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Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard
Anima di ogni Apostolato

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  • V. L’apostolo ha bisogno di un’ardente devozione a Maria Immacolata
    • 2. Ne ha bisogno per la fecondità dell’apostolato
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2. Ne ha bisogno per la fecondità dell’apostolato

Sia che l’uomo di azione debba sottrarre le anime al peccato, sia che debba far sbocciare in loro le virtù, deve sempre aver come primo scopo quello di far nascere in loro Gesù Cristo, sull’esempio di san Paolo. Ora, secondo Bossuet, Dio, avendo voluto darci una volta Gesù Cristo per mezzo della Ss.ma Vergine, non muta più il suo disegno: avendo Ella generato il capo, deve generare anche le membra.

Isolare Maria dall’apostolato, sarebbe ignorare un aspetto essenziale del piano divino. «Tutti i predestinati – dice sant’Agostino – sono in questo mondo nascosti nel seno della Ss.ma Vergine ove sono conservati, nutriti, custoditi e cresciuti da questa buona Madre, finché non li genererà alla gloria dopo la morte».

Dopo l’Incarnazione, conclude giustamente san Bernardino da Siena, Maria ha acquistato una sorta di giurisdizione su ogni missione temporale dello Spirito Santo, per cui nessuna creatura riceve grazie se non dalle sue mani.

Ma il vero devoto di Maria diventa a sua volta onnipotente sul cuore di questa sua Madre. Quale apostolo potrà dunque dubitare dell’efficacia del suo apostolato, se con questa devozione egli dispone dell’onnipotenza di Maria sul Sangue redentore?

Per questo noi vediamo che tutti i più grandi apostoli sono animati da una straordinaria devozione verso la Ss.ma Vergine. Vogliono sottrarre un’anima al peccato? Quale ardore di persuasione hanno, allora, perché si sono identificati, per l’orrore del male e l’amore della virtù, con Colei che si è definita l’Immacolata Concezione!

E’ alla voce di Maria che il Precursore riconobbe la presenza di Gesù e trasalì nel seno di sua madre. Quali accenti Maria potrà dare ai suoi veri figli per aprire a Gesù i cuori finora rimasti chiusi! Quali parole gli intimi della Madre della misericordia sanno trovare, per impedire che la disperazione s’impadronisca delle anime che per lungo tempo hanno abusato delle grazie!

C’è uno sventurato che ignora Maria? La sicurezza con cui l’uomo di azione gliela mostra vera Madre e rifugio dei peccatori, apre nuovi orizzonti agli occhi di quel peccatore.

Il santo Curato d’Ars incontrava talvolta dei peccatori che, accecati dall’illusione, si appoggiavano a qualche pratica esteriore verso la Santa Vergine per tranquillizzarsi, per peccare più facilmente e per non temere le fiamme eterne. Allora la sua parola diventava dominatrice, sia per mostrare al colpevole la mostruosità di una presunzione tanto ingiuriosa alla Madre di misericordia, sia per spingerlo ad usare quell’atto di devozione per implorare la grazia di sfuggire alle strette del Serpente infernale.

In un caso analogo, l’uomo d’azione poco devoto di Maria, con le sue parole dure e fredde, riuscirà solo a far abbandonare al povero naufrago quel relitto che avrebbe potuto diventare per lui la tavola di salvezza.

Maria vivente nel cuore dell’apostolo è la stessa eloquenza materna assicurata all’operaio evangelico per commuovere le anime nelle quali tutto è perduto. Pare che Gesù Cristo, per un’ammirabile delicatezza, abbia voluto riservare alla mediazione di sua Madre le conquiste più difficili dell’apostolato ed abbia voluto accordarle solo a coloro che vivono intimamente uniti a Lei. «Per opera tua, i nostri nemici vengono annientati».

Il vero figlio di Maria non si troverà mai privo di argomenti, di mezzi od perfino di espedienti, quando, nei casi quasi disperati, dovrà fortificare i deboli e consolare gl’inconsolabili.

Il decreto con cui alle Litanie lauretane è stata aggiunta l’invocazione «Mater Boni Consilii», si basa su quei titoli di «Tesoriera delle divine grazie» e di «Consolatrice universale» ben meritati da Maria. Come «Madre del Buon Consiglio», soltanto ai suoi veri devoti ella , come a Cana, il segreto per ottenere il vino della forza e della gioia, perché venga distribuito.

Ma è soprattutto quando si tratta di parlare alle anime dell’amor di Dio, che la rapitrice dei cuori – «raptrix cordium», secondo l’espressione di San Bernardo – la sposa dell’Amore sostanziale, mette sulle labbra dei suoi intimi le parole di fuoco che accendono l’amore per Gesù e mediante questo fanno germogliare tutte le Virtù.

Come apostoli, noi dobbiamo amare appassionatamente Colei che san Pio X chiamava Virgo Sacerdos e la cui dignità sorpassa in tutto quella dei sacerdoti e dei pontefici. Questo nostro amore ci il diritto di non considerare mai come perduta un’opera, se l’abbiamo incominciata con Maria e vogliamo continuarla con Lei. Maria infatti è fondamento e coronamento di tutto ciò che riguarda il Regno di Dio per mezzo del Figlio suo.

Ma guardiamoci bene dal credere di lavorare con Lei, se ci limitiamo ad erigerle altari o ad intonare canti in suo onore. Ciò che Ella vuole da noi è una devozione che ci permetta di affermare sinceramente che noi viviamo abitualmente uniti a Lei, che ricorriamo al suo consiglio, che i nostri affetti passano attraverso il suo Cuore e che rivolgiamo spesso le nostre richieste per mezzo suo. Ciò che Maria attende soprattutto dalla nostra devozione, è l’imitazione di tutte le virtù che ammiriamo in lei e l’abbandono incondizionato nelle sue mani, affinché Ella ci rivesta del suo divino Figlio.

A questa condizione di ricorrere abitualmente a Maria, noi imiteremo quel comandante del popolo di Dio che, prima di marciare contro il nemico, diceva a Deborah: «Se tu vieni con me, andrò; ma se non vieni, non andrò» (Giud. 4, 8), e compiremo davvero tutte le nostre opere con Lei. Ella parteciperà non solo alle decisioni principali, ma anche a tutti gl’imprevisti e perfino ai dettagli dell’esecuzione.

Uniti a Colei che per noi riassume tutti i suoi privilegi nel titolo di «Nostra Signora del Sacro Cuore», noi non correremo mai il rischio di falsificare le nostre opere permettendo ch’esse vadano contro la nostra vita interiore, che diventino un pericolo per l’anima e possano servire più a gloria nostra che a quella del nostro Dio. Al contrario, per mezzo delle opere noi giungeremo alla vita interiore e quindi alla sempre più intima unione con Colei che deve assicurarci il possesso di suo Figlio per tutta l’eternità.




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