b) La
Liturgia mi aiuta potentemente a conformare la mia vita interiore a quella di
Gesù Cristo
Tre sono i sentimenti, o mio adorato Maestro,
che dominano nel vostro Cuore: una dipendenza totale dal Padre vostro e perciò
una perfetta umiltà; una carità ardente ed universale per gli uomini; lo
spirito di sacrificio.
Umiltà perfetta. – Nel venire in questo mondo, o Signore, Voi diceste:
«Padre, eccomi pronto a compiere la vostra volontà» (Eb. 10, 5-7). Nel Vangelo
ricordate spesso che tutta la vostra vita intima si riassume nell’incessante
desiderio di piacere in ogni cosa al Padre vostro47.
Obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil. 2, 8), siete la stessa
obbedienza, o Gesù. Ed anche ora obbedite ai vostri sacerdoti, poiché alla loro
parola voi discendete sulla terra: «il Signore ha obbedito alla voce di un uomo»
(Gios. 10, 14).
A quale scuola mi mette la Liturgia per farmi
imitare la vostra sottomissione, se il mio cuore aderisce ai minimi riti con il
desiderio di formarsi allo spirito di dipendenza da Dio, doma senza debolezze
questo «io» avido di libertà, e piega il mio giudizio e la mia volontà, che
sono sempre portati a non imitare quello spirito fondamentale che Voi, o mio
Gesù, siete venuto ad insegnare con i vostri esempi, ossia il culto della
divina volontà!
Ogni volta che costringo la mia personalità a
cancellarsi per obbedire alla Chiesa come a Voi stesso, quale esercizio
prezioso per la formazione dell’anima mia! E quando dovrò piegare il mio
orgoglio nelle circostanze più difficili, quali effetti produrrà questa fedeltà
alle minime prescrizioni delle rubriche!48
Ma c’è di più. Ricordandomi la certezza della
vostra vita in me e la necessità della vostra grazia per formulare
meritoriamente anche un solo pensiero, la Liturgia combatte quella presunzione
e quello spirito di sufficienza che potrebbero distruggere l’intera mia vita
interiore. Le parole «per Dominum nostrum», che concludono quasi tutte le
preghiere liturgiche, mi ricordano, qualora lo dimentichi, che da solo non
posso far nulla, assolutamente nulla, se non peccare o compiere atti senza
merito. Tutto m’infonde la necessità di ricorrere con frequenza a Voi; tutto mi
ripete che Voi esigete da me questo ricorso supplichevole, affinché la mia vita
non devii verso miraggi ingannatori.
Mediante la Liturgia, la Chiesa insiste con
sollecitudine per persuadere i suoi figli della necessità della supplica; fa
della Liturgia una vera scuola di preghiera e perciò di umiltà. Con le sue
formule, con i Sacramenti e i sacramentali, essa m’insegna che tutto mi viene
dal vostro prezioso Sangue, e che il grande mezzo per raccoglierne i frutti è
quello di unirmi con umile preghiera al vostro ardente desiderio di
applicarceli.
O Gesù, fate che io approfitti di queste
continue lezioni, per accrescere il vivissimo sentimento della mia piccolezza e
per convincermi che, in quell’Ostia che è il vostro Corpo mistico, io non sono
che un’umile particella e che, nell’immenso concerto di lodi che voi dirigete,
io non sono che una debole voce.
Fate pure che, grazie alla Liturgia, io capisca sempre
meglio che soltanto per mezzo dell’umiltà posso rendere sempre più pura questa
particella e sempre più limpida questa voce.
Carità universale. – Il vostro Cuore, o Gesù, ha esteso a tutti gli uomini
la sua missione redentrice.
Al sitio che voi gridaste al mondo
spirando e che continuate a far sentire dall’Altare, dal Tabernacolo e persino
dal seno della vostra gloria, deve corrispondere nell’anima, anche in quella
del semplice cristiano, un vivo desiderio di prodigarsi per i fratelli, una
sete ardente per la salute di tutti gli uomini e per la diffusione del Vangelo,
un grande zelo per favorire le vocazioni sacerdotali e religiose, e insistenti
preghiere perché i cristiani comprendano l’estensione dei loro doveri e le
anime consacrate la necessità della vita loro interiore.
Ma tali desideri devono infiammare ben di più
l’anima dei vostri ministri: a loro i riti ricordano che hanno ricevuto da Voi
un posto d’onore nel vostro Corpo mistico, affinché v’incorporino il maggior
numero possibile di anime; ricordano che sono corredentori e mediatori, i quali
devono piangere «tra il vestibolo e l’altare» (Gl. 2, 17) i peccati del mondo,
e devono santificarsi non solo per se stessi, ma anche per poter santificare
gli altri, formare, istruire e guidare le anime e far circolare in esse la
vostra vita: «Io santifico me stesso, affinché anch’essi siano santificati»
(Gv. 17, 19).
O santa Chiesa del Redentore, Madre di tutti i
miei fratelli vostri figli, come si può vivere della vostra Liturgia senza partecipare
agli slanci provati dal Cuore del vostro Sposo divino per la salute delle sue
creature e per la liberazione delle anime che gemono nel Purgatorio?
E’ vero che io beneficio di una parte
privilegiata dei frutti della Messa che celebro e del Breviario che recito. Ma
Voi volete che la parte principale vada innanzitutto all’insieme delle anime di
cui siete sollecita: «... che Ti offriamo per la tua santa Chiesa cattolica»49.
Voi usate mille mezzi per dilatare il mio cuore e per conformare la mia vita
interiore a quella di Gesù.
O amata vita liturgica, accrescete il mio
filiale amore per la Santa Chiesa e per il Padre comune dei fedeli. Rendetemi
più devoto e più sottomesso ai miei superiori gerarchici e più unito a tutte le
loro sollecitudini. Aiutatemi a non dimenticare che Gesù vive in ognuno di
coloro con i quali io sono in contatto quotidiano e che Egli li porta nel suo
cuore. Fate che io irraggi su di loro indulgenza, sostegno, pazienza e premura,
in modo da riflettere la mansuetudine del dolce Salvatore. Mantenetemi nella
convinzione che io non posso andare in Cielo se non per mezzo della Croce; che
le mie lodi, le mie adorazioni, i miei sacrifici e tutti gli altri atti non
hanno valore per il Cielo se non in virtù del Sangue di Gesù; che questo Cielo
debbo guadagnarmelo in collaborazione con tutti i cristiani, poiché è con tutti
gli eletti che dovrò godermelo continuando con loro, per mezzo di Gesù e per
tutta l’eternità, il concerto di lodi al quale sono già associato qui sulla
terra.
Spirito di sacrificio. – O Gesù, sapendo che l’umanità non poteva essere
salvata se non col sacrificio, Voi avete trasformato tutta la vostra vita
terrena in una perenne immolazione.
Identificato con Voi, sacerdote con voi nel
celebrare la Messa, o divino Crocifisso, voglio essere Ostia con Voi. In Voi
tutto gravita attorno alla vostra Croce; in me tutto graviterà attorno alla mia
Messa. Essa sarà il centro ed il sole delle mie giornate, come il vostro
Sacrificio è l’atto centrale della Liturgia.
Richiamandomi incessantemente il pensiero del
Calvario, per mezzo dell’altare e del Tabernacolo, il pensiero del Calvario, la
Messa sarà per me una scuola di spirito di sacrificio. Facendomi partecipare ai
sentimenti della vostra Chiesa, essa me ne comunicherà i vostri, o Gesù, e così
si realizzeranno in me le parole di S. Paolo: «Abbiate in voi stessi gli stessi
sentimenti di Gesù Cristo» (Fil. 2, 5) e quelle che mi vennero dette nel giorno
della mia ordinazione: «Imitate le cose che trattate»50.
Messale, Rituale e Breviario mi ricordano nei
modi più vari, perlomeno con gl’innumerevoli segni di croce, che dopo il
peccato il sacrificio è diventato la legge dell’umanità e che esso non ha alcun
valore se non è unito al vostro. Perciò, o mio divino Redentore, io vi renderò
ostia per ostia; farò di me stesso un’immolazione totale, fusa con
l’immolazione da Voi operata una volta sul Golgota e rinnovata tante volte
quante sono le Messe che ogni momento si succedono senza interruzione nel mondo
intero.
La Liturgia mi faciliterà questa oblazione di me
stesso e mi farà contribuire maggiormente a completare le sofferenze che
mancano alla vostra Passione, a vantaggio del vostro Corpo mistico ch’è la
Chiesa51.
Darò il mio contributo a questa grande ostia
fatta dei sacrifici di tutti i cristiani52. E quest’ostia
salirà al cielo per espiare i peccati del mondo e far discendere sulla Chiesa
militante e purgante i frutti della vostra Redenzione.
Così io avrò la vera vita liturgica. Difatti, o
Gesù crocifisso, rivestirmi di voi, unirmi fattivamente al vostro Sacrificio
realizzando l’olocausto di me stesso per mezzo del «rinneghi se stesso», è
appunto questo il fine al quale vuole condurmi la vostra Chiesa, o mio
Salvatore, infondendomi i vostri sentimenti attraverso le sue preghiere e le
sue sante cerimonie, introducendo nel mio cuore ciò che in Voi dominava tutto:
lo spirito di sacrificio53.
Così io diventerò una di quelle pietre vive e
prescelte che, levigate dalla prova – «levigata dai colpi del salutare
scalpello e dalle innumerevoli battute del martello del fabbro»54
– sono destinate a partecipare alla costruzione della celeste Gerusalemme.
|