Secondo principio
Quando, in una funzione liturgica, io agisco
come rappresentante della Chiesa29, Dio desidera che gli
esprima la mia virtù di religione avendo coscienza del mandato ufficiale dal
quale vengo onorato e desidera che faccia progressi in tutte le virtù, unendomi
in tal modo sempre di più alla vita della Chiesa.
In qualità di rappresentante della vostra
Chiesa, affinché in suo nome ed a nome di tutti i suoi figli io offra
incessantemente a Dio, per vostro mezzo, o Gesù, il sacrificio della lode e
della supplica, io sono «persona pubblica che è voce dell’intera Chiesa»,
secondo la felice espressione di San Bernardino da Siena30 .
In ogni funzione liturgica deve pertanto
realizzarsi nella mia persona come uno sdoppiamento, simile o quello che
avviene in un ambasciatore. Nella sua vita privata, questi è un privato cittadino
come gli altri; ma quando, rivestito delle insegne della sua carica, egli parla
od agisce in nome del suo Principe, egli diventa nello stesso istante il
rappresentante e, sotto certi aspetti, la persona stessa del suo Sovrano.
Altrettanto mi accade quando compio le mie
funzioni liturgiche. Al mio essere individuale si aggiunge una dignità che mi
riveste di una missione pubblica; allora io posso e debbo considerarmi come
delegato ufficiale di tutta la Chiesa.
Se prego, se recito il mio ufficio, anche da
solo, non lo faccio più soltanto a mio nome. Le formule che uso non me le sono
scelte, ma è la Chiesa che me le pone sulle labbra31. E’
perciò la Chiesa che prega per mia bocca, parla ed agisce per mezzo mio, come
il Re parla ed agisce per mezzo del suo ambasciatore. Allora io sono veramente
la Chiesa tutta intera, come ben scrisse San Pier Damiani32.
Per mezzo mio, la Chiesa si unisce alla divina Religione di Gesù Cristo e
rivolge alla Ss.ma Trinità l’adorazione, il ringraziamento, la riparazione e la
supplica.
D’altronde, se ho una certa coscienza della mia
dignità, non potrò incominciare il mio Breviario, per esempio, senza che si
operi nel mio essere un’azione misteriosa che m’innalza al di sopra di me
stesso, al di sopra del corso naturale dei miei pensieri, per gettarmi in pieno
nella convinzione di essere come il mediatore tra il Cielo e la terra33.
Che sciagura se dimenticassi queste verità! I
Santi ne erano penetrati e ne vivevano34. Dio si aspetta che
io me ne ricordi, quando compio una funzione. La Chiesa, con la vita liturgica,
mi aiuta continuamente a non dimenticare mai che sono un suo rappresentante, e
Dio esige che a questo titolo corrisponda nella pratica una vita esemplare35.
O mio Dio, infondetemi una profonda stima per
questa missione che la Chiesa mi confida!
Quale stimolo vi troverei contro la mia viltà
nella lotta spirituale! Ma datemi anche il sentimento della mia grandezza di
cristiano e concedete che io abbia verso la vostra Chiesa un animo di
fanciullo, affinché possa approfittare largamente dei tesori di vita interiore
accumulati nella santa Liturgia.
|