloquenza apportatrice di grazia, capace di convertire le anime e condurle alla virtù. Ne ho già parlato incidentalmente e perciò mi limito a poche parole.

Nell’ufficio di S. Giovanni Evangelista si legge questo responsorio: «Riposando sul petto del Signore, egli bevve alla sorgente che scaturiva dallo stesso Sacro Cuore, e diffuse in tutto i mondo i fiumi della grazia divina». In queste poche parole, quale profonda lezione per tutti coloro che, come predicatori o scrittori o catechisti, hanno la missione di diffondere la parola divina! Con queste incisive espressioni la Chiesa svela ai suoi sacerdoti la sorgente della vera eloquenza.

Tutti gli evangelisti sono ugualmente ispirati, tutti hanno il loro scopo provvidenziale; tuttavia ognuno ha una propria eloquenza.

San Giovanni più degli altri possiede quella che giunge alla volontà per mezzo del cuore, in cui versa la grazia del Verbo divino. Il suo Vangelo, con le lettere di san Paolo, è il libro preferito dalle anime che trovano la vita terrena vuota di senso senza l’unione con Gesù Cristo.

Donde proviene a San Giovanni quest’affascinante eloquenza? Da quale monte sgorga quel fiume le cui acque benefiche irrigano il mondo intero? Il testo liturgico ce lo dice: é un fiume che sgorga dal Paradiso, «quasi unus ex Paradisi fluminibus Evangelista Ioannes».

A che servono tante alte montagne e tanti ghiacciai? «Non sarebbe più utiledirà l’ignorante – se queste immense alture di terra si livellassero distendendosi in pianura?» Egli non pensa che, senza quelle alte cime, le pianure e le valli sarebbero sterili come il deserto del Sahara. Sono infatti proprio le montagne che, con i fiumi di cui sono serbatoi, danno fertilità alla terra.

L’alta vetta del Paradiso, da cui scaturisce la sorgente che alimenta il Vangelo di San Giovanni, altro non è che il Cuore di Gesù: «Evangelii fluenta de ipso sacro Dominici pectoris fonte potavit»; appunto perché l’Evangelista, con la vita interiore, ha udito i battiti del Cuore dell’Uomo-Dio e l’ immensità del suo amore per gli uomini, la sua parola è apportatrice del Verbo divino: «Verbi Dei gratiam diffudit».

Allo stesso modo, si può dire che gli uomini di vita interiore sono in un certo senso fiumi del Paradiso. Con le loro preghiere e immolazioni attirano dal Cielo sulla terra le acque vive della grazia e allontanano o abbreviano i castighi meritati dal mondo. Inoltre, andando ad attingere – nel più alto dei cieli, dal cuore di Colui nel quale risiede la vita intima di Dio – l’acqua viva della vita, la versano con abbondanza sulle anime: «Haurietis aquas de fontibus Salvatoris». Chiamati ad annunciare la parola di Dio, lo fanno con un’eloquenza di cui essi soli hanno il segreto. Essi raccontano il Cielo alla terra; essi illuminano, riscaldano, consolano, fortificano. Senza tali qualità unite insieme, l’eloqueza sarà incompleta; ma il predicatore non potrà riunirle se non vivendo di Gesù.

Son davvero io uno di coloro che, per dare forza dell’azione alla propria eloquenza, contano soprattutto sulla preghiera, sulla visita al Ss.mo Sacramento, sulla Messa, sulla Comunione? Se così non è, potrò essere un rumoroso cymbalum tinniens, potrò rimbombare come un bronzo, velut aes sonans, ma non sarò mai il canale dell’amore, di quell’amore che rende irresistibile l’eloquenza degli amici di Dio.

Il quadro della verità cristiana, esposto da un predicatore istruito ma di pietà mediocre, può commuovere le anime, avvicinarle a Dio ed anche accrescere la loro fede. Ma per impregnarle del vivificante sapore della virtù è necessario aver gustato lo spirito del Vangelo e, per mezzo della meditazione, averne fatta la sostanza della propria vita.14

Ripetiamo ancora che solo lo Spirito Santo, principio di ogni fecondità spirituale, opera le conversioni e diffonde le grazie che spingono a fuggire il vizio e praticare la virtù. La parola dell’operaio evangelico, impregnata dell’unzione dello Spirito santificatore, diviene un canale vivente che riversa l’azione divina. Prima della Pentecoste gli Apostoli avevano predicato quasi senza frutto; ma dopo il loro ritiro di dieci giorni, tutto pregno di vita interiore, lo Spirito di Dio li invade e li trasforma; i loro primi esempi di predicazione sono pesche miracolose. Altrettanto vale per i seminatori del Vangelo; mediante la vita interiore, essi sono veramente apportatori di Cristo, piantano ed irrigano efficacemente e allora lo Spirito Santo garantisce la crescita. La loro parola è ad un tempo il buon seme che cade e la pioggia che feconda; il sole che fa crescere e maturare non manca mai.

«Il solo risplendere è vano, il solo riscaldare è poco; la perfezione sta nel risplendere riscaldando», dice san Bernardo, che continua: «Specialmente agli Apostoli e agli uomini apostolici è stato detto: La vostra luce risplenda davanti agli uomini; essi vengono notati perché accesi, anzi infuocati».15

L’apostolo attinge l’eloquenza evangelica dalla vita d’unione con Gesù mediante la meditazione e la custodia del cuore, ma l’attinge anche dalle Scritture studiate e gustate con passione. Per lui ogni parola rivolta da Dio all’uomo, ogni detto uscito dalle adorabili labbra di Gesù, è un diamante di cui ammira le varie sfaccettature alla luce del dono della sapienza, così particolarmente sviluppato in lui. Ma siccome egli non apre il Libro sacro se non dopo aver pregato, non solo ne ammira gli insegnamenti, ma li assapora come se lo stesso Spirito Santo li avesse dettati solo per lui.

Quanta unzione perciò quando, salito sul pulpito, cita la parola di Dio, e quale diversità tra i lumi che ne fa scaturire lui e le ingegnose o sapienti applicazioni che può trarne un predicatore assistito dai soli lumi della ragione e da una fede pressoché astratta e morta! Il primo mostra la verità viva che avvolge le anime con una realtà che non vuole solo illuminarle ma anche vivificarle. Il secondo non sa parlarne se non come di una equazione algebrica, indubbiamente esatta, ma fredda e senza legami con la vita intima; egli lascia la verità astratta, o, per così dire, allo stato di semplice memoriale, o tutt’al più capace solo di eccitare i cuori per via del cosiddetto carattere estetico del cristianesimo. «La maestà delle Scritture mi sbalordisce e la semplicità del Vangelo mi parla al cuore», confessava il sentimentale Rousseau. Ma che importavano alla gloria di Dio queste vaghe e sterili emozioni?

Il vero apostolo, invece, possiede il segreto di mostrare il Vangelo nella sua verità, non soltanto sempre attuale, ma anche sempre operante e continuamente rinnovata, perché divina, per l’anima che ne entra in contatto. Senza fermarsi a gustarne il sentimento, egli giunge, mediante la parola divina, fino a quella volontà in cui risiede la corrispondenza alla vera vita; le convinzioni da lui prodotte generano amore e risoluzione. Egli solo possiede la vera eloquenza evangelica.

Non vi può essere vita interiore completa senza una tenera devozione a Maria Immacolata, che è il canale per eccellenza di tutte le grazie, e soprattutto delle grazie più elette. L’apostolo abituato al continuo ricorso a Maria – senza del quale san Bernardo non può comprendere come si possa essere vero figlio di questa incomparabile Madre – nell’esporre il dogma sulla Madre di Dio e degli uomini, trova parole che non solo colpiscono e commuovono gli uditori, ma trasmettono a loro questo stesso bisogno di ricorrere, in ogni difficoltà, alla Dispensatrice del Sangue divino. Basta che questo apostolo lasci parlare la sua esperienza ed il suo cuore, per guadagnare le anime alla Regina del Cielo e, per mezzo di Lei, gettarle nel Cuore di Gesù.




14 «Non enim assueti cum Deo colloqui, quom de eo ad homines dicunt vel consilia christianae vitae impertiunt, prorsus carent divino afflatu; ut evangelicum verbum videatur in ipsis fere mortuum. Vox eorum quantavis prudentiae vel facundiae laude clarescat, vocem minime reddit pastoris boni, quam oves salutariter audiant; strepit enim diffuique inanis» (San Pio X, esortazione al clero, del 4 agosto 1908). Questa esortazione rivolta ai ministri di Dio dal paterno cuore di san Pio X è un toccante appello alla santità sacerdotale. Essa ne espone la necessità e la natura e, in una serie di consigli pratici, indica i mezzi per acquistarla e conservarla.



15 S. Bernardo, Sermo de sancti Joanni Baptista; trad. it. in: Id., Sermoni, Città Nuova, Roma (in stampa).






Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License