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Elizabeth Dowdell, terza classe, 30 anni.
Elizabeth non amava il proprio lavoro. O, per meglio
dire, non amava fare quel lavoro con quella bambina. Miss Virginia Ethel
Emmanuel era infatti il prototipo della bambina viziata. Era figlia unica; era
bella (o almeno così tutti le dicevano, il che è lo stesso e forse è anche
peggio); era di famiglia benestante (sebbene non ricca). Elizabeth, che aveva
già fatto la bambinaia in un paio di famiglie, fu assunta dagli Emmanuel due
anni prima del viaggio in Europa. Andare in Europa, per molti americani
dell’epoca, era un po’ come per un musulmano andare alla Mecca. Ed era anche
una forma di affermazione sociale. Elizabeth non amava viaggiare; non le
piaceva dormire lontano da casa (come se temesse di perdere qualcosa, come se
la situazione le sfuggisse di mano) e non le piaceva fare e disfare i bagagli.
Non era una donna curiosa, Elizabeth: né migliorava la situazione la presenza
della piccola Virginia, che era ancor meno curiosa di Elizabeth e che del
viaggio in Europa avrebbe tranquillamente fatto a meno. Fu così che ad un certo
punto gli Emmanuel pensarono di rispedire a casa la figlia, e con lei,
naturalmente, la bambinaia. Entrambe, che pure non si può dire andassero
d’amore e d’accordo, ne furono felici. Certo, per Elizabeth sobbarcarsi un
lungo viaggio per mare con Virginia non era certo una prospettiva allettante;
si consolava pensando che avrebbe finalmente dormito di nuovo nel proprio
letto. Al ritorno, dopo il naufragio e il salvataggio e il rientro degli
Emmanuel dall’Europa, Elizabeth si licenziò. Virginia era proprio
insopportabile, e la vita meritava di meglio.
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