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Percy Ahier, cameriere, 20 anni.
Percy veniva da Southampton, e tutti quelli che
venivano da Southampton prima o poi diventavano marinai. Percy avrebbe voluto
fare il cameriere – anzi, per la verità avrebbe voluto prima o poi avere un
piccolo ristorante tutto suo. Per aprire un ristorante, questo Percy lo sapeva,
bisogna avere abbastanza quattrini e abbastanza esperienza. Di norma, si
comincia facendo il cameriere: così si impara il mestiere e si mettono da parte
i soldi. Questo Percy l’aveva ben chiaro. Siccome però lui veniva da
Southampton, e quelli di Southampton finiscono sempre su una nave, Percy si
impiegò come cameriere su un transatlantico. Avrebbe prima o poi trovato un
impiego in qualche ristorante normale, anziché galleggiante: di questo Percy
non dubitava. Nel frattempo, tuttavia, non gli dispiaceva girare un po’ il
mondo. D’altra parte, l’importante per Percy era imparare bene il mestiere e
risparmiare i soldi necessari a mettersi in proprio. Sul Titanic Percy
si trovava bene: era il suo terzo ingaggio su un grande transatlantico e sapeva
come muoversi. Soprattutto, aveva imparato a conoscere i desideri dei
passeggeri: e per un cameriere – Percy l’aveva capito subito – sapere che cosa
frulla in testa ai clienti è la cosa più importante. Era un ragazzo sveglio e
imparava in fretta, Percy. La paga, poi, era buona. E la nave era una meraviglia:
lavorare sul Titanic era come lavorare in un grande albergo, o nel
migliore ristorante di Londra. Le mance erano generose, e alla fine della
giornata Percy se ne andava a dormire soddisfatto. Era un ragazzo volenteroso e
robusto. Il suo corpo non fu mai recuperato.
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