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Henry Blank, prima classe, 39 anni.
Henry Blank era un uomo che s’era fatto da solo: e da
solo aveva accumulato un’immensa fortuna. A Newark, quand’era ragazzo, trovò
lavoro come apprendista in un’oreficeria: era molto bravo e prima che avesse
compiuto ventun anni divenne maestro orafo. Da allora in poi, gli affari
prosperarono: tanto che a trentacinque anni acquistò e ristrutturò un’enorme
villa nei pressi di Glenridge, con tanto di sala da musica e pinacoteca
privata. Già, perché Blank amava le belle arti, e ne era un raffinato cultore.
E sebbene avesse a mala pena concluso la scuola media inferiore, passava le
serate a leggere e a studiare: storia dell’arte, architettura, musica. Amava il
progresso e amava le cose belle. Così, quando si trovò in Europa – ci andava
spesso per i suoi affari – fu normale per lui prenotarsi un biglietto di prima
classe sulla nave più nuova e lussuosa del mondo. L’ultima sera sul Titanic
la passò giocando a carte nel fumoir con due tedeschi: e una carta da
gioco – sul dorso recava la stella bianca della White Star – fu tutto ciò che
portò a casa dal naufragio. Dopo quel viaggio, la moglie Phoebe non volle mai
più separarsi da lui: e ogni volta che Blank partiva per l’Europa, Phoebe si
imbarcava con il marito. Parlare di quella notte fatale non gli piaceva per
nulla: continuò invece ad arricchirsi, ad andare all’opera e a coltivare la
storia dell’arte. Girarono a lungo delle voci secondo cui in realtà Blank si
sarebbe salvato travestendosi da donna. Non smentì mai pubblicamente quelle
voci. Gli bastava che sua moglie conoscesse la verità. E se poi la verità fosse
stata quella che le voci riportavano, Phoebe, c’è da giurarci, non l’avrebbe
amato di meno.
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