1. Necessità
della custodia del cuore
Mio Dio, voi siete la Santità stessa e quaggiù
ammettete alla vostra intimità un’anima solo nella misura in cui essa si
applica per distruggere o evitare tutto ciò che può macchiarla.
Pigrizia spirituale nell’innalzare il mio cuore
a voi, affetto disordinato per le creature, asprezze ed impazienze, rancore,
capricci, mollezza, ricerca delle comodità, facilità a parlare (senza giusta
ragione) dei difetti altrui, dissipazione, curiosità senza alcun rapporto con
la gloria di Dio, pettegolezzi, loquacità, giudizi vani e temerari sul
prossimo, vana compiacenza di sé, disprezzo per gli altri, critica della
loro condotta, ricerca della stima e della lode, sfoggio di ciò che torna a
proprio vantaggio, presunzione, ostinazione, gelosia, mancanza di rispetto
all’autorità, mormorazioni, mancanza di mortificazione nel bere e nel
mangiare, eccetera... che formicaio di peccati veniali, o almeno d’imperfezioni
volontarie, può invadermi e privarmi delle abbondanti grazie che mi avete
riservato da tutta l’eternità!
Che mai saranno la meditazione e la vita
liturgica, se non mi portano progressivamente a mantenere la mia anima tanto
raccolta da poter vegliare anche contro le mancanze di mera fragilità, se non
mi aiutano a rialzarmi con prontezza ogni volta che la mia volontà comincerà a
cedere, se non m’incitano in certi casi ad impormi una sanzione?
Se manca la custodia del cuore, io posso
paralizzare la vostra azione in me, o Gesù! Le Messe, le Comunioni, le
confessioni, gli altri esercizi di pietà, la speciale protezione della divina
Provvidenza per la mia eterna salvezza, la sollecitudine del mio Angelo
custode, perfino la vostra stessa materna vigilanza su di me, o Madre
Immacolata, tutto può essere paralizzato e reso sterile per colpa mia.
Se manco di buona volontà nell’impormi quella
violenza alla quale alludete, o Gesù, con quelle parole – «sono i violenti a
conquistarselo» (Mt. 11, 12) – Satana cercherà senza posa di sorprendere il mio
cuore per traviarlo ed indebolirlo, e giungerà fino a pervertire la mia
coscienza con l’illusione.
Alcune cadute che tu, o anima mia, ritieni
essere dovute a mera fragilità, forse agli occhi di Dio sono già di più grave
natura. Come potresti affermare il contrario, se tu non pratichi l’esercizio
della custodia del cuore e non tendi a realizzare il programma di consacrare a
Gesù l’intenzione di ogni azione?
Senza questa risoluzione della custodia del
cuore, non solo mi vado accumulando tremende e lunghe espiazioni per il
Purgatorio, ma, seppure evito ancora il peccato mortale, sono sulla china che
mi ci porta fatalmente. Non ci pensi, anima mia?
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