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Aloisia Haas, terza classe, 24 anni.
Una ragazza svizzera che scompare in mare, vittima di uno dei
più grandi naufragi della storia, e che sui documenti della nave è registrata
insieme ad una coppia, gli Arnold, anch’essi svizzeri, anch’essi inghiottiti
dall’oceano, e che prima di imbarcarsi per un paio d’anni ha fatto la
cameriera, in Svizzera naturalmente, una ragazza così è destinata a passare
alla storia come la cameriera dei signori Arnold, come la giovane e volenterosa
cameriera che per un capriccio del destino segue i padroni fino in fondo al
mare. Si chiamava Aloisia Haas, aveva ventiquattr’anni, era nata ad Altdorf, e
non era la cameriera di Josef e Josephine Arnold. Più semplicemente, era la cugina
di Josef. E in America non ci andava per accompagnare, né per servire: in
America Aloisia Haas ci voleva andare per sposarsi. Ci sono delle lettere,
prima di quel viaggio; e c’è una fotografia. Si erano conosciuti grazie ad un
annuncio su un giornale – l’annuncio l’aveva messo lei, che in Svizzera si
sentiva un poco mancare l’aria e amava scrivere e soprattutto amava galoppare
con la fantasia – e avevano cominciato a raccontarsi la loro vita e i loro
sogni. Lui era americano, era giovane, e sembrava una persona per bene. Lei
almeno ne era convinta: tanto convinta da decidere di attraversare l’oceano per
unirsi a lui. La nave era dunque il ponte che univa la fantasia di Aloisia alla
sua nuova realtà, alla realtà che la sua fantasia aveva pezzo dopo pezzo costruito.
Aloisia era felice. Di lui invece sappiamo poco e nulla; ma non è escluso –
così è la vita, del resto – che abbia continuato a rispondere agli annunci
delle ragazze.
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