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Il corpo arrivò a Liverpool il 12 maggio, sull’Arabic.
Al porto c’era una carrozza ad attenderlo. Lo portarono a Colne, fra le colline
del Lancashire, dove Wallace Henry Hartley, l’uomo che aveva diretto
l’orchestrina del Titanic fino all’ultimo istante, era nato trentatré
anni prima. Il suo fu probabilmente il funerale più bello che si sia mai visto
in quella dolce regione dell’Inghilterra. Era la mattina del 18 maggio. Sette
orchestre accompagnavano la bara di palissandro portata a spalla per le
stradine medievali di Colne. Dietro la bara, il sindaco e tutto il Consiglio
comunale, le autorità della contea, gli infermieri e i medici dell’ospedale
provinciale, i poliziotti, tutto quanto il paese – e musicisti da ogni parte
d’Inghilterra. Il corteo funebre era lungo più di mezzo miglio. Le orchestre
suonavano senza interruzione, e lungo il percorso una folla enorme si accalcava
per portare a Hartley l’ultimo saluto – tra la folla, gli scialli di seta
grezza delle mugnaie e le tute blu dei minatori. Tutti i negozi erano chiusi, e
così le scuole e gli uffici. Colne rendeva l’estremo omaggio al suo eroe, e lo
rendeva a tempo di musica. Quando la processione raggiunse il cimitero,
inerpicato sopra una ripida collina, ci fu un lungo attimo di silenzio. La bara
di palissandro fu calata lentamente nella tomba. Il pastore – Hartley era
metodista – recitò un salmo. Poi, d’improvviso, dodici boy scout alzarono
dodici trombe al cielo e cominciarono a suonare The Last Post, e prima
la musica era quasi impercettibile e poi diventò più forte, sempre più forte,
fino a che tutto il Lancashire risuonò di quella musica suonata da tutte le
orchestre del mondo.
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