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Olaus Jørgensen Abelseth, terza classe, 26 anni.
Era emigrato in America nei primi anni del secolo, per
allevare bestiame nel South Dakota: un lavoro come tanti, un lavoro molto
americano. Però gli affari ad un certo punto presero ad andar male, e così
Olaus Jørgensen Abelseth pensò di tornarsene a casa per un po’, e partì per
Ørskog. La Norvegia non era cambiata, e dopo sei mesi Olaus decise di riattraversare
l’oceano. Si salvò dal naufragio, ritrovò la sua fattoria nel South Dakota,
risollevò gli affari e sposò – ecco il punto – Anna Grinde. Anna era al suo
secondo matrimonio: e in questo non c’è nulla di male, per carità. Era
norvegese anche lei: e tanto meglio per Olaus, visto che i buoi, invece, non
erano del paese suo. Anna aveva otto anni più di Olaus, quasi nove per essere
precisi: ma che male c’è? La differenza d’età non impedì loro un’unione felice,
tre figli (anzi quattro: ma il secondo morì che aveva appena tre anni e mezzo),
una vecchiaia serena (Olaus sopravvisse di due anni alla moglie: ma in qualche
modo se l’aspettava, e accettò tranquillamente la vedovanza). No, il punto è un
altro: il punto è che il padre di Anna era morto in mare, in un naufragio,
nelle acque tempestose del fiordo di Sogne, in una fredda mattina di giugno –
esattamente nove giorni dopo la nascita di Olaus. Chissà se questa coincidenza
(per esser precisi: questa quasi-coincidenza) ha un significato. Olaus e Anna
qualche volta se lo chiedevano, s’interrogavano e non ne venivano a capo. Poi
se ne dimenticavano, la vita continuava tranquilla – ma di nuovo, dopo un po’,
tornavano a parlarne. Una risposta precisa, però, non riuscirono a trovarla.
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