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Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard
Anima di ogni Apostolato

IntraText CT - Lettura del testo

  • III. La vita liturgica, sorgente di vita interiore e perciò di apostolato
    • 4. Vantaggi della vita liturgica
      • b) La Liturgia mi aiuta potentemente a conformare la mia vita interiore a quella di Gesù Cristo
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b) La Liturgia mi aiuta potentemente a conformare la mia vita interiore a quella di Gesù Cristo

Tre sono i sentimenti, o mio adorato Maestro, che dominano nel vostro Cuore: una dipendenza totale dal Padre vostro e perciò una perfetta umiltà; una carità ardente ed universale per gli uomini; lo spirito di sacrificio.

Umiltà perfetta. – Nel venire in questo mondo, o Signore, Voi diceste: «Padre, eccomi pronto a compiere la vostra volontà» (Eb. 10, 5-7). Nel Vangelo ricordate spesso che tutta la vostra vita intima si riassume nell’incessante desiderio di piacere in ogni cosa al Padre vostro47. Obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil. 2, 8), siete la stessa obbedienza, o Gesù. Ed anche ora obbedite ai vostri sacerdoti, poiché alla loro parola voi discendete sulla terra: «il Signore ha obbedito alla voce di un uomo» (Gios. 10, 14).

A quale scuola mi mette la Liturgia per farmi imitare la vostra sottomissione, se il mio cuore aderisce ai minimi riti con il desiderio di formarsi allo spirito di dipendenza da Dio, doma senza debolezze questo «io» avido di libertà, e piega il mio giudizio e la mia volontà, che sono sempre portati a non imitare quello spirito fondamentale che Voi, o mio Gesù, siete venuto ad insegnare con i vostri esempi, ossia il culto della divina volontà!

Ogni volta che costringo la mia personalità a cancellarsi per obbedire alla Chiesa come a Voi stesso, quale esercizio prezioso per la formazione dell’anima mia! E quando dovrò piegare il mio orgoglio nelle circostanze più difficili, quali effetti produrrà questa fedeltà alle minime prescrizioni delle rubriche!48

Ma c’è di più. Ricordandomi la certezza della vostra vita in me e la necessità della vostra grazia per formulare meritoriamente anche un solo pensiero, la Liturgia combatte quella presunzione e quello spirito di sufficienza che potrebbero distruggere l’intera mia vita interiore. Le parole «per Dominum nostrum», che concludono quasi tutte le preghiere liturgiche, mi ricordano, qualora lo dimentichi, che da solo non posso far nulla, assolutamente nulla, se non peccare o compiere atti senza merito. Tutto m’infonde la necessità di ricorrere con frequenza a Voi; tutto mi ripete che Voi esigete da me questo ricorso supplichevole, affinché la mia vita non devii verso miraggi ingannatori.

Mediante la Liturgia, la Chiesa insiste con sollecitudine per persuadere i suoi figli della necessità della supplica; fa della Liturgia una vera scuola di preghiera e perciò di umiltà. Con le sue formule, con i Sacramenti e i sacramentali, essa m’insegna che tutto mi viene dal vostro prezioso Sangue, e che il grande mezzo per raccoglierne i frutti è quello di unirmi con umile preghiera al vostro ardente desiderio di applicarceli.

O Gesù, fate che io approfitti di queste continue lezioni, per accrescere il vivissimo sentimento della mia piccolezza e per convincermi che, in quell’Ostia che è il vostro Corpo mistico, io non sono che un’umile particella e che, nell’immenso concerto di lodi che voi dirigete, io non sono che una debole voce.

Fate pure che, grazie alla Liturgia, io capisca sempre meglio che soltanto per mezzo dell’umiltà posso rendere sempre più pura questa particella e sempre più limpida questa voce.

Carità universale. – Il vostro Cuore, o Gesù, ha esteso a tutti gli uomini la sua missione redentrice.

Al sitio che voi gridaste al mondo spirando e che continuate a far sentire dall’Altare, dal Tabernacolo e persino dal seno della vostra gloria, deve corrispondere nell’anima, anche in quella del semplice cristiano, un vivo desiderio di prodigarsi per i fratelli, una sete ardente per la salute di tutti gli uomini e per la diffusione del Vangelo, un grande zelo per favorire le vocazioni sacerdotali e religiose, e insistenti preghiere perché i cristiani comprendano l’estensione dei loro doveri e le anime consacrate la necessità della vita loro interiore.

Ma tali desideri devono infiammare ben di più l’anima dei vostri ministri: a loro i riti ricordano che hanno ricevuto da Voi un posto d’onore nel vostro Corpo mistico, affinché v’incorporino il maggior numero possibile di anime; ricordano che sono corredentori e mediatori, i quali devono piangere «tra il vestibolo e l’altare» (Gl. 2, 17) i peccati del mondo, e devono santificarsi non solo per se stessi, ma anche per poter santificare gli altri, formare, istruire e guidare le anime e far circolare in esse la vostra vita: «Io santifico me stesso, affinché anch’essi siano santificati» (Gv. 17, 19).

O santa Chiesa del Redentore, Madre di tutti i miei fratelli vostri figli, come si può vivere della vostra Liturgia senza partecipare agli slanci provati dal Cuore del vostro Sposo divino per la salute delle sue creature e per la liberazione delle anime che gemono nel Purgatorio?

E’ vero che io beneficio di una parte privilegiata dei frutti della Messa che celebro e del Breviario che recito. Ma Voi volete che la parte principale vada innanzitutto all’insieme delle anime di cui siete sollecita: «... che Ti offriamo per la tua santa Chiesa cattolica»49. Voi usate mille mezzi per dilatare il mio cuore e per conformare la mia vita interiore a quella di Gesù.

O amata vita liturgica, accrescete il mio filiale amore per la Santa Chiesa e per il Padre comune dei fedeli. Rendetemi più devoto e più sottomesso ai miei superiori gerarchici e più unito a tutte le loro sollecitudini. Aiutatemi a non dimenticare che Gesù vive in ognuno di coloro con i quali io sono in contatto quotidiano e che Egli li porta nel suo cuore. Fate che io irraggi su di loro indulgenza, sostegno, pazienza e premura, in modo da riflettere la mansuetudine del dolce Salvatore. Mantenetemi nella convinzione che io non posso andare in Cielo se non per mezzo della Croce; che le mie lodi, le mie adorazioni, i miei sacrifici e tutti gli altri atti non hanno valore per il Cielo se non in virtù del Sangue di Gesù; che questo Cielo debbo guadagnarmelo in collaborazione con tutti i cristiani, poiché è con tutti gli eletti che dovrò godermelo continuando con loro, per mezzo di Gesù e per tutta l’eternità, il concerto di lodi al quale sono già associato qui sulla terra.

Spirito di sacrificio. – O Gesù, sapendo che l’umanità non poteva essere salvata se non col sacrificio, Voi avete trasformato tutta la vostra vita terrena in una perenne immolazione.

Identificato con Voi, sacerdote con voi nel celebrare la Messa, o divino Crocifisso, voglio essere Ostia con Voi. In Voi tutto gravita attorno alla vostra Croce; in me tutto graviterà attorno alla mia Messa. Essa sarà il centro ed il sole delle mie giornate, come il vostro Sacrificio è l’atto centrale della Liturgia.

Richiamandomi incessantemente il pensiero del Calvario, per mezzo dell’altare e del Tabernacolo, il pensiero del Calvario, la Messa sarà per me una scuola di spirito di sacrificio. Facendomi partecipare ai sentimenti della vostra Chiesa, essa me ne comunicherà i vostri, o Gesù, e così si realizzeranno in me le parole di S. Paolo: «Abbiate in voi stessi gli stessi sentimenti di Gesù Cristo» (Fil. 2, 5) e quelle che mi vennero dette nel giorno della mia ordinazione: «Imitate le cose che trattate»50.

Messale, Rituale e Breviario mi ricordano nei modi più vari, perlomeno con gl’innumerevoli segni di croce, che dopo il peccato il sacrificio è diventato la legge dell’umanità e che esso non ha alcun valore se non è unito al vostro. Perciò, o mio divino Redentore, io vi renderò ostia per ostia; farò di me stesso un’immolazione totale, fusa con l’immolazione da Voi operata una volta sul Golgota e rinnovata tante volte quante sono le Messe che ogni momento si succedono senza interruzione nel mondo intero.

La Liturgia mi faciliterà questa oblazione di me stesso e mi farà contribuire maggiormente a completare le sofferenze che mancano alla vostra Passione, a vantaggio del vostro Corpo mistico ch’è la Chiesa51.

Darò il mio contributo a questa grande ostia fatta dei sacrifici di tutti i cristiani52. E quest’ostia salirà al cielo per espiare i peccati del mondo e far discendere sulla Chiesa militante e purgante i frutti della vostra Redenzione.

Così io avrò la vera vita liturgica. Difatti, o Gesù crocifisso, rivestirmi di voi, unirmi fattivamente al vostro Sacrificio realizzando l’olocausto di me stesso per mezzo del «rinneghi se stesso», è appunto questo il fine al quale vuole condurmi la vostra Chiesa, o mio Salvatore, infondendomi i vostri sentimenti attraverso le sue preghiere e le sue sante cerimonie, introducendo nel mio cuore ciò che in Voi dominava tutto: lo spirito di sacrificio53.

Così io diventerò una di quelle pietre vive e prescelte che, levigate dalla prova – «levigata dai colpi del salutare scalpello e dalle innumerevoli battute del martello del fabbro»54 – sono destinate a partecipare alla costruzione della celeste Gerusalemme.




47 «Ego quae placita sunt ei facio semper» (Gv. 8, 29). – «Meus cibus est ut faciam voluntatem eius qui misit me» (Gv. 4, 34). - «Descendi de caelo non ut faciam voluntatem meam, sed voluntatem eius qui misit me» (Gv. 6, 38).



48 «Colui che è fedele nel poco, lo sarà anche nel molto» (Lc. 16, 10).



49 «...che ti offriamo per la tua Santa Chiesa cattolica» (Canone della Messa).



50 Dal Pontificale Romano.



51 «Completo le sofferenze che mancano alla Passione di Cristo, a vantaggio del suo Corpo che è la Chiesa» (Col. 1, 24).



52 «Tutta la Città redenta, ossia l’insieme della società dei santi, si offrirà a Dio come sacrificio universale, per opera di quel Sacerdote che, nella Passione, sotto le apparenze di servo, offrì se stesso per noi, affinché noi diventassimo membra di lui, nostro Capo. (...) Ecco perché l’Apostolo ci esorta ad offrire a Dio i nostri corpi come ostia viva e santa (...) Ecco il sacrificio dei cristiani: che molti siano uno solo in Gesù Cristo. E questo sacrificio la Chiesa non cessa di rinnovarlo nel Sacramento dell’Altare, ben conosciuto dai fedeli, nel quale è dimostrato che, in ciò ch’essa offre, viene offerta essa stessa» (S. Agostino, De Civitate Dei, lib. X, cap. VI).



53 «L’Ostia gioverà al sacerdote, solo se egli stesso, trasformandosi in ostia viva, vorrà umilmente  ed efficacemente imitare il mistero che compie» (Piet. Bler., Epist. CXXIII). – «Noi che celebriamo i misteri della Passione domenicale, dobbiamo imitare ciò che celebriamo. Dio sarà allora per noi una vera ostia, se noi stessi ci renderemo ostie» (S. Gregorio Magno, Dialogi de vita et miraculis Patrum italicorum, lib. IV, cap. LIX).



54 Inno della Dedicazione della Chiesa.






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