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Thomas Jones, marinaio scelto, 29 anni.
Thomas Jones, un paio di settimane dopo il naufragio,
ricevette una lettera da Gladys Cherry, che era con lui sulla scialuppa n° 8.
La conservò per tutta la vita. “Sento di doverle scrivere e dirle quanto lei
sia stato straordinario nel guidare la nostra scialuppa quella notte. Sulla scialuppa
– scrive la signorina Cherry – c’erano soltanto quattro inglesi: lei, mia
cugina la contessa di Rothes, la sua cameriera ed io. Penso che lei sia stato
davvero meraviglioso. Il terribile rimpianto che porterò sempre con me, e so
che lei lo condivide, è che avremmo dovuto tornare indietro per recuperare
qualche naufrago. Tuttavia – ricorda la signorina Cherry – soltanto una signora
americana, mia cugina, lei ed io volevamo tornare. Non riuscii a sentire
chiaramente la discussione che ci fu, perché ero alla barra: ma tutti quelli
che stavano davanti, e i tre uomini che erano con noi, si rifiutarono di
tornare indietro. Ricorderò sempre le sue parole: ‘Signore, se qualcuno di noi
si salverà, ricordatevi che io avrei voluto tornare. Avrei preferito affondare
con loro piuttosto che abbandonarli’. Lei – conclude la signorina Cherry – ha
fatto tutto ciò che era in suo potere. E poiché è un mio compatriota, ci tenevo
a dirglielo”. La lettera fu pubblicata da qualche giornale; Jones, intervistato
a sua volta, confermò i fatti. Non per questo, però, il suo dolore e il suo
rammarico ne furono alleviati. Vi sono atti mancati di eroismo che appagano chi
li compie: la signorina Cherry, probabilmente, si sgravò la coscienza scrivendo
quella lettera. Ma per il marinaio scelto Jones non fu così: non fu mai così
fino alla fine dei suoi giorni.
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