«Senza il libro
di Dom Chautard, io avrei perduto la mia anima»
Esponendo la sua dottrina, dom Chautard indica
come grandi indizi della santità specialmente la purezza e un’altra virtù,
verso la quale avevo una certa incomprensione: l’umiltà. Benché io sapessi che
si trattava di una caratteristica cristiana, e sebbene avessi letto nei Vangeli
che Nostro Signore fosse stato infinitamente umile nella sua vita terrena, le
persone che mi erano indicate come modelli di umiltà mi sembravano caricature
di questa virtù. Provavo quindi difficoltà nel capirla.
Questo problema si risolse con la lettura
dell’opera di dom Chautard, la quale mi fece capire che l’umiltà è,
fondamentalmente, la virtù per cui non cerchiamo di attribuire a noi stessi
quel che appartiene a Dio. Quindi, se nel fare apostolato convertiamo qualcuno,
dobbiamo ammettere che non siamo stati noi ad averlo fatto, bensì Nostro
Signore Gesù Cristo, servendosi di noi. Un uomo può quindi essere un ottimo
predicatore, un esimio oratore, un eccellente catechista, eccetera; ma egli non
convertirebbe nessuno, se Dio non gli concedesse la sua grazia al riguardo.
Da un’altra prospettiva, dom Chautard
mette in rilievo che ogni uomo dev’essere umile nei confronti della persona che
ha il diritto di comandargli; ha quindi l’obbligo di compiacersi nell’ubbidire
al suo superiore, con rispetto, amore e sottomissione. Tutte queste
disposizioni d’animo conducono alla santità, la quale costituisce il cuore del
completo successo di ogni apostolato.
Nella lotta quotidiana in cerca di questa
perfezione, il libro di dom Chautard fu per me un preziosissimo aiuto. Senza di
esso, io avrei semplicemente perduto la mia anima, per esempio quando fui
eletto deputato federale. Infatti, a 24 anni, essere il parlamentare più
giovane e più votato del Brasile, sul quale in quel momento erano puntati tutti
gli occhi di tutti gli ambienti cattolici del Paese, poteva indurmi facilmente
all’autocelebrazione, a pensieri di vanità: «Che gigante sono! Essere già
riuscito, così giovane, ad impormi a tante migliaia di elettori! Che intelletto
straordinario il mio!» , eccetera.
Il risultato sarebbe stato inebriarmi di
me stesso; e quando mi fossi trovato di fronte all’alternativa – o apostatare o
rinunciare alla rielezione – avrei scelto l’apostasia. Allora, fu grazie agli
insegnamenti di dom Chautard che potei mantenermi fedele in quella delicata
fase della mia vocazione.
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