2. Ne ha bisogno
per la fecondità dell’apostolato
Sia che l’uomo di azione debba sottrarre le
anime al peccato, sia che debba far sbocciare in loro le virtù, deve sempre
aver come primo scopo quello di far nascere in loro Gesù Cristo, sull’esempio
di san Paolo. Ora, secondo Bossuet, Dio, avendo voluto darci una volta Gesù
Cristo per mezzo della Ss.ma Vergine, non muta più il suo disegno: avendo Ella
generato il capo, deve generare anche le membra.
Isolare Maria dall’apostolato, sarebbe ignorare
un aspetto essenziale del piano divino. «Tutti i predestinati – dice
sant’Agostino – sono in questo mondo nascosti nel seno della Ss.ma Vergine ove
sono conservati, nutriti, custoditi e cresciuti da questa buona Madre, finché
non li genererà alla gloria dopo la morte».
Dopo l’Incarnazione, conclude giustamente san
Bernardino da Siena, Maria ha acquistato una sorta di giurisdizione su ogni
missione temporale dello Spirito Santo, per cui nessuna creatura riceve grazie
se non dalle sue mani.
Ma il vero devoto di Maria diventa a sua volta
onnipotente sul cuore di questa sua Madre. Quale apostolo potrà dunque dubitare
dell’efficacia del suo apostolato, se con questa devozione egli dispone
dell’onnipotenza di Maria sul Sangue redentore?
Per questo noi vediamo che tutti i più grandi
apostoli sono animati da una straordinaria devozione verso la Ss.ma Vergine.
Vogliono sottrarre un’anima al peccato? Quale ardore di persuasione hanno,
allora, perché si sono identificati, per l’orrore del male e l’amore della
virtù, con Colei che si è definita l’Immacolata Concezione!
E’ alla voce di Maria che il Precursore
riconobbe la presenza di Gesù e trasalì nel seno di sua madre. Quali accenti
Maria potrà dare ai suoi veri figli per aprire a Gesù i cuori finora rimasti
chiusi! Quali parole gli intimi della Madre della misericordia sanno trovare,
per impedire che la disperazione s’impadronisca delle anime che per lungo tempo
hanno abusato delle grazie!
C’è uno sventurato che ignora Maria? La
sicurezza con cui l’uomo di azione gliela mostra vera Madre e rifugio dei
peccatori, apre nuovi orizzonti agli occhi di quel peccatore.
Il santo Curato d’Ars incontrava talvolta dei
peccatori che, accecati dall’illusione, si appoggiavano a qualche pratica
esteriore verso la Santa Vergine per tranquillizzarsi, per peccare più
facilmente e per non temere le fiamme eterne. Allora la sua parola diventava
dominatrice, sia per mostrare al colpevole la mostruosità di una presunzione
tanto ingiuriosa alla Madre di misericordia, sia per spingerlo ad usare
quell’atto di devozione per implorare la grazia di sfuggire alle strette del
Serpente infernale.
In un caso analogo, l’uomo d’azione poco devoto
di Maria, con le sue parole dure e fredde, riuscirà solo a far abbandonare al
povero naufrago quel relitto che avrebbe potuto diventare per lui la tavola di
salvezza.
Maria vivente nel cuore dell’apostolo è la
stessa eloquenza materna assicurata all’operaio evangelico per commuovere le
anime nelle quali tutto è perduto. Pare che Gesù Cristo, per un’ammirabile
delicatezza, abbia voluto riservare alla mediazione di sua Madre le conquiste
più difficili dell’apostolato ed abbia voluto accordarle solo a coloro che
vivono intimamente uniti a Lei. «Per opera tua, i nostri nemici vengono
annientati».
Il vero figlio di Maria non si troverà mai privo
di argomenti, di mezzi od perfino di espedienti, quando, nei casi quasi disperati,
dovrà fortificare i deboli e consolare gl’inconsolabili.
Il decreto con cui alle Litanie lauretane è
stata aggiunta l’invocazione «Mater Boni Consilii», si basa su quei titoli di
«Tesoriera delle divine grazie» e di «Consolatrice universale» ben meritati da
Maria. Come «Madre del Buon Consiglio», soltanto ai suoi veri devoti ella dà,
come a Cana, il segreto per ottenere il vino della forza e della gioia, perché
venga distribuito.
Ma è soprattutto quando si tratta di parlare
alle anime dell’amor di Dio, che la rapitrice dei cuori – «raptrix cordium»,
secondo l’espressione di San Bernardo – la sposa dell’Amore sostanziale, mette
sulle labbra dei suoi intimi le parole di fuoco che accendono l’amore per Gesù
e mediante questo fanno germogliare tutte le Virtù.
Come apostoli, noi dobbiamo amare
appassionatamente Colei che san Pio X chiamava Virgo Sacerdos e la cui
dignità sorpassa in tutto quella dei sacerdoti e dei pontefici. Questo nostro
amore ci dà il diritto di non considerare mai come perduta un’opera, se
l’abbiamo incominciata con Maria e vogliamo continuarla con Lei. Maria infatti
è fondamento e coronamento di tutto ciò che riguarda il Regno di Dio per mezzo
del Figlio suo.
Ma guardiamoci bene dal credere di lavorare con
Lei, se ci limitiamo ad erigerle altari o ad intonare canti in suo onore. Ciò
che Ella vuole da noi è una devozione che ci permetta di affermare sinceramente
che noi viviamo abitualmente uniti a Lei, che ricorriamo al suo consiglio, che
i nostri affetti passano attraverso il suo Cuore e che rivolgiamo spesso le
nostre richieste per mezzo suo. Ciò che Maria attende soprattutto dalla nostra
devozione, è l’imitazione di tutte le virtù che ammiriamo in lei e l’abbandono
incondizionato nelle sue mani, affinché Ella ci rivesta del suo divino Figlio.
A questa condizione di ricorrere abitualmente a
Maria, noi imiteremo quel comandante del popolo di Dio che, prima di marciare
contro il nemico, diceva a Deborah: «Se tu vieni con me, andrò; ma se non
vieni, non andrò» (Giud. 4, 8), e compiremo davvero tutte le nostre opere con
Lei. Ella parteciperà non solo alle decisioni principali, ma anche a tutti
gl’imprevisti e perfino ai dettagli dell’esecuzione.
Uniti a Colei che per noi riassume tutti i suoi
privilegi nel titolo di «Nostra Signora del Sacro Cuore», noi non correremo mai
il rischio di falsificare le nostre opere permettendo ch’esse vadano contro la
nostra vita interiore, che diventino un pericolo per l’anima e possano servire
più a gloria nostra che a quella del nostro Dio. Al contrario, per mezzo delle
opere noi giungeremo alla vita interiore e quindi alla sempre più intima unione
con Colei che deve assicurarci il possesso di suo Figlio per tutta l’eternità.
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