Principi
I Principio – Non dedicarsi ad un’opera per pura inclinazione naturale, ma
consultare Dio allo scopo di potersi assicurare che si agisce sotto
l’ispirazione della sua grazia e per manifestazione moralmente certa della sua
volontà.
II Principio – E’ imprudente e dannoso rimanere troppo tempo in un
periodo di eccessive occupazioni che metterebbero l’anima in uno stato
incompatibile con gli esercizi essenziali della vita interiore. Bisogna allora,
specialmente per i sacerdoti e per i religiosi, applicare anche alle opere più
sante le parole: «Strappalo e gettalo via da te» (Mt. 5, 29).
III Principio – Allo sregolato debordamento della vita attiva bisogna
imporre, se necessario anche con la violenza, un regolamento che determini
l’impiego abituale del tempo, stabilito col consiglio di un saggio sacerdote di
esperienza e di vita interiore.
IV Principio – Per il bene personale e per quello degli altri,
bisogna innanzitutto coltivare la vita interiore. Quanto più si è occupati,
tanto più c’è bisogno di questa vita e dunque tanto più se ne deve essere assetati
e si devono usare i mezzi perché questa sete non rimanga un desiderio sterile
sfruttato abitualmente dal demonio per addormentare le anime e mantenerle
nell’illusione.
V Principio – Se accade che l’anima venga a trovarsi, per autentica volontà di Dio,
molto occupata e quindi nell’impossibilità morale di prolungare i suoi esercizi
di pietà, essa possiede un termometro infallibile che le indica se davvero si
mantiene nel fervore. Se effettivamente ha sete di vita interiore, se con tutta
la sua buona volontà approfitta di tutte le occasioni per compierne le pratiche
essenziali, allora essa può restare in pace e far sicuro affidamento sulle
grazie speciali che Dio serba per lei: in esse troverà la forza sufficiente per
progredire nella vita spirituale.
VI Principio – Finché l’uomo di azione non giunge a conservarsi nel
raccoglimento e nella dipendenza dalla grazia che devono accompagnarlo ovunque,
egli si trova in uno stato insufficiente di vita interiore. Per questo
indispensabile raccoglimento non occorre sforzo alcuno: basta un’abituale
occhiata che parta più dal cuore che dalla mente, uno sguardo sicuro, retto,
penetrante per discernere se, nell’azione, si rimane sotto l’influenza di Gesù.
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