Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard - La sua vita in breve
Gustave Chautard nacque a Briançon (Francia) il
12 marzo 1858. Figlio di un padre anticlericale, che gli faceva leggere le
opere degli autori illuministi, subì però anche l’influsso della madre,
cattolica praticante.
Durante l’adolescenza si abbandonò ad una vita
dissipata e passò quindi un periodo di freddezza verso la religione, che però
confessava apertamente quando doveva difenderla dalle irrisioni lanciate dai laicisti
dell’epoca. A Marsiglia, dove studiava, collaborò con l’Opera della Gioventù
promossa dal padre Allemand, impegnandosi nella carità verso i poveri,
nell’istruzione degli ignoranti e nell’assistenza ai malati.
Nel giorno di Ognissanti del 1875, pregando
sulla tomba del padre Allemand, avvertì la chiamata alla vita religiosa.
L’ostilità dei parenti, che giunsero al punto di pagare una donna per farlo
cadere nell’impurità, e particolarmente del padre, che lo ripudiò, non
piegarono la decisione del giovane. Il 6 maggio 1877, Gustave prese l’abito
benedettino entrando, col nome di Jean-Baptiste, nell’abbazia cistercense di
Aiguebelle; nel 1879 pronunciò i voti e nel 1884 diventò sacerdote; solo a cose
fatte egli riuscì a riconciliarsi con i parenti.
Entrato per fare una vita contemplativa, il
giovane Jean-Baptiste venne però subito notato per il suo zelo e le sue
capacità organizzative; l’abate lo nominò suo segretario, affidandogli le
relazioni esterne dell’abbazia. Siccome i decreti anticlericali del marzo 1880,
varati dal governo massonico francese, avevano vietato ogni sostegno alle
comunità religiose, cercando di gettare per strada centinaia di monaci, il
giovane segretario dovette viaggiare per salvare dalla rovina alcune comunità
trappiste. Si dedicò anche all’assistenza spirituale di operai, viaggiatori e
girovaghi. Strinse rapporti con esponenti del cattolicesimo intransigente
dell’epoca, come mons. Gay, dom Gréa, dom Guéranger, Veuillot.
Nel 1897, Chautard venne posto a guida
dell’abbazia di Chambarand. Il nuovo abate generale dei cistecensi, dom Wyart,
gli affidò il riscatto e la restaurazione di Citeaux, casa-madre dell’Ordine,
che difatti tornò ad ospitare la vita monastica nel 1888, VII centenario della
sua fondazione da parte di san Bernardo. Come premio per questa sua opera, dom
Wyart gli affidò nel 1899 l’abbazia principale dell’Ordine: Sept-Fons, nella
diocesi di Moulins, con le relative dipendenze e filiali estere. Per tre mesi
Chautard rifiutò questa responsabilità, temendo che la sua vita interiore
finisse soffocata da impegni gravosi; cedette solo quando ricevette dal
cardinal Mazzella un esplicito ordine di Papa Leone XIII, che lo conosceva e
stimava.
Pur occupandosi soprattutto della vita religiosa
delle sue abbazie, Chautard dovette nuovamente gettarsi nella lotta: con una
nuova legge, nel 1901 il governo francese aveva infatti proibito la stessa vita
religiosa, facendo chiudere i monasteri, a meno che non ottenessero una
esplicita autorizzazione dovuta a precisi motivi di utilità pubblica. Dom
Chautard riuscì a farsi ricevere dalla commissione senatoriale competente e da
uno dei promotori della legge, il presidente Clémenceau, noto per il suo
anticlericalesimo aggressivo, soprannominato «la tigre». In un drammatico
colloquio, l’abate difese il diritto di esistenza della «inutile» vita
contemplativa trappista; alla fine, il celebre politico venne conquistato dal
coraggio del suo nemico. Chautard riuscì così a salvare i cistercensi dalla
soppressione, ma la situazione rimase precaria per ben per 14 anni, durante i
quali continuarono intimidazioni, ricatti, perquisizioni, insidie di ogni
sorta, tanto che nel 1909 egli preparò un esilio all’estero per i suoi monaci
che rischiavano nuovamente l’espulsione; per aver protestato presso il governo,
l’abate venne anche arrestato per breve tempo. Ma alla fine, la tenacia di dom
Wyart e di dom Chautard ebbero la meglio. Riflettendo sulle sue battaglie e
vittorie, dom Chautard osservava: «Il successo dei nostri nemici non nasce
dalla loro forza, ma dalla mancanza di convinzione dei cattolici».
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, la
persecuzione finì; cominciò però per dom Chautard un’attività di assistenza ai
suoi giovani monaci, che venivano inviati al fronte come tutti gli altri, ai
sacerdoti militari, ai soldati in genere e poi agli sfollati e dispersi dalla
guerra. A questo scopo, aiutato dal suo amico cardinale Sevin, fondò anche una
rivista: Prêtre aux Armées, che dopo la guerra diventò Prêtre et
Apôtre. Non trascurò la vita sociale, studiando con il celebre sociologo
cattolico Léon Harmel le possibili migliorie economiche da concedere agli
operai, a cominciare da quelli dipendenti dal suo Ordine; incoraggiò e
consigliò spiritualmente alcune associazioni cattoliche dell’epoca, come la Gioventù
Operaia (J.O.C.).
Grande estimatore di santa Teresa di Lisieux e
della sua «piccola via», quando ella venne proclamata santa, Chautard la diede
per patrona ai suoi novizi. Amatissimo dai monaci, ricercato come direttore spirituale
e come consigliere da gente di ogni ceto e anche da illustri personalità del
mondo sia ecclesiastico che civile, egli non risparmiò sforzi per promuovere
l’ideale cistercense, fino al punto di far girare all’interno della sua abbazia
un filmato che facesse conoscere al mondo esterno lo stile di vita benedettino.
Pur vivendo la regola cistercense nella sua più
stretta osservanza, don Chautard svolgeva un’attività apostolica degna di un
apostolo zelantissimo. Benché anziano e malato, negli anni Venti egli riprese
la sua attività di curatore delle varie abbazie trappiste, viaggiando spesso
all’estero e visitando perfino la Cina, a 71 anni di età. Egli morì
improvvisamente domenica 29 settembre 1935, nella sua abbazia di Sept-Fons,
fulminato da una crisi cardiaca, mentre stava per imporre l’abito a un novizio.
Aveva 77 anni.
Fu proprio negli anni delle persecuzioni, tra il
1903 e il 1907, che dom Chautard elaborò quegli appunti che costituirono il
nucleo del suo libro-capolavoro. La prima stesura era intitolata L’anima dei
catechismi e la vita interiore (1907) e l’aveva scritta per la
Congregazione della Sacra Famiglia e del Sacro Cuore, fondata da madre Maria
Mellin. Il successo del libro spinse l’autore a rimaneggiarlo e a cambiarne il
titolo: La vita interiore, base dell’apostolato (1909). Solo nel 1912
apparve la versione definitiva, col titolo: L’anima di ogni apostolato.
Definito dal cardinale Sévin «libro aureo», l’opera ebbe grande successo: al
momento della morte dell’autore, ne erano state già stampate in Francia 14
edizioni e vendute circa 180.000 copie, mentre se ne organizzava la
traduzione in numerose lingue straniere. Questo successo aggiunse all’autore,
oltre alla fama di illuminato direttore spirituale, anche quella di grande maestro
della vita interiore.
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