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Frederick Fleet, vedetta, 25 anni.
Capì presto che non c’era più posto per lui, alla
White Star: la compagnia non amava i sopravvissuti del Titanic. Erano
una presenza imbarazzante, ricordavano una tragedia troppo vicina e potevano
spaventare i passeggeri. Così Frederick Fleet, dopo nemmeno tre mesi sull’Olympic,
nell’agosto del 1912 si licenziò e si cercò un impiego alla Union-Castle. Andò
per mare per altri ventiquattro anni, ma non vide mai più un iceberg così grosso.
Già, perché Frederick Fleet, Fred per gli amici, è la vedetta che per primo
scorge la grande montagna scura e immobile ritta proprio davanti alla prua
veloce del Titanic. È lui a chiamare il ponte di comando e a dire:
“Iceberg a dritta”. È lui a dare l’allarme, e a tirare un sospiro di sollievo
quando la grande nave sfiora la montagna scura e mille pezzi di ghiaccio
capitombolano sul ponte. È lui che riconosce nell’oscurità stellata dell’oceano
la grande montagna, e dà l’allarme, e aspetta la virata, e quando la nave vira
e sfiora e prosegue crede che il pericolo sia cessato, e in cuor suo si consola
e anche un poco si compiace, e forse si aspetta una ricompensa, di certo un
encomio dal comandante in persona, e non sa, proprio non sa che invece la grande
nave sta già affondando e che la montagna buia l’ha avuta vinta e che a nulla è
servito il suo occhio allenato e vigile. Fred dopo di allora visse la vita di
prima, e dell’iceberg non parlava volentieri – anche se, va detto, un poco
d’orgoglio gli rimase fino alla fine. Aveva settantotto anni il giorno che sua
moglie morì. Di continuare da solo, Fred proprio non se la sentiva: si impiccò
due settimane
dopo.
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