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Maria Baclini visse tutta la sua vita a New York; a
Brooklyn, per essere precisi. Suo padre era emigrato dal Libano quando lei era
appena nata, o forse neppure; lo raggiunse, con la madre e le sorelle, che
aveva due anni. Non tornò mai più in Libano, e fu come se non ci fosse mai
stata. Per un periodo, da ragazza, lavorò in un piccolo negozio di frutta e
verdura. Il padrone era libanese ed era un buon amico del padre. Poi si sposò,
e continuò per qualche anno a lavorare nel negozio. Il marito, che era figlio
di una cuoca, aprì un ristorante; non proprio un ristorante, all’inizio: era un
take away piccolo e non troppo pulito, senza una gran scelta di cibi e
senza licenza per gli alcolici. Gli affari però non andavano male, e nel giro
di qualche anno – Maria nel frattempo aveva avuto due figli – il take away
divenne un vero e proprio ristorante. Maria lavorava in cucina e qualche volta
serviva ai tavoli. I clienti non mancavano. Maria e il marito lasciarono
l’appartamento che avevano preso in affitto quando s’erano sposati e
comperarono una casetta col giardino. Era molto piccola, e anche il giardino
era molto piccolo: Maria lo trasformò in un orto. La notte, quando tornavano a
casa, erano troppo stanchi per parlare e sprofondavano subito in un sonno senza
sogni. Nel giorno di chiusura del ristorante, però, Maria curava l’orto e
rassettava la casa e suo marito l’aiutava e aggiustava quel che c’era da
aggiustare. Era una brava persona. I bambini avevano nomi americani e
crescevano robusti. Frequentavano la scuola con profitto e presto cominciarono
a lavorare. Né a loro, né a suo marito Maria parlò mai del Titanic.
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