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Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard Anima di ogni Apostolato IntraText CT - Lettura del testo |
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2. Che cosa dev’essere la mia orazione? Ascensio mentis in Deum. «Tale ascesa – dice San Tommaso – essendo un atto della ragione non speculativa ma pratica, presuppone gli atti della volontà». L’orazione mentale è dunque un vera fatica, soprattutto per gli incipienti. Fatica per staccarsi un momento da ciò che non è Dio. – Fatica per restare mezz’ora fissi in Dio e riuscire a prendere un nuovo slancio verso il bene. – Fatica senza dubbio penosa all’inizio, ma che voglio accettare con generosità. – Fatica che però sarà ben presto coronata dalla più grande consolazione che si possa avere sulla terra: la pace nell’amicizia e nell’unione con Gesù. «L’orazione – dice Santa Teresa – non è che un colloquio amichevole in cui l’anima parla, cuore a cuore, con Colui dal quale si sente amata». Colloquio cordiale. Sarebbe un’empietà supporre che Dio, il quale, ben più che impormi questa conversazione, me ne infonde il bisogno e spesso l’attrattiva, non voglia anche facilitarmela. Anche se da molto tempo l’ho abbandonata, Gesù mi ci richiama teneramente e mi offre un’assistenza speciale per questo linguaggio della mia fede, della mia speranza e della mia carità che dovrà essere la mia orazione, come la chiama il Bossuet. Vorrò forse resistere a questo appello di un Padre che invita anche il figlio prodigo ad ascoltare la sua Parola, a intrattenersi familiarmente con Lui, ad aprirgli il mio cuore e ad ascoltare i battiti del suo? Colloquio semplice. Sarò spontaneo: parlerò dunque a Dio da tiepido, da peccatore, da dissipatore oppure da fervoroso. Con l’ingenuità di un fanciullo, gli esporrò il mio stato d’animo e non parlerò se non il linguaggio che esprime sinceramente ciò che sono. Colloquio pratico. Il fabbro non immerge il ferro nel fuoco per renderlo ardente e luminoso, ma perché diventi malleabile. Così l’orazione deve illuminare la mia intelligenza e riscaldare il mio cuore, ma solo affinché l’anima mia diventi così flessibile da poter essere martellata, perdendo i difetti o la forma dell’uomo vecchio e ricevendo le virtù o la forma di Gesù Cristo. Il mio colloquio dunque punterà ad elevare la mia anima fino alla santità di Gesù, affinché Egli la possa modellare a sua immagine. «Tu, o Signore Gesù, tu formi e plasmi il mio cuore con la tua mano dolcissima e misericordiosissima, ma anche fortissima» (S. Agostino).
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