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Lucile Polk Carter, prima classe, 36 anni.
Non si può dire che il matrimonio fra Lucile Polk e
William Carter fosse dei più riusciti. Tanto per cominciare, dormivano in
cabine separate. Quando la nave colpì l’iceberg, William entrò nella cabina
della moglie e bruscamente le disse: “Alzati e vestiti, e vesti anche i
bambini”. Dopodiché scomparve. Lucile lo rivide soltanto il giorno dopo, a
bordo del Carpathia, mentre osservava l’oceano poggiato alla balaustra
del ponte. “Ho avuto un’ottima colazione davvero”, le disse il marito. Poi
aggiunse: “Sinceramente non avrei mai pensato che ce l’avresti fatta”.
William, quando due anni dopo la moglie chiese il divorzio, negò questo
episodio: che però piacque molto ai giornali. Che il naufragio del Titanic
potesse diventare anche una causa di divorzio era in effetti una notizia
prelibata. Ad ogni modo, i giudici accolsero la richiesta di Lucile. La
signora, un poco appesantita dagli anni ma ancora piacente, si risposò con
George Brooke e visse una vita anonima e tranquilla. Non parlò mai più di
quell’episodio, anche se amava raccontare alle amiche gli sfarzi e i lussi di
quel lontano viaggio inaugurale. Amava la vita mondana e non disprezzava il
cinismo che normalmente l’accompagna. Probabilmente si dimenticò della battuta
che il marito le rivolse quella mattina,sul Carpathia: ma, soprattutto
negli ultimi anni, ringraziò il destino per le eccezionali circostanze che le
aveva riservato. Senza quel naufragio, probabilmente non avrebbe mai deciso di
divorziare: questo almeno era il suo convincimento. Del resto, di tutto il
resto a Lucile Polk importava tutto sommato poco.
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